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«... Come dice? Questa sera niente consegne?», sbraito inorridita contro il cellulare. Che cavolo di novità è? «Che co...? Sì-sì, ma... Noo, è che non sono sicura di aver capito», cerco di spiegare. Dev’esserci qualche problema alle linee perché la voce dall’altra parte è un misto tra satana agli inferi e Calimero.
«Questa sera niente consegne, ma solo asporto», ripeto ironica. Perfetto! Pare che il maltempo abbia messo in ginocchio il servizio delivery. Ma quando è successo? Tutt’oggi c’era un sole che spaccava le pietre!
«Vada per il ritiro in loco, allora...».
L’idea di infilare una tuta al posto del pigiamone a pinguino mi manda fuori di testa, ma non mi abbatto: «Mi farebbe un’audace, per favore? Con doppia mozzarella, magari...». Aria sta girovagando davanti alla porta d’ingresso. Sembra avere intuito che presto usciremo per un giretto in macchina, mica a piedi. «Sì, per le otto e un quarto va bene. A dopo, allora», concludo sfinita, ma non sconfitta.
«Vediamo chi avrà la meglio stasera!?», ripeto a me stessa esultando con il cellulare in mano, tipo torcia olimpica. «Be positive and be happy!», cerco di motivarmi. «Work hard and don’t give up hope, Giuly!».
«Wof!», sembra rispondermi Aria, ancora fissa sulla soglia del portone. È molto guardinga. Ora che la pizza è ordinata e sono concentrata solo su di lei ho capito perché se ne sta lì davanti con quell’attitudine da diva isterica.
«Sembri proprio la zia Emma», dico tra i denti. La sua non era eccitazione, ma inquietudine.
Dopo l’alarm clock del cellulare e i colpi insistenti di clacson tipo “Napoli quando il semaforo è verde”, lo sbattere delle imposte percosse dal vento è uno di quei rumori che la rende particolarmente nervosa. Ed è proprio questo il caso. Vai a spiegarle che nessuno sta cercando di attentare alla nostra vita. Che è tutto a posto. Ma Arietta è anche questa: si può solo aspettare che faccia di nuovo sereno e che torni a essere il cane schivo di sempre. Tutto qua.
«Wof-wof!», insiste zampettando sul posto e ringhiando un po’.
«Ora arrivo...», rispondo laconica. Un piede alla volta infilo a tentoni le babbucce da big foot e raggiungo la finestra subito accanto alla porta. Scosto la tendina e passo una mano sul vetro gelido.
«Porca di quella miseria, sta arrivando davvero una bufera?!», mi allarmo con voce strozzata. «Non è possibile! Cioè, be positive è morto ammazzato: questa è una specie di congiura!».
Cercando di contenere lo scazzo, raccolgo Aria dal pavimento e, con passo spedito, decido che il camino scoppiettante diventerà subito il nostro nuovo punto focale, tanto per cercare di smorzare quel senso di samba che al momento si è impossessato dei miei piedi.
«Unchained Melody! Cerchiamo Unchained Melody!», mi esalto scorrendo la playlist sul cellulare. Tutto con una mano, ovviamente. È una canzone che mi mette sempre di buonumore, e poi mi riporta a un sacco di ricordi. «Così ci facciamo un balletto romantico, eh? Lasciamo passare un’oretta e poi andiamo a prendere la pizza!».
Costi quel che costi, io e il mio cane la conquisteremo col sudore questa dannata serata di relax. Fanculo allo scaldabagno, alle spese impreviste in generale e alla bufera che cerca di boicottar...
Un boato terrificante ha fatto tremare tutta la casa e il contatore della luce è scattato con uno schiocco acuto: io e Aria siamo rimaste al buio.

PATRICK-DESTINAZIONE PARADISONơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