prima che sia tardi

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Entra piano e non fare rumore
Non svegliarmi l'anima
Entra piano e non cambiare l'odore
Questo è quello che piace a me
Entra piano ed usa bene le ore
Farmi star bene fa star bene anche te

Sangio chiude la porta della stanza alle sue spalle, e poi si butta a peso morto sulle lenzuola del letto, senza nemmeno togliersi le scarpe.
Il copriletto è di un materiale estremamente morbido, quasi setoso, raffinato. Dalla sua posizione a stella, col viso nascosto nel lenzuolo, passa la mano sulla superficie color crema.
Profuma anche di pulito, una fragranza che in questo momento più che mai lo invita a lasciarsi andare al sonno. Così, senza spogliarsi del completo creato apposta per lui, con la mascherina che ancora gli pende dalle orecchie.
Saranno le 2 circa, forse un po' prima, forse un po' dopo, non ne è certo. Sa solo che dopo la sfilata è stato trascinato, con suo grande piacere, qua e là per il centro di Firenze. Certi tratti a piedi, altri in van, altri con la consapevolezza che qualcuno lo stava riconoscendo e che lo avrebbero fermato.
Non lo definirebbe come qualcosa di stressante, ma senza dubbio è necessario che stia sull'attenti ovunque vada. Gli dispiace non dare ai ragazzi che incontra l'attenzione che vorrebbe. Spesso succede che debba scappare prima del tempo, un po' come questa sera prima di raggiungere il ristorante dove avrebbe cenato.
Da sommare a tutto questo via vai di persone, ci sono anche il viaggio in treno di questa mattina e il caldo che pervade anche Firenze. Sicuramente un caldo più sopportabile di quello di altre città meno ventilate. A Roma, ad esempio, la calura è una vera e propria sofferenza, pensa.
Roma. Giulia.
Chissà se è sveglia. Si, certo che è sveglia. Quella non dorme mai.
Si rotola su un fianco per sdraiarsi sulla schiena e togliersi le scarpe, aiutandosi con le punte dei piedi. Le sente cadere sul pavimento, prima una e poi l'altra, con un tonfo che spezza il silenzio della notte in questa camera enorme che occupa tutto da solo.
Con una mano allontana la mascherina dal viso, poggiandola sul lenzuolo accanto a sé, mentre con l'altra scende fino alla tasca dei pantaloni per recuperare il telefono.
Sente le braccia stanche, come se per oggi avessero dato abbastanza e gli chiedessero semplicemente di cedere al sonno, ma una parte di lui ha tutt'altro bisogno.
Si porta lo schermo del telefono davanti al viso, passandosi una mano sugli occhi quando lo accende e la luce lo destabilizza un po'.
Da quando è tornato non ha toccato nessuno degli interruttori della stanza. Un po' perchè non ha idea di dove si trovino, un po' perchè ha preferito affidarsi alla luce che proviene dalla strada sottostante e che pervade la camera attraverso la grande finestra di fronte al letto.
Cerca tra i contatti quello di Giulia, pensando per un secondo che forse potrebbe assicurarsi che sia sveglia prima di chiamarla, ma poi lascia perdere quell'opzione e preme sull'icona verde, mettendo immediatamente il vivavoce e poggiandosi il telefono sul petto.
Distende entrambe le braccia oltre la sua testa, raggiungendo uno dei tanti cuscini e portandoselo dietro al collo per mettersi più comodo. Morbido, anche questo. Chissà se è effettivamente tutto così confortevole qui dentro o se è lui ad essere davvero tanto, tanto stanco.
Giulia non sta rispondendo, il suono intermittente della chiamata che cerca invano di raggiungerla rimbomba contro il soffitto della stanza, facendo vibrare il telefono sul petto di Sangio.
Sta per rassegnarsi quando una vocina a lui molto familiare si fa viva, facendolo sorridere.
"Hey.", lo saluta.
Ha un tono stanco, un po' impastato.
Sangio immagina subito di averla svegliata e se la prende un po' con sé stesso, consapevole del tempo infinito che spesso Giulia impiega per addormentarsi.
"Dormivi?", le domanda, pronto a scusarsi.
La sente rigirarsi nelle coperte, probabilmente per sistemarsi in modo da sentirlo meglio.
"Quasi."
