Nives
Era un pomeriggio ventoso per tenere le finestre aperte ma giornata calda per non spalancarle. Quindi le aprii e me ne andai in cucina dove mi aspettava il mio tè sul tavolo pronto per essere bevuto. Mentre sorseggiavo quella bevanda calda il mio sguardo era fisso su dei fogli con delle informazioni sopra. Feci uscire un lamento dalla mia bocca. Odiavo quando le cose non mi tornavano ma soprattutto quando non riuscivo a risolverle. Suonarono al campanello così senza staccarmi dal mio amato tè che tenevo ancora in mano andai ad aprire la porta.
"Amica mia!" -esclamò Emma sorridendomi mentre allargava le braccia.
"Emma mi sei mancata." -poggiai la tazza sul mobile prima di fiondarmi tra le sue braccia così familiari e protettive.
Non ci vedevamo da alcuni giorni per colpa dei nostri lavori. Era il periodo in cui faceva i colloqui pomeridiani con i genitori dei bambini della sua classe. Io invece da quando facevo parte di uno dei giornali più importanti di Parigi ero sommersa di lavoro fino al collo.
"Vuoi del tè? L'ho appena preparato." -mi staccai prendendo nuovamente la tazza dove l'avevo lasciata per fargliela notare.
"Volentieri, amo il modo in cui lo fai." -ammise con dolcezza andando diretta in cucina.
Emma lasciò la bustina nell'acqua calda aggiungendo il limone e lo zucchero. Per le persone da fuori potevano essere azioni normali ma sia io che lei quando ci trovavamo nelle nostre case ci sentivamo libere di aprire il frigorifero per mangiare, andare in bagno insieme, dormire nello stesso letto, stare stravaccate sul divano. Non di rado Emma o io uscivamo dal bagno con il turbante in testa e con il corpo completamente nudo. Non potevo di certo definirla un'amica, lei è semplicemente la sorella che non ho mai potuto avere. Complice nelle bugie, nelle verità dolci e amare. Unite nello scherzo, nella gioia e nella sofferenza. Indissolubili contro il tempo e le persone invidiose. Sapeva tutto di me, sapevo tutto di lei. Ogni mio lato del carattere era scoperto sotto il suo sguardo e così anche il mio corpo. L'avevo conosciuta in un parco e da lì nonostante amicizie diverse siamo sempre stata l'una il fianco dell'altra. Non potevo immaginare una vita senza Emma ed ero certa che nemmeno lei ne sarebbe stata preparata.
Iniziò a bere ciò che aveva preparato quando il suo occhio cadde sui fogli sparsi sul tavolo. Posò la tazza e si sedette su una delle sedie disponibili. Prese un foglio dopo l'altro tra le mani in silenzio per capire di cosa si trattasse. Scrutavo il suo volto privo di espressione mentre mordevo il labbro inferiore per scacciare l'ansia che quel silenzio mi provocava. Scelsi di sedermi per provare a calmarmi, posai i gomiti sul tavolo.
"Nives che speri di ottenere?" -mi interrogò accigliata posando i fogli sul tavolo.
"La verità." -riferii innocentemente.
"Ci risiamo." -sbuffò esasperata portandosi la tazza a contatto con le labbra.
"Che cosa intendi?" -chiesi facendo finta di niente ma già sapendo la sua risposta.
"Mischi il lavoro con la vita privata." -disse sincera sorridendomi debolmente.
"Non è mai successo." -alzai gli occhi verso il soffitto negando l'evidenza.
"Una settimana fa mi hai chiamata nel cuore della notte perché avevi fatto un'intervista in un centro di malati mentali. Ti eri convinta che tu madre fosse nuovamente depressa." -prese a parlare assottigliando gli occhi in due fessure.
"Non me lo ricordo." -misi le mani avanti facendo l'indifferente.
"Due giorni fa mi hai messaggiata all'alba perché pensavi che il cane che sta a casa con tua madre facesse la stessa fine di quello del signore che hai intervistato e che hanno avvelenato." -mi guardò esasperata.
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La campana di vetro
ChickLitNives è un nome latino che significa neve. Adam deriva dal nome Adamo. Due vite parallele ma diverse. Neve e fuoco che insieme creano una perfetta armonia. In una Parigi che invece di essere la città degli innamorati è la città del caos.