95. Tutti i nodi vengono al pettine

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Simon era salito come una furia al piano di sopra. Quei ridicoli ragazzini erano arrivati fin lì? Era assurdo che ci fossero riusciti, doveva essere stata pura fortuna. Ma sarebbe stato l'ultimo istante propizio delle loro stupide vite. Sciocchi, erano degli sciocchi se pensavano di fermarlo e lui li avrebbe schiacciati. Non sapevano chi si erano messi contro! Avrebbe scatenato contro di loro una magia che non sapevano padroneggiare, quella naturale che sua zia stava studiando; a qualcosa erano serviti i babbani, nella sua breve vita!

Una volta di sopra, però, dalla porta spalancata vide l'impensabile. Un ragazzo bruno, a piedi scalzi, stava richiamando dal terreno le forze di madre natura e giovani streghe - ne vedeva solo una ma, a giudicare dal rito compiuto, dovevano essere almeno quattro - alimentavano con la loro energia un gigantesco patronus, che si stagliava sopra la sua testa, argenteo e molto luminoso. Ma come potevano conoscere quella magia, come? Era necessario uccidere il ragazzo, era evidente che fosse quello esperto, il fulcro del rito.

«Avada keda...» stava per pronunciare senza esitazione.

«Expelliarmus

E solo allora si accorse dei due rossi e di Harry Potter. Cosa ci faceva quel dannato salvatore in giro? E di nuovo quell'irritante professore, aveva forse deciso di ergersi a paladino della giustizia? Diavolo, erano troppi. Non poteva smaterializzarsi, il patronus gliel'avrebbe impedito. Poteva prendere la bionda, sembrava assorbita dal patronus gigante. Si nascose dietro un mobile. Gli avrebbe fatto da scudo.

«Vieni fuori River.»

«Oppure puoi tornare dentro» la voce di Ron suonava sinistra. Lui, assieme a Malfoy, Beatrice e il signor Nott erano usciti dalla stessa finestra da cui erano entrati poco prima i due ragazzi. Madeleine li seguiva, legata, con il capo chino. Gli occhi di tutti conversero sul corpo di Suzette, abbandonato in braccio a Ron.

«Protego» disse rapido Harry all'indirizzo dei nuovi arrivati, anche se dubitava che River potesse far loro qualche cosa con la protezione evocata da Krum.

Ron depositò con delicatezza il corpo della sua ex fidanzata a terra. «Lasciatelo a me è una questione fra noi due.»

«River» gridò con tutto il fiato che aveva, non c'era tempo per le lacrime. Ron l'aveva amata; sì, era stato uno sciocco, si era fatto usare. Di certo lei non sentiva gli stessi sentimenti, forse l'aveva anche tradito. Se l'avesse incontrata le avrebbe urlato contro la sua delusione, si aspettava questo confronto, quasi lo bramava. Ma lui l'aveva uccisa. Doveva pagare.

«Ron, ti prego, non fare sciocchezze» urlò George. Non poteva pensare di perdere un altro fratello.

«Weasley» la voce di River giunse distorta «che piacere vederti! Finalmente ci incontriamo, adesso che sai. È stato divertente, per me, molto. Suzy non era male a letto, dopo tutto, e con te è stata brava. Peccato essere stato costretto a ucciderla!»

«Bastardo» scattò Charlie. Ron fece un passo avanti, furibondo.

«E chi è quest'altro, simpatico, Weasley? Quale rosso sei? Quello che si sporca le mani di sterco di Porlock in quella scuola idiota? Oh sì, quello che ho quasi ucciso a Hogsmeade... Peccato non esserci riuscito. Hai ringraziato la biondina? Perché, se non l'hai fatto, me ne occuperò io, dopo averti ucciso.»

Charlie digrignò i denti, stringendo più saldamente la bacchetta in pugno.

Intanto Ivàn aveva smesso di recitare il rito magico. «Adesso! Lasciate andare, ragazze!» gridò e tutte e quattro smisero di evocare i loro patroni. L'entità scintillante sopra le loro teste fluttuò decisa fino alla casa e la avvolse in un abbraccio, facendo sgretolare i mattoni come polvere di stelle. River rimase scoperto al centro della radura, circondato. Provò a smaterializzarsi subito, ma invano.

La profezia dei fondatoriWhere stories live. Discover now