Ha già cambiato frequenza di voce, come se quell'attimo di tempo le fosse bastato per riaccendere tutte le fibre del suo corpo che si erano preparate ad assopirsi.
Sangio sospira divertito.
"Sono solo le 2.", la provoca, "Siamo già a letto, Giulietta?"
Lei mugola infastidita dall'altro capo della linea.
"Sono stanca, oh.", comincia Giulia, "Sto lavorando io.", si difende, "Non come te che fai il modello in giro per l'Italia."
A Sangio viene da ridere ma cerca di contenersi per non rompere il silenzio che avvolge la stanza. Si limita a sospirare divertito.
"Non sto facendo il modello.", ride appena, "Mi hanno solo invitato a una sfilata."
"Ma ti hanno anche fatto i vestiti su misura.", lo accusa Giulia, "Mi hai mandato le foto.", gli ricorda.
Le ha effettivamente mandato delle foto del completo, qualche ora prima. Come alla fine fa con qualsiasi cosa gli capiti all'occhio che sa poterle interessare. Foto su foto. Una chat invasa dalle foto più varie, da parte di entrambi.
"Si, ma non ho sfilato.", le spiega, senza grande convinzione.
Pare che Giulia sia in quello stato di dormiveglia per cui la concentrazione non basta a farle comprendere le cose più basilari.
Lei sta in silenzio per un po'.
Sangio è convintissimo che si sia addormentata, ma poi lei parla di nuovo, con una voce piccola piccola e nascosta nelle coperte.
"Avresti dovuto.", gli dice, "Saresti bravo.", aggiunge, sussurrando.
Sangio chiude gli occhi e sorride.
Se ce l'avesse davanti pensa che scuoterebbe anche la testa, giusto per sottolineare quanto Giulia riesca ad essere adorabile quando lo complimenta con tutta questa nonchalance.
Invece approfitta del momento per vedere quanto in fondo lei riesca a spingersi con l'immaginazione.
"Dici che sarei bravo?", la invita a continuare.
"Seh.", bisbiglia lei, "A te viene bene tutto.", gli concede, con una convinzione a cui Sangio non è ancora del tutto abituato.
Giulia gli dice spessissimo questa cosa, con una fermezza nel tono di voce che nessuno ha mai usato prima d'ora per parlare di lui e delle sue capacità.
Quel che lo stupisce ancor di più, e alle volte gli fa bagnare un po' gli occhi, è la consapevolezza che lei direbbe lo stesso anche se non avessero nessun tipo di legame sentimentale. Lo trova capace, forse di tutto.
La sente continuare, il telefono vibra contro il suo petto con la stessa frequenza della voce di Giulia.
"Poi a te piace vestirti.", continua.
A Sangio viene di nuovo da ridere per il tono completamente perso ed assonnato che ha. La prende in giro, un po' per gioco.
"Mi piace anche spogliarmi.", le dice.
Lei sbuffa.
"Dai, cretino, smettila. Hai capito.", si lamenta.
"Si.", ride, "Ho capito cosa intendi."
Si concede un momento per ascoltare i suoni che provengono dal telefono, mentre alza la sguardo per osservare l'affresco sul soffitto, una visuale tagliata in spicchi dalle sommità del letto a baldacchino con i suoi drappi.
Giulia riesce ad essere chiassosa persino quando sta in silenzio, a letto da sola.
E' tutto un frusciare di lenzuola, esattamente come quando dormono insieme e durante la notte cambia decine di posizioni diverse prima di restarci per qualche ora e poi trovarne di nuove. Tutto il contrario di lui, che una volta addormentatosi non si smuove più di un centimetro. O almeno, non si smuoverebbe se non fosse che lei lo costringe a modellare la posizione del suo corpo a suo piacimento. A volte si allontana esageratamente, scatenando in lui quel moto inconscio che gli fa notare che Giulia sta rotolando altrove. Recuperala, gli consiglia la sua mente. E quindi lui si sposta e la ritira a sé. Altre volte è l'opposto, e la ritrova improvvisamente più vicina di quanto l'avesse lasciata. In quel caso c'è poco da fare. La stringe a sé, consapevole che presto si sposterà di nuovo.
Una certa malinconia lo assale quando si rende conto che, se fosse lì con lei, saprebbe come farla stare ferma e tranquilla. Non dovrebbe nemmeno impegnarsi più di tanto, forse basterebbe accarezzarle una guancia e chiudere gli occhi.
