Capitolo 30 - Emozioni incontenibili (parte prima)

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Si va in scena... anche se con qualche ora di ritardo e il banner che non vuole caricarsi😅

Oscar rise di gusto. Ra assottigliò lo sguardo. Io mi convinsi definitivamente che non potevo fidarmi del custode. 

«Mi hai davvero sorpreso, faraone. Ti facevo più coraggioso» sghignazzò ancora, scendendo dal suo trono che tornò a essere un comune ceppo di legno. 

Lo imitai e, riluttante, gli porsi la mano. Mentre gliela stringevo – era incredibilmente fredda e ruvida – lo fissai negli occhi screziati. 

«C'è una grande differenza tra l'essere coraggiosi e comportarsi da incoscienti, Oscar.» 

Lui ridacchiò. 

«È una lezione che hai imparato durante la vostra recente gita, faraone?» ribatté, nel probabile tentativo di infastidirmi ancora di più. 

In realtà era una cosa che avevo imparato a Obeliska, viste le situazioni in cui mi andavo spesso a cacciare. Per un attimo la vista mi si annebbiò e sentii la stanchezza posarsi su di me. Così non riuscii a esprimere il mio pensiero ad alta voce. Appena la luce rossa sparì intorno al mio braccio, ci lasciammo subito le mani, come scottati. Curiosamente Oscar si tenne il braccio con l'altra mano, quasi si fosse fatto davvero male. A essere sincero nemmeno io mi sentivo benissimo.

Sono solo stanco. 

«Il mio lavoro qui è finito» disse Oscar, ricomponendosi. 

Un portale rosso apparve alle sue spalle in uno schiocco di dita. Si voltò, poi parve indugiare e girò la testa quanto bastò per guardarmi negli occhi. 

«Giusto un'ultima cosa: il viola è proprio un bel colore, vero?» 

Sparì inghiottito nel vortice con un ghigno. Avrei tanto voluto seguirlo, ma dovetti trattenermi.

«Saggia decisione» commentò Ra, avvicinandosi. 

Appena mi mossi per voltarmi le mie gambe tremarono. Mi costava ammetterlo in quel momento, ma se avessimo dovuto camminare ero quasi certo che non sarei riuscito a fare un passo. 

«Mi sembrava l'unica possibile» ribattei, cercando di tenere la voce ferma. 

Il brontolio del mio stomaco non aiutò.

«È stata una giornata lunga.» 

Ra guardò alle mie spalle e io mi accorsi che le prime stelle stavano decorando il manto notturno. Abbassai lo sguardo e mi accorsi che il dio aveva già aperto il portale. Non mi fidavo delle mie gambe, ma provai ad avanzare comunque. Feci appena qualche passo, poi caddi in ginocchio. Cercai di rialzarmi subito e fu allora che vidi una mano entrare nel campo visivo. Sapevo a chi apparteneva, eppure volli alzare la testa per esserne sicuro. Ra mi stava porgendo la mano. Come al solito non aveva un espressione particolare. Dopo un primo momento d'incertezza serrai la mascella. 

Mi rialzai con le mie forze ed entrai nel portale. Era difficile non incespicare, ma preferivo di gran lunga camminare da solo. Giornata lunga o meno non volevo dare a Ra un motivo in più per credermi debole. Arrivammo nel Terra di Ra in completo silenzio e fui sorpreso della calorosa accoglienza con cui il popolo festeggiò il nostro ritorno. C'erano intere tavolate imbandite e qualcuno si stava già esibendo in qualche spettacolo pirotecnico. Riuscii appena a notare Ajan che dava ordini a destra e a manca, forse per gli ultimi ritocchi. Mio malgrado riuscii a sorridere e fui ancora più felice quando vidi Helèna e Alià venirmi incontro. Il grifone trotterellò intorno a me, poi mi mise il collo intorno alle spalle e io lo accarezzai con affetto. 

Com'è calda. 

Alià emise qualche verso di apprezzamento e si fece indietro per far passare Hélena. La donna mi sorrise nel suo abito giallo smanicato. Avevo davvero bisogno di parlarle, di sfogarmi con l'unica persona che di me sapeva ormai tutto. Lei mi prese per mano e mi portò verso il banchetto con Alià al mio fianco. 

Il Segreto del FaraoneWhere stories live. Discover now