Rimorsi

318 29 37
                                    

Un'intera notte con gli occhi spalancati e nemmeno un briciolo di sonno: ecco cos'erano stati capaci di fargli Eren Jaeger, le sue labbra e le sue mani. Si era girato e rigirato tra le lenzuola, sentendo lo stomaco annodarsi e la temperatura corporea salire, ogni qualvolta provasse a chiudere gli occhi. Le immagini di ciò che era accaduto si erano ripetute come un disco rotto, mettendo ogni volta in evidenza un particolare diverso e maledettamente eccitante: la pressione dei suoi polpastrelli sulla carne, il riverbero soffuso dei suoi gemiti sulla bocca, il perfetto incastro che avevano trovato i loro corpi finanche da vestiti. E puntualmente aveva dovuto disfarsi del piumone, improvvisamente troppo caldo per essere sopportato, e alzarsi per andare in cucina a buttar giù mezzo litro d'acqua fresca, nella speranza di assopire quei picchi d'adrenalina improvvisa. Aveva desiderato quei tocchi, bramato di essere causa indiscussa della dilatazione di quelle pupille nere, ed ora che l'aveva ottenuto, non gli sembrava vero. Forse proprio per quello non era riuscito ad addormentarsi, troppo timoroso che l'alba gli avrebbe portato via ogni barlume di felicità, riducendo il tutto ad uno di quei sogni talmente realistici da sembrare veri.

E forse (anche se in minima parte, doveva ammetterlo), c'era stato anche l'imbarazzo dell'essere stati quasi colti in flagrante dalla madre di Eren, a mantenerlo desto. Lo sguardo che aveva rivolto ad entrambi quella donna, un misto di divertimento e sorpresa, aveva fatto avvampare lui e imprecare l'altro. Aveva evidentemente finto di credere alla forzatissima scusa dello studio (anche perché i capelli in disordine e i vestiti stropicciati erano una prova più che eloquente) per poi inseguire Levi fino alla porta d'ingresso per convincerlo a rimanere per cena. Non erano servite nemmeno le suppliche telepatiche di Eren, se l'era data a gambe ancor prima che queste arrivassero.

«Che diamine hai da sorridere alle sette e trenta di lunedì mattina, Ackerman?» fu quello il buongiorno che gli riservò il suo migliore amico non appena lo vide, scendendo dalla propria bicicletta per condurla a mano nel breve tragitto dal loro incrocio a scuola. L'aria fintamente seccata, tradita dalla curiosità che gli luccicava nelle iridi cerulee.

«Non sto sorridendo.» mentì spudoratamente, mordendosi il labbro inferiore per trattenerlo dal piegarsi verso l'alto. Farlan lo guardò con un sopracciglio inarcato e l'aria scettica e Levi si ritrovò a chiedersi per quale assurdo motivo si ostinasse ancora a mentire all'unica persona capace inquadrarlo a primo sguardo.

«Certo! Quello non è un sorriso. – disse, puntandogli l'indice all'altezza del volto, per poi ruotarlo di pochi gradi verso il basso. – Quello che sbuca dal colletto della tua camicia non è un succhiotto. – e il corvino si portò le mani alla gola, per aggiustare meglio l'indumento nella speranza che non si smuovesse ancora una volta. – Questa non è una bicicletta. – continuò imperterrito, dando una leggera pacca al manubrio e suonando il campanello; dunque allargò le braccia. – E questo non è il pianeta Terra. – Levi sbuffò sonoramente, ricevendo un ghigno derisorio in cambio. – Vuoi che continui? Ho talmente tanta inventiva che potrei andare avanti per ore.» e su quell'ultima affermazione, davvero non aveva alcun dubbio.

«Risparmiamelo, ti prego. – poi Farlan, senza proferire parola alcuna, inclinò la testa di lato, guardandolo con tanto d'occhi e sorriso sornione stampato in volto, impaziente che l'altro lo rendesse partecipe della sua gioia. E Levi ci provò a nascondere l'ennesima risatina con uno sbuffò, addirittura scosse la testa in segno di negazione, prima di tornare a rivolgergli lo sguardo. D'altronde gliel'aveva promesso. – Eren mi ha baciato, ieri sera.» lo sussurrò piano, consapevole di quante orecchie indiscrete, ora che si trovavano nei pressi del complesso scolastico, potessero invadere la sua vita privata e renderla argomento da mensa. Un po' meno entusiasta fu la reazione del suo migliore amico che perse qualsivoglia traccia di ilarità, ritrovandosi con le labbra tirate in una linea dura e le sopracciglia terribilmente aggrottate.

Connected [Ereri/Riren]Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