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  Alla mia Emma,  safe place.


Nives

Il cellulare iniziò a vibrare senza lasciarmi il tempo di svegliarmi completamente. Sbadigliai assonnata stropicciando gli occhi con la testa che spuntava da sotto il piumone morbido. Solo il mio braccio uscì scoordinato da quel calore. Con la mano afferrai l'aggeggio di tortura e me lo portai vicino al viso.

C'erano due messaggi inviati da due persone diverse ma nello stesso istante.

Il primo era di papà: 

Dobbiamo parlare.

Il secondo:

Sei tu quella che ho baciato ieri sera? A.

Non appena Emma si svegliò prese a stiracchiarsi i muscoli.

Alzò il busto velocemente e potei giurare che avesse stampato in faccia uno sguardo confuso.

"L'hai baciato!" -urlò a squarciagola mentre teneva gli occhi increduli contro il mio blocco schermo.

"Ma chi? Io?" -chiesi cauta guardandola di sfuggita indicandomi con l'indice della mano libera.

"Adesso tu parli." -concluse ferma riprendendo fiato e controllo.

Digitai nel messaggio ciò che dovevo scrivergli. Notai che non lo avevo ancora salvato in nessun modo. Ma era meglio così almeno la mia testolina si sarebbe convinta che non facesse parte della mia vita.

Per un attimo esatto mi persi a contemplare quelle pareti di rosa confetto così familiari e uniche.

Posai il telefono sul comodino e mi misi con la testa e il corpo sotto la coperta lilla, la mia amica mi seguì in silenzio.

"Niv." -sussurrò eccitata Emma pregandomi di dare voce ai miei pensieri.

"Anche se l'avessi fatto.. ma ti parlo in un universo parallelo, cosa cambierebbe?" -minimizzai in appena dei sussurri.

"Quindi l'hai baciato." -confermò sbattendo ripetutamente gli occhi.

"Cosa te lo fa credere?" -abbassai lo sguardo arricciando le labbra.

"L'hai appena detto." -alzò un sopracciglio che accompagnò con un sorriso luminoso.

"Sei una brutta volpe." -constatai a mezz'aria borbottando.

"Non sono stata io, ha preso lui l'iniziativa." -aggiunsi nervosamente salvandomi in estremis.

"Ma tu ci sei stata." -continuò imperterrita soffocando dei risolini.

"Ero ubriaca." -fulminai con lo sguardò il suo viso ancora assonnato. La mia bocca era serrata e impassibile.

"Che coincidenza! Lo eravamo tutti!" -alluse alla sua di situazione per prendermi in giro e per farmi svuotare il sacco una volta per tutte.

Il suo volto rotondo si era completamente colorato di un lieve rossore segno che da lì a poco non sarebbe più riuscita a trattenersi.

La sua bocca intonò una melodia che riecheggiò contro i muri della stanza. Una risata piena, pura e genuina.

"Ci sono riuscita, Niv." -ammise con un pizzico di serietà tra una pausa e l'altra d'immensa gioia.

"A fare cosa?" -chiesi innocente e confusa mentre a stento trattenevo la risata.

La campana di vetroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora