25. Piccoli passi

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Attraversiamo il campo schiacciando l'erba sintetica. Resto stretta al suo torace, coperto solo da una maglietta, per di più sudata.

Essendo tardo pomeriggio, mi aspetta un'intera serata agli ordini del rosso. Come Cenerentola con le scarpette, io ho la sua giacca. Stessa cosa vale per la mezzanotte: allo scoccare preciso dello zero potrò fargli la linguaccia per essere sopravvissuta senza troppi danni.

Ancora però, non posso esserne certa.

«Adesso dovrai fare un'altra cosa» afferma fermandosi a metà tra gli spalti e il centro-campo.

«Non mi cambierò anche i pantaloni, Thomas» obbietto inorridita pensando alla scena di me con addosso le sue tute enormi.

«Non sono così perfido» risponde in un leggero sbuffo. «Voglio solo farti una foto».

Odio doverlo ammettere ma, per una volta, Thomas Walsh sta avendo la meglio su di me.

«Perché?»

«Perché non mi capiterà molte altre volte di vederti con quella addosso» il suo ragionamento è sensato. Non capisco però, il motivo per cui voglia vedermi con questa addosso. Di solito si da la propria giacca alle "Ragazze porta-fortuna" e, per quanto mi sembri strano che io possa essere la sua, la partita è già finita. In sostanza, è alquanto inutile farmela indossare ora.

«Ehi!» ci richiama la mia migliore amica. «Venite a festeggiare, piccioncini!» grida ai quattro venti.

«Bethany!» prendo a correre nella sua direzione «NON-CHIAMARCI-"PICCIONCINI"» scandisco con voce strozzata.

«Già, ha ragione lei, questa volta» commenta capelli rossi, dietro di me. «Serve del tempo, prima... non credi, Meggy?» continua.

Ma quale tempo?!

«E a te un cervello» concludo chiudendo il discorso.

Sulla faccia di mio fratello spunta un sorriso furbo. Lo fulmino con lo sguardo sfuggendo agli occhi degli altri due. «Tesoro» bisbiglia alla mia amica. «Lui e Meg devono... fare una cosa... lasciamoli soli...» continuo a fissarlo con gli occhi che brillano dall'istinto omicida.

Passo alla mia amica, supplicandola con lo sguardo di non abbandonarmi.

«Oh... sì, hai proprio ragione... noi dobbiamo... lucidare il trofeo per poterlo esporre nella vetrina di scuola» farfuglia. Non è affatto brava a mentire.

Senza lasciarmi il tempo di fermarli, eccoli sgattaiolare verso gli altri.

Meraviglioso.

«Mettiti in posa» mi avverte Thomas. «Tre... due...»

«Aspetta!» trillo nervosa. Mi giro di lato e sfoggio il mio sorriso migliore. Se devo fare queste cavolate, voglio farle bene.

«Uno...» il suo cellulare emette un suono. «Fatto» commenta.

«Fa un po' vedere» afferro il suo cellulare senza chiedergli il permesso e mi volto per guardare la foto.

Non sono venuta troppo male. Potrebbe avere delle doti nascoste come fotografo o magari io come fotomodella.

Devo dire anche di essere piuttosto carina con la sua giacca.

«Okay, adesso passiamo al prossimo obbligo» afferma convinto. Sembra piuttosto concentrato. «Ti accompagno a casa così ti cambi» continua. Vorrei obbiettare e chiedere perché ma, dopotutto la risposta non cambierebbe il fatto che debba farlo.

«Dove hai intenzione di andare?» domando curiosa.

«Alla festa della squadra» se intende quella a cui sarebbe andato con Jessica, non sarò affatto contenta di andarvi. «Bryent non c'è quindi il massimo del pericolo sarò io, signorina» sfoggia un sorriso sghembo che ricambio scuotendo la testa.

Il migliore amico di mio fratelloWhere stories live. Discover now