Capitolo 17 - La via della conoscenza (parte seconda)

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Presi un bel respiro e avanzai di qualche passo, incerto. 

Non sapevo spiegarmelo, ma percepivo l'aura di Ra in tutta la piramide. Per provare a scrollarmi di dosso quella sensazione quasi opprimente, ripensai alla lezione di Hélena. Il primo piano serviva per accogliere il popolo sia in situazioni di pericolo che durante la normale vita quotidiana per chiedere consiglio al faraone. I diversi tipi di decorazione erano regali degli altri popoli, per esempio i vasi decorati erano il regalo della Terra di Iside. 

Arrivai alla prima scalinata e ci corsi sopra per prendere un po' di coraggio e impedirmi di fare un'altra figuraccia con il dio. Funzionò. Mi sentii più leggero. Attraversai la sala del trono e mi portai dietro le tende, per salire al terzo piano. Poi ancora su, verso la mia stanza. Come c'era da aspettarsi i vestiti erano appoggiati sul letto e, dopo aver chiuso la porta, mi cambiai il più in fretta possibile.

Appena finii corsi a specchiarmi e mi liberai in un sospiro di sollievo. Senza il mantello e i pantaloni di seta mi sembrava di essere tornato come prima. Indossavo ancora i bracciali sulle caviglie e sui polsi, ma portavo un pantaloncino di tela marrone chiaro, che mi ricordava il mio. Poi ogni pensiero si annullò e capii che Ra mi stava aspettando. 

Ridiscesi le scale di corsa e mi fermai di fronte alla porta che ospitava la sala rituale. Se Hélena non mi avesse spiegato cosa poteva diventare questa stanza, non avrei capito le intenzioni di Ra. Dopo l'Ara del Dormiente era il secondo luogo magico della piramide. Veniva usato in tre modi: il primo per la cerimonia del faraone; il secondo come luogo di nascita e il terzo era quello che mi si presentò davanti agli occhi. 

Le candele sui supporti dorati si accesero appena misi piede nella sala, rivelando i muri tappezzati di antiche scritte in una lingua che sfuggiva alla mia comprensione. Poco più avanti delle scale portavano al centro di quella che sembrava un'arena. Ebbi la sensazione di cadere nel vuoto, appena mi affacciai sulle scale. Al centro Ra attendeva paziente il mio arrivo. Scesi nel modo più silenzioso che conoscevo, sperando di non disturbare la quiete che regnava sovrana. 

Osservai il corpo di Ra, dritto e a braccia incrociate. Teneva gli occhi chiusi, come se stesse pensando intensamente. In qualche modo riuscii a percepire la sua aura e fu così forte che dimenticai cosa stavo facendo e caddi faccia a terra, inciampando nell'ultimo gradino. Il mio tonfo ebbe la potenza di tuono e spezzò certamente la pace del luogo. Conscio della seconda e imbarazzante figuraccia che avevo fatto, mi rimisi in piedi in fretta, spolverandomi i pantaloni. Sollevai lo sguardo e finii per imbattermi negli occhi dorati del dio. Mi stavano scrutando, ma non c'era traccia di rabbia o rimprovero. Mi parve persino di vederlo annuire lievemente. 

«Raggiungimi al centro, giovane faraone» esordì Ra. Appena gli fui di fronte il suo sguardo fu attraversato da un lampo di luce. «Per questa prima lezione voglio che ti concentri sul tuo corpo e sulla tua mente. Devi conoscerne ogni fibra e scoprire le tue paure. Ti insegnerò la meditazione: una tecnica che richiede pazienza e assoluto impegno. Vogliamo cominciare?» 

Riuscii solo ad annuire. Ra ricambiò con un cenno del capo e mi invitò a sedermi a gambe incrociate sul pavimento. Lo osservai mentre si portava le mani in grembo una sopra l'altra e chiuse gli occhi. Imitai le sue mosse e seguii la sua voce nel buio della mia mente. 

«Dentro di te scorre l'energia vitale di ogni abitante della nostra Terra. Significa che non sei più solo una persona, ma ospiti numerose vite e infiniti pensieri. Quelle vite sono la luce. Quella luce è la tua vita. Adesso la stai tenendo tra le tue mani. Ascoltala e lasciati guidare dalla tua mente.» 

La mia mente immaginò una sfera di luce palpitante, che aleggiava sul palmo della mia mano destra. Percepii come un solletico o un formicolio sulle punte delle dita. Poi sentii del calore propagarsi vicino al mio stomaco, dove avevo le mani. Mi sembrava di essere davanti a un camino e di star avvicinando le mani a quel fuoco luminoso. Poi quella sensazione si spostò dalle mani alle braccia e avvertii quel formicolio danzarmi sulla pelle. Seguii quella sensazione come un sentiero di luce, che mi guidò alla consapevolezza del mio corpo: sentii la forza nelle mie braccia; avvertii l'energia nelle mie gambe e il pulsare ritmico del mio cuore. Ogni battito era una scossa di energia che si propagava in tutto il mio corpo e potevo sentire che si concentrava nelle mie mani. Poi persi l'equilibrio. Mi parve di cadere all'indietro. La luce e l'energia che avevo percepito fino a quel momento svanirono e il ricordo fugace dell'incubo con le ninfee mi colpì come una doccia fredda. 

Il Segreto del FaraoneWhere stories live. Discover now