Alimenta quei pensieri malinconici immaginandola per un momento lì accanto a sé.
"Ti ho mandato le foto della stanza, vero Giu?", la richiama a sé.
"Si.", conferma, "Quant'è bella.", gli ripete la stessa identica cosa che gli ha scritto quel pomeriggio in risposta alle foto, che poi è lo stesso pensiero che ha avuto lui quando è entrato qui dentro qualche ora prima, "Sembra la stanza di un castello", mormora.
Poi ride, come se trovasse buffo qualcosa che Sangio non sta cogliendo.
"Perchè ridi?", le domanda, curioso.
"No.", ride di nuovo lei, "Stavo pensando al letto.", gli spiega, "Pare quello delle principesse."
Scoppia a ridere come se fosse la cosa più divertente di sempre e Sangio non può che seguirla.
La stanchezza li sta facendo delirare entrambi, ed è giusto cavalcare quest'onda di follia. La notte saprà tenere per sé queste conversazioni al limite dell'assurdo, Sangio ne ha la certezza.
"Al momento sono una principessa tanto sola.", mormora, stando al gioco, "E sono ancora tutto vestito.", decide di aggiungere all'ultimo, sapendo benissimo quello che Giulia risponderà.
"Tu sei tutto scemo.", gli risponde Giulia, col viso schiacciato nel cuscino ma una vocetta comunque molto accusatoria, "Spogliati e mettiti dei pantaloncini, no?"
Sangio sbuffa un po' per finta.
"Ma sono stanco."
Giulia, al contrario, sembra essersi vagamente risvegliata nel nome di questa missione.
"Se fossi lì ti butterei giù dal letto per farti cambiare."
"Non lo faresti mai.", ride lui.
"Si che lo farei.", gli dice ancora più convinta , "Non si dorme vestiti."
"E poi?", le domanda Sangio, voglioso di sentirla parlare ancora, "Poi cosa faresti, se fossi qua?"
Giulia non ci pensa due volte prima di rispondergli, un po' come se, in fondo, ci stesse già pensando.
"Prima ti butterei giù dal letto.", comincia, facendolo ridere di nuovo, "Perchè devi dormire comodo, e non dormi comodo con i vestiti della sfilata.", gli spiega, trascinando le parole nella sua stanchezza.
"E poi?", la interrompe lui.
"Un momento, oh. Ci devo pensare.", lo zittisce.
Ma Sangio non ci sta. Anzi, ride.
"Non è vero che ci devi pensare. Lo so che lo sai già."
Quando parla di nuovo, Giulia ha un tono vagamente imbronciato.
"E allora perchè me lo chiedi, se già lo sai?", gli domanda, stizzita.
Sangio sorride sornione, passandosi una mano tra i capelli.
"Perchè ho voglia di sentirti parlare.", le rivela, semplicemente.
Sembra bastare come risposta, perchè Giulia, dopo un momento di silenzio, comincia a sussurrargli una serie di cose che gli fanno chiudere gli occhi.
Vuole visualizzare tutto quello che lei gli sta dicendo.
"Poi, dopo che ti sei cambiato, mi metterei lì vicino a te.", bisbiglia, "Proprio vicina.", specifica, "Però solo all'inizio. Poi mi sposterei un po' perchè so che ti faccio caldo e ti do fastidio."
"Non è vero che mi dai fastidio.", corruga la fronte Sangio.
Giulia sospira.
"Dici così solo perchè non sono lì davvero.", cerca di farlo ragionare, "Poi quando sei qua con me io lo sento che diventi caldissimo ad un certo punto."
"Però non ti ho mai allontanata.", ci tiene a precisare lui.
Non è mai successo.
"No.", gli da ragione Giulia.
"E poi?", le chiede di nuovo lui.
Giulia provvede.
"E poi un bacio. Magari due."
"Solo due?", commenta oltraggiato, "Secondo me sarebbero molti di più."
"Ma che ne sai tu, oh? Mi chiedi di parlare ma poi mi interrompi mille volte.", si ribella lei.
"Ok.", mormora Sangio, "Ok, scusami. Continua, non dico più nulla."
Giulia riprende il filo del discorso.
"Quindi, un po' di baci.", Sangio ghigna tra sé e sé, stando ben attento a non farsi sentire, "Magari un po' di coccole.", continua lei.
