49. E non è aumentata solo quella

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Thomas

Quando mi sono alzato (circa un minuto o due fa') ho provato ad afferrare qualcosa con il braccio. Al posto di una ragazzina di un metro e sessanta, capelli lunghi e testa dura, però, ho trovato un cuscino bianco.

Quindi ho alzato le mie chiappone muscolose e mi sono affacciato al bagno. Inutile dire che anche quello era vuoto. In seguito ho sceso le scale, ma soggiorno e atrio sembravano deserti. 

Così eccomi qui, con i capelli dritti e il pigiama indossato per metà, che guardo la sua piccola sagoma intenta a scribacchiare qualcosa sulla penisola in cucina. 

«Lavati e vestiti» ordina senza nemmeno voltarsi. 

«Buongiorno anche a te» mi avvicino stropicciandomi gli occhi e cerco di afferrare il foglio, ma lei se lo tira al petto.

«Sarà la giornata peggiore della tua vita» mi avverte sorridendo. 

«Non puoi aver scelto cose così terribili» roteo gli occhi prima di afferrare una caraffa piena di caffè. 

«Vuoi sfidarmi?» ringhia. 

Alzo le mani e butto giù qualche sorso. Vederla così concentrata e allegra mi tira un po' su di morale (non che fossi giù, prima). 

«Allora, per prima cosa andremo a fare colazione» mi ammonisce prima che mi avventi sui pancake di ieri. «Quindi stai fermo» la guardo storto e sbuffo, per poi tornare appoggiato al tavolo e aspettare che dica qualcosa. 

«Sei carina stamattina» mi lascio sfuggire, guardandola attentamente.

«E ieri non lo ero?» finge di mettere il broncio e si avvicina con le mani incrociate. 

«Certo, ma oggi ho le palle di dirtelo» rispondo e lei si lascia sfuggire un sorriso. Merda, non può fare così già di mattina. Sono certo che quelle siano fossette: rendono le sue guance ancora più carine di quanto non siano già. E poi quelle labbra, Dio. Ci sono momenti in cui penso che potrei strappargliele a morsi, e altri in cui le guardo e ci rivedo quelle di una piccola bambina. In questo momento vorrei solo baciarle. 

«Be', anche tu sei carino stamattina» mormora, ancora più vicina a me.

Incrocia le mani dietro il mio collo, gesto che non riesco ad ignorare. La sento così piccola, ancorata al mio petto, da non poter fare a meno di abbracciarla. Così avvolgo i suoi fianchi con le braccia e la guardo negli occhi. 

Sbatte le ciglia innumerevoli volte e poi fissa il suo sguardo nel mio. 

«Hai un buon odore, sai?» le dico, inspirando il profumo che emana. Sa di cocco e rosa allo stesso tempo. Ha sempre avuto questo odore in realtà, ma non mi aveva mai permesso di avvicinarmi tanto da sentirlo così bene. 

«Tutti questi complimenti a cosa sono dovuti?» domanda sospettosa e si lascia sfuggire una risata. Ricambio, ma aspetto a rispondere. Sono concentrato su di lei, e quella domanda non era così importante da meritare più attenzione di lei.

«Dovremmo prepararci, o per lo meno tu dovresti» si allontana leggermente. 

«Oh, andiamo... rovini il momento, così» metto il broncio. 

«Mi dispiace per il tuo momento, ma oggi decido io» sorride per concludere, ma io non mollo l'osso.

«Neanche un bacetto?» la riavvicino, tirandola per i fianchi. 

«Ti sei rammollito, scimmione» osserva e fa per riallontanarsi ma, senza fare caso a quello che ha detto, mi attacco alle sue labbra. Ne avevo bisogno. 

Il migliore amico di mio fratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora