Capitolo 1

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Per ogni curva sono determinanti il punto di inserimento in curva, il punto di uscita e il punto di corda.
Il punto di corda è quello più interno di una curva, e fa parte della traiettoria ideale della stessa. Per affrontare correttamente una curva è necessario passare con la monoposto per questo punto. È considerato tanto importante perché si tratta di un vero e proprio punto di riferimento per la guida. Di solito indica il momento in cui il pilota deve smettere di rallentare ed incominciare ad accelerare. Per capire meglio di cosa si tratta, immaginiamo un tornante perfettamente a 180°. Il punto di corda si trova esattamente dove c'è la tacchetta del 90°. Ovviamente questo è un caso tanto semplice che non si presenterà mai. La ricerca del punto di corda è infatti svolta dal pilota, che deve individuarlo in base al suo intuito.





Si dice che il giorno di una gara la tensione che hai accumulato nelle ore precedenti venga fuori tutta insieme, e che la scarichi così, con l'adrenalina che ti sale in corpo e che ti fa sentire invincibile.

Era così che si sentiva Harry, invincibile, mentre impugnava il volante della sua monoposto, una Ferrari con cui nei mesi precedenti aveva imparato a prendere confidenza, e alla quale dedicava, al momento, la maggior parte delle sue attenzioni. Per un pilota la propria macchina non è soltanto una macchina. Harry aveva cominciato a vedere la sua monoposto come un'estensione del proprio corpo. Ci era entrato in sintonia quasi subito, perché l'aveva amata. Non era accaduto lo stesso con nessuna delle altre macchine che aveva guidato e con le quali aveva gareggiato.

Eppure, anche se si sentiva invincibile, c'era sempre quella preoccupazione di fondo che lo accompagnava ogni volta. Era la gara più importante di tutte quelle a cui aveva partecipato fino a quel momento, perché era la prima in Formula 1.

Per un istante chiuse gli occhi assaporando la gioia che stava provando. In qualsiasi modo fosse andata avrebbe fatto il possibile per rendersi orgoglioso di se stesso. Harry era il più giovane pilota mai entrato in Ferrari, e questo lo rendeva davvero felice, ma lo caricava di aspettative.

Non appena si spensero le luci rosse premette sull'acceleratore e partì.

Non c'erano molte monoposto davanti a lui perché aveva fatto una buona posizione alle qualificazioni, e si sentiva abbastanza tranquillo per questo. Impresse subito un ritmo forsennato per cercare di allungare su Bernandèz, di poco avanti a lui. I primi giri continuarono così, finché Harry non riuscì a guadagnare una posizione grazie al DRS. In quell'istante, perso nel suo mondo, perfettamente dentro la sua dimensione, si rese conto che non gl'importava di vincere, e nemmeno di arrivare tra i primi tre. L'unica cosa importante era godersi la gara, divertirsi e rendersi fiero. Avrebbe pensato a vincere in un altro momento.

Ad ogni modo si era trovato al sesto posto, e non era affatto male. Stava volando in pista con la sensazione di avere le ali, e non si rese conto subito di quello che stava accadendo.

Una macchina nera lo stava raggiungendo, e un istante dopo la sua radio prese a gracchiare.

"È Tomlinson.", lo avvisò Dean, uno degli ingegneri di pista del suo team. Harry sentì una scarica di adrenalina percorrerlo. Sapeva che a causa di una penalità Louis Tomlinson era partito in fondo, in una posizione di svantaggio. Eppure eccolo lì, non erano neanche a metà gara e aveva già raggiunto le prime posizioni. Non che si aspettasse qualcosa di diverso da lui.

Era la promessa della sua squadra. Guidava per Red Bull da tre anni, ormai. Era entrato a far parte dei circuiti di Formula 1 da piccolissimo, e tutti sembravano voler scommettere sul fatto che dovesse presto vincere un Mondiale.

"Mi supererà.", sentenziò. Non poteva evitarlo in alcun modo. "Finirò settimo."

"Concentrati.", gli rispose Dean.

Il punto di cordaWhere stories live. Discover now