"Ma coccole come?", le domanda lui, non riuscendo a trattenersi.
"Sangio.", si lamenta lei, "Che significa coccole come?", sbuffa.
"Ci saranno delle coccole che preferisci, no?", le chiede come se fosse un'ovvietà.
Sa benissimo che Giulia ha una risposta, ne è assolutamente certo.
La sente rotolarsi per l'ennesima volta tra le lenzuola.
"Seh.", gli concede dopo un po', come se le costasse dargliela vinta, ma sempre mantenendo quel tono un po' sospeso.
Sangio è sicuro che le brillino gli occhi.
"Quando sei tanto stanco e ti lasci fare tutto.", gli dice, un po' divertita.
"Come ora, quindi.", le fa notare.
"Si.", conviene con lui, "Come ora."
Passa qualche secondo di tempo durante il quale nessuno dei due parla.
Giulia ha un respiro silenzioso, appena percepibile, l'estremo opposto del suo, quasi sempre affannoso.
"Hai messo il profumo buono?", gli chiede dopo un po', sussurrandolo piano, come se un po' si vergognasse di quella domanda.
Sangio impiega un momento per capire a cosa si riferisce.
"Quello degli eventi importanti?", le domanda, per accertarsi di aver ben inteso.
"Si.", gli risponde, "Quello buono buono.", sottolinea di nuovo.
Sangio annuisce abbastanza perchè Giulia lo senta.
"Avevi quello anche l'ultimo giorno che hai dormito qua.", gli fa sapere, "Il divano sa ancora di te."
Sangio non sa bene come risponderle. Potrebbe dirle che anche lui, quando lei se ne va, la sente nelle sue lenzuola e sui cuscini del divano. Ma anche sulle magliette che le presta e che prontamente vagano per la sua stanza per giorni prima che si decida a metterle a lavare. Potrebbe spiegarle che i profumi sono anche un suo punto debole, che quando se la immagina accanto a lui, come è successo poco fa, la prima cosa a cui pensa, ancor prima delle mani di Giulia su di sé, è il suo odore. Potrebbe darle una spiegazione viscerale, istintiva, al perchè sono tutti e due così legati anche a quell'aspetto della vicinanza dell'altro, ma si limita a farle sapere quello che entrambi, in fondo, stanno pensando.
"Sai che mi manchi, Giu?"
Glielo dice un po' come se fosse una domanda, così che sembri meno una dichiarazione drammatica e più un cercare in lei lo stesso sentimento.
Giulia non tarda a fargli sentire quella vicinanza che lui cerca sempre cautamente.
"Anche tu.", mormora, "Tipo tantissimo."
Sangio sposta il telefono che è poggiato sul suo petto un po' più a sinistra. La chiamata lo sta surriscaldando, e sente anche la sua pelle farsi troppo calda sotto il sottile strato della canottiera.
"L'altro giorno ho detto a papà che mi manchi e lui mi ha risposto che manchi pure a lui.", gli dice, per poi regalargli una risata spontanea.
Sangio sorride, passandosi la lingua tra le labbra.
"Impossibile.", le dice, "Quando sto da voi gli occupo tutto il salotto per giorni, e ora dice che gli manco?"
"Te lo giuro. Eravamo in cucina e mi stavo lamentando perchè mi mancavi."
Sangio la interrompe prima che lei possa finire.
"Come sempre."
La sente sbuffare e rivoltarsi nel letto.
"Ma sta zitto.", gli dice con un tono di voce decisamente poco adeguato a quest'ora, "Mi hai appena detto anche tu che ti manco.", si giustifica.
A Sangio diverte prenderla in giro, ma mai quanto potersi dimostrare tenero quando sono soli.
"Vero.", le concede, "Ma io non tormento i miei parenti lamentandomi perchè mi manchi.", la punzecchia.
Giulia sta in silenzio per un po', e Sangio teme per un attimo di averla offesa.
Quando torna a parlare, lo fa sussurrando talmente piano che Sangio fa quasi fatica a sentirla.
"Nemmeno con Ocho ti lamenti?"
Sangio sorride.
"Assolutamente no.", le dice, stoico, per poi cambiare totalmente tono, "Io mi lamento solo con me stesso o con te, quando mi manchi. Come ora."
