Acqua Cheta

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Eren aveva chiesto scritto un messaggio sul gruppo con lui e Mikasa per chiedere ad entrambi di uscire a prendere un caffè. Aveva dovuto reprimere un brivido per poi rileggere quelle poche parole, prive di emoji, più e più volte, prima di inviare una risposta affermativa. "Ti porti dietro anche il tuo nuovo migliore amico?" scrisse, e poi cancellò immediatamente. Già presagiva guai, non sarebbe servito a nulla scuotere ulteriormente le acque in previsione dell'uragano che sarebbe arrivato di lì a poco. Perché sarebbe arrivato e difficilmente i suoi presentimenti si rivelavano fallaci. Eren aveva smesso di scrivere in quella chat subito dopo il loro litigio e aveva persistito con quel comportamento anche dopo i dovuti chiarimenti. Ed ora eccolo lì, che dopo mesi di inattività, prendeva l'iniziativa e proponeva di vedersi al solito bar: strano, sospetto. Fu in quel preciso istante che Armin comprese di non avere più alcuna certezza tra le mani. Aveva pensato che tutto si stesse ricollocando, con la dovuta lentezza, al dovuto posto. Era bastato un nonnulla affinché il castello in aria che stava faticosamente ricostruendo subisse una nuova frana. Adesso c'era solo da aspettare per capire quanto ingente fosse il danno e quanto sforzo gli sarebbe servito per ricominciare. E poi ricominciare ancora. 

Da Mikasa:

Successo qualcosa?

Finanche lei c'era arrivata. Lei che in più occasioni aveva additato Armin come paranoico. E se la situazione era quella, come avrebbe potuto starsene tranquillo e non preoccuparsi? Impensabile.

Da Eren:

Ve ne parlo di persona.

Arrivò sul luogo dell'incontro puntuale e trovò Eren già seduto al solito tavolo. C'aveva provato a dirsi che le sue altro non fossero che paure senza fondamenta, che non ci fosse nulla che non andava... ma Eren puntuale? In un contesto differente avrebbe superato ogni più rosea aspettativa. In quel caso invece, se si trovava lì in anticipo rispetto all'ora stabilita, poteva significare unicamente una cosa: era ansioso, impaziente di parlare con loro. L'ennesima conferma del fatto che quella non fosse una semplice uscita tra amici, quanto più un incontro che avrebbe decretato qualcosa di importante. Adesso doveva solo stare a guardare, sorbire passivamente quello che pareva un Eren Jaeger completamente diverso da quello che aveva riempito la sua infanzia e, al tempo stesso, in qualche modo, la medesima persona. Lo rivoleva indietro e più quel desiderio si radicalizzava, più le sue mani si ungevano di sapone, facendoselo scivolare di giorno in giorno sempre di più. Eren stava crescendo e più andava avanti meno posto per Armin c'era nel suo cuore. Come avrebbe potuto accettare un fatto simile senza aprir bocca?

«Hey!» Eren gli fece cenno con la mano, sfilandosi gli auricolari e invitandolo ad essere raggiunto con un sorriso stampato in viso. Perché non poteva essere tutto come in quel singolo frangente? Perché diveniva sempre più difficile essere fonte di serenità per l'altro?

Era lui quello in torto, dall'esterno il verdetto era semplice e a poco serviva provare a palesare il movente delle sue azioni. La sua era paura e proprio quest'ultima, infima bestia, generava rabbia e rancore. Perché Eren non lo vedeva? Perché Eren non lo capiva? Qualche anno prima sarebbe stato diverso.

Gli si sedette di fronte, squadrandolo per un istante. Nulla di appariscente, solo capelli spettinati, t-shirt anonima e scolorita dall'usura e jeans consumati al livello delle ginocchia. Ovvio. Non era lì per rimorchiare. Come se ad Eren servisse agghindarsi per attirare l'attenzione altrui. Si era abituato, col tempo, all'insindacabile verità che essere amico di Eren Jaeger significasse vivere nella sua ombra. Non che gli fosse mai dispiaciuto, il punto focale era sempre rimasto quello di stargli vicino. Non lo faceva di proposito, probabilmente nemmeno se ne rendeva conto. Bastava fare un tuffo nella sua vita per venirne travolti fino a divenire dipendenti da quello che era un maremoto continuo. Perché Eren era quello bello, Eren era quello creativo, Eren era quello spigliato, Eren era quello stratificato che andava conosciuto lentamente e con estrema pazienza. Si concedeva un po' per volta, dosava in pillole quanto dare al prossimo e, in men che non si dicesse, si passava dal reputarlo insopportabile al considerarlo una delle migliori persone sulla terra. Con Jean era iniziata in quel modo. Ancora ricordava quanto battibeccassero i primi tempi e, con immenso dolore, aveva impressi anche i momenti in cui le frecciatine maligne cominciarono a trasformarsi in battutine, sempre più affettuose. Con Ackerman invece non era stato graduale e lì la sua angoscia cresceva in maniera esponenziale. Eren era passato dall'odiarlo al venerarlo, dal rivolgersi a lui con un grugno e chiamandolo per cognome, al sorridergli smaliziatamente con il suo nome perennemente sulle labbra. Quando era successo? Perché era successo? E lui dove diamine era? Possibile che fosse accaduto sotto i suoi occhi senza che se ne rendesse conto? Ed era proprio tutto quel mistero che lo tormentava. Perché a Jean si era avvicinato tra un'uscita di gruppo e l'altra, gli occhi di Armin sempre pronti a monitorarli. Non aveva nascosto la sua improvvisa amicizia con Levi Ackerman, quanto più il modus operandi: un rapporto che si era evoluto in sede privata e che pareva essere stato timbrato da Eren come esclusivo. Erano amici loro due e basta, nessuna terza parte di mezzo. E quello avrebbe giustificato anche l'assenza di Levi dalla sua festa di compleanno. Se in un primo momento aveva esultato interiormente, in seguito non aveva fatto altro che rimuginarci: Armin faceva parte degli amici, tutti allo stesso livello, tutti con la medesima quantità d'affetto; Levi si trovava su un gradino differente, un posto tutto suo che non avrebbe potuto condividere con nessun altro. O forse erano anche quelle paranoie... Quando si trattava di Eren, ormai l'aveva capito, non riusciva più a ragionare lucidamente e con obbiettività. Però in classe, qualche mattina prima, li aveva visti. E come avrebbe potuto fare altrimenti? Le mani che si cercavano, gli sguardi d'intesa, i sorrisetti immotivati: avevano isolato, qualunque cosa ci fosse tra loro, in una bolla tanto sottile quanto invalicabile.

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⏰ Última actualización: Jun 14, 2021 ⏰

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