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«No, Aria, non puoi infilarci il muso dentro. Cerca di comportarti da signorina educata, tra cinque minuti siamo a casa».
Io la capisco, poveretta. Anche il mio stomaco emette un gorgoglio di disapprovazione. Il veterinario può farla semplice quanto vuole e minacciarmi, se crede, ma nel momento in cui si sceglie di condividere l’esistenza con qualcuno – uomo o animale poco importa – poi risulta complicato trovarsi a gestire certe situazioni. Talvolta bisogna scendere a compromessi, credo. Perciò, che ci provasse lui a stare impassibile davanti a qualcosa che fa gola. Mettiamo anche si tratti di una bella donna nuda. Ecco, per Aria la pizza al salame è quella roba lì: un irresistibile, sensuale bocconcino da consumare quanto prima. Non gliene farei troppo una colpa, alla fine.
«Ehi, lì davanti!». Rintronata dal profumo che pervade l’abitacolo e dalla radio gracchiante, rimasta accesa per tutto il tempo, non mi ero resa conto di andare a quaranta all’ora. E tutto a causa di un vecchio Pandino bianco, probabilmente l’ultimo esemplare in tutta Bologna e provincia, e non sembra intenzionato ad accelerare. Suono il clacson.
«Guarda che non è la passeggiata ecologica!». Mi sporgo per tentare di superarla, sbuffando di rabbia, ma passare oltre sembra un’impresa impossibile. E poi sul lato di strada opposto al mio il traffico è troppo intenso. «Ma perché? Lo capirei se fossimo in mezzo a una bufe-».
Non faccio in tempo a terminare la parola bufera che una secchiata d’acqua di proporzioni bibliche si rovescia dal nulla sul cruscotto. «Cazzo, però. Ci mancava!».
I tergicristalli partono in automatico a spazzolare mentre io mi avvicino con la faccia al volante in preda a un attacco di talpite. Sarà che è notte; aggiungiamoci pure che madre natura sta riversando le sue ire su di me come fossi la peggiore delle peccatrici, riducendo quasi a zero la visibilità; facciamo anche che le luci lungo la strada cominciano a spegnersi una in fila all’altra, e le condizioni per finire in un canale sussistono tutte. Mi consola che siamo riuscite a imboccare la via di casa, o la serata avrebbe preso una piega irrimediabile, temo.
«Wof!», si fa sentire anche lei. Ma non posso distrarmi. La situazione è piuttosto inquietante. Gli alberi lungo il viale sono piegati pericolosamente, il vento ulula e il terreno si è macchiato di pozze d’acqua che riflettono la luce in modo fastidioso.
A proposito, mi ero promessa di non imprecare per l’ennesima volta contro quelli del Comune, ma visto il disagio domani mi sentono!
Il furgone trotterella nonostante tutto dritto verso la nostra meta, senza arrancare. Posso quasi vedere lo spiazzo che precede casa e tiro un sospiro di sollievo.
«Dai-dai-dai». Prendo a saltellare sul sedile, come se il gesto potesse accelerare il nostro arrivo. Giunte ormai al capolinea mi concedo per un secondo di rivolgermi ad Aria. Sorrido perché se non è già entrata nel panico è solo per merito della pizza, che l’ha tenuta concentrata – o distratta? – per tutto il tragitto. Non si è nemmeno agitata per il clacson di prima, perciò tutto bene.
«Ehi!». Torno di nuovo sull’attenti. Uno scroscio d’acqua più violento si è abbattuto su una fiancata, facendomi perdere la traiettoria. Raddrizzo il volante e aggiusto subito il tiro.
«Wof-wof!».
Mancano forse cinquanta metri alla meta quando la coda dell’occhio mi avverte che la pizza è scivolata, dal cruscotto, dritta sul cane.
«Aria, non lo fare!». Mi sporgo bruscamente per cercare di raccattarla prima che le finisca sotto i denti, ma a un tratto un lampione comincia prima a schizzare scintille quanto le stelle di capodanno, poi a ondeggiare pericolosamente.
«Oddio, ci cade addosso?».
Vedo un bagliore accecante scagliarsi su di noi come un meteorite, subito dopo un tonfo e più nulla.
La corsa del furgone si è arrestata di colpo, così come la mia testa sul volante.

PATRICK-DESTINAZIONE PARADISOWhere stories live. Discover now