Giulia annuisce, ascoltandolo con attenzione, e a Sangio viene in mente una cosa.
"Sai che oggi è a Roma, tra l'altro?"
"Chi?", gli chiede lei perplessa, prima di arrivarci da sé, "Ocho?"
"Yes."
"Immagina se ci incontriamo io e lui per parlare del video di Malibu, come l'altro giorno.", gli dice, scherzosa.
Poi scoppia a ridere.
"Prepariamo una coreografia piena di tecnica e poi ti costringiamo a impararla.", lo prende in giro.
"Sarei fantastico.", le dice con tono fintamente presuntuoso.
Giulia ride, cercando di soffocare la cosa nel cuscino, probabilmente per non svegliare i suoi genitori.
Poi la sua risata si tramuta in un qualcosa di molto simile ad uno sbadiglio.
"Hai sonno, Giu?", le domanda, divertito.
"Un po'.", bisbiglia lei, affondando sempre più nel cuscino.
"Un po' tanto, mi sa.", mormora lui, sorridendo tra sé e sé all'immagine di Giulia accoccolata a letto che cerca di restare sveglia solo per parlargli qualche altro minuto.
A forza di rotolarsi per trovare una posizione comoda le si saranno arruffati di certo tutti i capelli. Le cadranno sul viso, coprendole gli occhi. Se fosse lì con lei gli sposterebbe certe ciocche che le intralciano la visuale dietro le orecchie.
"Andiamo?", le propone, a bassa voce.
"Dove?", gli domanda lei, non capendo.
"A dormire.", le risponde, accompagnato da un sorriso evidente anche a lei che non lo può vedere.
"No.", si lamenta Giulia, prolungando la o per qualche secondo.
Una bambina, pensa Sangio.
"Ma se stavi già dormendo quando ti ho chiamata.", le ricorda lui, senza che quel sorriso lasci le sue labbra.
"Non dormivo.", lo corregge, "Ti stavo aspettando.", gli confida, la voce di nuovo piccola, appena accennata.
Sangio non ne è stupito, non è la prima volta che capita.
Viene comunque pervaso da un'improvvisa adorazione nei confronti di lei. Che lo aspetta, anche se ha sonno, senza la minima certezza che lui chiamerà.
"E perché mi stavi aspettando?", le domanda.
Lo sa, perché. Lo sa benissimo, visto che è la stessa ragione per la quale anche lui aspetta di sentire lei.
"Perché mi piace sentirti parlare prima di addormentarmi.", gli risponde.
Sincera, senza veli. Come sempre.
"E se non ti avessi chiamata?"
"Avrei dormito.", gli dice schietta, poi abbassa di qualche tono la voce, "Un po' più triste, però."
Sangio si passa entrambe le mani sugli occhi, cercando di allontanare ancora per un po' il sonno che sta raggiungendo anche lui.
Sposta indietro le ciocche di capelli che gli cadono sul viso.
"Invece così com'è?", ci tiene a saperlo, "Così dormi felice?"
Sente Giulia muoversi di nuovo tra le coperte.
Ripensa per un attimo al suo letto. Una piazza. Eppure lei riesce comunque a muovercisi come se fosse grande come un campo da tennis.
Sorride mentre attende la risposta assonnata che tarda ad arrivare.
"Si, così si.", mormora lei.
"Dici che ora possiamo dormire?", le domanda, cauto.
Un sospiro di resa.
"Forse."
A Sangio scappa un sorrisino divertito.
Giulia vorrebbe cedere ma tiene testa al sonno. Quel forse non è altro che un si camuffato molto male.
"Sai che ci vediamo presto?", le ricorda, quieto e con gli occhi che cominciano a chiudersi anche per lui.
La sente mugugnare un "Si" piuttosto felice.
"Bene.", sussurra soddisfatto, raccogliendo il telefono dal suo petto e girandosi su un fianco, "Allora buonanotte, piccola."
"Dormi bene.", gli bisbiglia.
"Anche tu."
Sangio fa scontrare i suoi occhi con la luce accecante dello schermo, per premere l'icona che chiude la chiamata.
Ma poco prima che ci riesca, sente la voce di Giulia risuonare ancora una volta nella stanza.
"Sangio?"
"Si?", le domanda.
"Togliti quei vestiti prima di dormire."

finché tu sei quaWhere stories live. Discover now