69. San Potter, oppure no?

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Harry aveva accompagnato la sua migliore amica in infermeria insieme a Malfoy. I due erano così stravolti e preoccupati lʼuno per lʼaltra che il suo morale, già basso, era sceso ancora di più. Inoltre, non riusciva a non pensare alla sua ragazza... beh, più o meno. Aveva sperato che quel San Valentino sarebbe stato decisivo, per loro due! Aveva progettato tutto... e perfino conquistato quel maledetto premio alato che tanto voleva per lei! Alla fine, però, non era riuscito a dare il boccino ad Ametista. Anzi, in tutto quel trambusto, neanche lʼaveva rivista. Che San Valentino del bubotubero! Dopo aver accompagnato i due fidanzatini, era tornato al campo da Quidditch per sistemare alcune cose e farsi una doccia. Il campo era deserto e faceva molto freddo. Una volta dentro gli spogliatoi, si diresse alle docce e unʼidea poco convenzionale si instaurò nella sua mente di diciottenne.

«Wencky?»

Un sonoro pop evidenziò lʼarrivo della piccola elfa. «Il signorino Harry Potter ha chiamato Wencky?»

«Sì, potresti, per favore chiamare la signorina Nott e farla venire qui da me?»

«Certo signorino, Wencky va subito a cercarla!»

Harry si tolse il mantello lanciandolo sul mucchio di attrezzatura da quidditch, messo alla rinfusa su una delle panche. Aveva il boccino in una delle tasche della divisa da gioco. I capelli, bagnati di sudore, erano ancora più in disordine di quanto non fossero solitamente. Si tolse la divisa umida e senza riflettere si infilò sotto il getto dellʼacqua calda. Di certo Ametista non sarebbe arrivata subito e lui aveva bisogno di riordinare le idee ed essere un poʼ più decente, prima di incontrarla.

«Harry? Sei qui?»

«Miseriaccia!» imprecò nel modo tipico di Ron. «Aspetta, Tista, sono nella doccia, io...Faccio presto, scusa!»

«Oh!» ma la ragazza era già entrata nello spogliatoio e, alla vista del corpo nudo del grifondoro, era arrossita allʼistante. «Pardonne-moi, io... Tu... Aspetto, fuori, qui, cioè, dietro la porta. Je suis désolé!»

«Ma no, Tista, è colpa mia, non pensavo arrivassi subito!» disse Harry, voltandosi di tre quarti, non sapeva cosa fosse peggio, se mostrare il davanti o il dietro. Era completamente nel pallone, che enorme figura da grifonpollo! Malfoy avrebbe riso per anni, no, per secoli. E Nott lʼavrebbe ucciso, non con una maledizione senza perdono, ma alla babbana. E lentamente!

«Mi potresti allungare un asciugamano?» disse il moro chiudendo il rubinetto dellʼacqua.

«Mais oui... E comunque sei bellissimo! Non dovresti imbarazzarti.»

Harry sgranò gli occhi dalla sorpresa. La ragazza era sì arrossita, ma evidentemente le piaceva quello che vedeva. Deglutì a vuoto un paio di volte. Tista, sempre con il viso rosso come una mela, si era avvicinata alla pila di asciugamani. La mano le tremava leggermente, ma la vide afferrare un telo e avvicinarsi, senza abbassare mai lo sguardo.

«Posso?»

«Ce... Certo» il cuore del ragazzo andava a mille, e anche qualcosʼaltro nel basso ventre iniziava a prestare interesse alla situazione attuale.

Tista aprì il telo, gli si avvicinò appena a un passo e cominciò ad asciugarlo, passando lentamente la spugna sulle sue spalle. Harry sentì il sangue alla testa, il modo in cui lo stava toccando era così sconvolgente che avrebbe voluto... avrebbe voluto non essere così dannatamente imbranato! Con lʼunico briciolo di coraggio che riuscì a racimolare, le prese la mano, dolcemente e, con lʼaltro braccio, la attirò contro il suo corpo, ancora nudo e mezzo gocciolante.

«Harry...» Ametista era trasalita e il ragazzo pensò di aver frainteso tutto. Non sarebbe stata una sorpresa, non era mai stato bravo in certe cose!

La profezia dei fondatoriDonde viven las historias. Descúbrelo ahora