51. Buon appetito

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Potrei consigliarvi delle canzoni *ehm* freaky, ma le farfalline nello stomaco sono molto soggettive, quindi sceglietene una che vi piace e preparatevi perché sono
sempre più on fire

no scherzo, "play with fire"- 
E' TIPO PERFETTA.

🔴

Cerco nel mazzetto la chiave della porta di casa e la afferro. Thomas continua a stuzzicarmi, mordicchiandomi la spalla e impedendomi di centrare la serratura. «Stai fermo!» lo ammonisco, senza riuscire a placare le risate, dovute al solletico. 

Chiaramente mi ignora e, appena la porta si apre, mi carica sulle sue spalle e la richiude dietro di sé. «Thomas!» grido, mentre mi trascina su per le scale.  «Mettimi giù!» strillo, quando per poco non fa sbattere la mia testa sulla cornice della porta della mia stanza. 

Fa spallucce, scuotendo leggermente il mio corpo, per poi bisbigliare un "Okay" decisamente troppo calmo. 

Mi lascia cadere sul materasso. La mia pelle entra a contatto con il piumone fresco che, a quanto pare, nessuno dei due ha avuto la decenza di rimboccare sotto il materasso. Piccoli dettagli non indispensabili. 

Salta sul letto senza prendere fiato per un secondo. «Non intendevo questo» sorrido e, per mia sfortuna, non riesco ad evitare di arrossire. Spero non se ne sia accorto. Come se non avessi detto nulla, si avvicina. Mi alzo leggermente, mettendomi a sedere. 

«Se non ti dispiace, vorrei rendere Josh fiero di noi» fa un leggero inchino e, dopo aver azzerato la distanza tra i nostri volti, scontra i nostri nasi. 

«Io, ehm.. dovrei farmi una doccia» ammetto, senza riuscire a staccare i miei occhi dai suoi. Qualcosa nelle sue iridi sembra prendere un colore più scuro, ma si riprende subito, illuminandosi. 

«Fantastico» trilla, afferrandomi nuovamente per la vita. Lascio che un urletto fuoriesca dalle mie labbra, ma un sorriso furbo lo batte sul tempo, occupando le mie labbra. La porta del bagno si apre e si richiude in meno di un secondo, senza lasciarmi il tempo di realizzare che sono di nuovo in piedi. 

Si piazza davanti a me con un sorriso sulle labbra. Sfila la felpa da sopra la sua testa, per poi sistemare i capelli arruffati con una mano e tornare a guardarmi. Non sapendo cosa fare, mi limito e guardare il suo corpo. I fianchi stretti sono ancora avvolti dalla tuta color cemento che indossa, mentre i muscoli delle spalle (decisamente più ampie) guizzano sotto la mia analisi attenta. 

Non resisto al pensiero di stare ferma a guardare e sbottono il maglioncino che avevo indossato per il freddo. In realtà è molto sottile, perché sapevo che a tenermi caldo avrebbe pensato qualcun altro. 

«Alexa» dice dopo qualche secondo passato a guardarmi. «Spegni le luci.»

Il mio cuore inizia a prendersi a cazzotti, mentre un brivido percuote la mia spina dorsale. Diamine. Sta per succedere di nuovo, eppure l'ansia è ancora presente. Dovrei sentirmi a mio agio, e lo sono, ma agitazione e adrenalina prendono sempre il sopravvento in momenti come questo. 

Mi avvicino dopo un attento momento di riflessione e mi fiondo sulle sue labbra. Sorride sulle mie, mentre le sue mani avvolgono i miei fianchi, come a volerli tenere in eterno ancorati a lui. Ormai conosco perfettamente il sapore delle sue labbra: è metallico, come il sangue, evidentemente ha il vizio di morderle, come me; e poi c'è la menta, sicuramente dovuta al dentifricio.

Le mie mani entrano a contatto con la pelle ruvida del suo viso, mentre una delle sue scende lungo il mio sedere, per poi afferrarlo e sollevarmi da terra. L'unica luce proviene dai piccoli faretti dello specchio, lasciando nel bagno un leggero bagliore. 

Il migliore amico di mio fratelloWhere stories live. Discover now