Capitolo 7

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Scorro la spazzola tra i suoi capelli mentre lei muove il capo al tempo di I'm yours. Siamo sedute su due sgabelli nel bagno, accoccolate dentro degli accappatoi bianchi, lei tiene gli occhi chiusi e io la guardo dal riflesso dello specchio di fronte a noi. Mormora i versi della canzone tenendo la sua mano sul mio ginocchio, sorrido percependo i piccoli cerchi che i suoi polpastrelli disegnano sulla mia pelle. Raccolgo i suoi capelli in un'unica ciocca su un lato e avverto le sue labbra sorridere mentre appoggio le mie sul collo. Si appoggia al mio petto e chiude le mie braccia su di sé. «Vorrei che Tracy Chapman cantasse al mio matrimonio. Tu vuoi sposarti?»

Lei tiene gli occhi chiusi e le mie braccia attorno a sé. La guardo riflessa nello specchio con i suoi lineamenti eleganti e la pelle ambrata, le labbra sottili e il collo lungo, e mi accorgo che improvvisamente il sapore tanto irreale del matrimonio ha un volto preciso.

«Mia madre mi considera una delusione perché non ho ancora un marito e dei figli. Ma perché dovrei essere già sistemata? Mia sorella, invece, è il suo orgoglio perché le assomiglia: si è sposata vergine ed è stata solo con suo marito; ma la verità è che l'ha fatto solo per paura di vivere in un modo diverso da quello di nostra madre. Io sono sempre stata quella diversa, la pecora nera: io volevo sfilare e, soprattutto, volevo recitare; i miei genitori non l'hanno mai capito, quasi si vergognavano quando qualcuno gli chiedeva di me e dovevano raccontargli che avevo lasciato la scuola per andare a Singapore a fare la modella. Mia madre avrebbe voluto, vorrebbe, per me una vita serena e sicura invece si ritrova una figlia piena di insicurezze e di dubbi, che in mano non ha niente. Per lei, la mia carriera è pari a niente: è solo fumo. E' convinta che stia perdendo tempo con questo lavoro, con questa vita. So che i miei genitori stanno aspettando il momento in cui tornerò a casa con la coda tra le gambe ammettendo di aver fallito. Io voglio sposarmi e avere dei figli, ma voglio farlo quando lo deciderò io e con chi vorrò io: non voglio accontentarmi.»

«Tu mi sposeresti?» I suoi occhi si sbarrano fissandomi dallo specchio «Ti sto chiedendo di sposarmi ora, questa notte. Di sposarmi per questa notte, nella nostra stanza, per tutto il tempo che rimarremo qui nella stanza centocinque.»

Per la prima volta il sapore tanto irreale del matrimonio ha un volto preciso in fondo alla navata che percorro al braccio di mio padre, che forse in realtà nemmeno mi accompagnerebbe sapendo chi c'è ad aspettarmi su quell'altare perché, accanto a me, su quell'altare, c'è lei in un vestito color vergine che mi aspetta.

Si morde il labbro inferiore. Si volta verso di me e stringe le mie mani «Vorrei sposarti, questa notte. Per questa notte.» Sfodera quel suo sorriso frutto di furfanteria e ingenuità e io le sorrido di rimando sussurrandole «Vieni con me».

La faccio correre dietro di me nella stanza sentendo la sua risata farsi larga e infantile e le sue dita affidarsi a me ciecamente. Cerca di anticipare i miei gesti curiosando nella mia mente con domande che le svelano la banale ricerca di un foglio di carta, ricerca che lei risolve strappando una pagina da quel libro lasciato sulla scrivania. La pagina settantasei. «Ma è il tuo libro.»

«E' il nostro matrimonio.» lo dice con una tale naturalezza che non possiamo che rimanere immobili in un respiro che sorride l'una all'altra.

Strappo due strisce della pagina, cercando di ricordarmi quello che mi aveva insegnato Serena all'oratorio; Serena era la mia educatrice e lei era una maestra nel costruire giochi dal nulla e quel pomeriggio d'agosto ci aveva insegnato a fabbricare anelli da foglietti di carta. Era una questione di pieghe e di pressione e quando avevo dieci anni ero più abile di oggi, perché oggi sbaglio e devo ricominciare a piegare daccapo e a premere nei punti giusti, ma alla fine ecco che compongo il primo anello sotto i suoi occhi stupiti che si allargano in un sorriso quando finisco di preparare anche il secondo. Sto per porgerle la sua fede nuziale quando lei si allontana per correre allo smartphone e suonare Dance me till the end of love.

Mi fermo un istante sugli anelli di carta che ho fra le mani «Se qualcuno sapesse quello che stiamo facendo, ci farebbe rinchiudere in un manicomio.»

«E' proprio questo il bello.» Risponde lei sistemando i miei capelli dietro le orecchie e lasciando le sue mani aggrappate al mio collo «Solo noi possiamo sapere quant'è importante e speciale, solo noi possiamo capire. Non pensiamo al mondo, non ora. Non roviniamo tutto, per favore.»

«Mi piacerebbe sposarti sul ponte giapponese di Monet.»

«Andiamo!»

Mi trascina fin davanti alla copia del quadro di Monet ed esclama «Ci siamo. Guarda che belle le ninfee.» Ride e rido anch'io. Stringe la mia mano e mi fa ruotare in un'improbabile piroetta afferrandomi poi tra le sue braccia. Mi cinge la vita e stampa un bacio sulla guancia ammirando il quadro.

Siamo sul ponte giapponese che si affaccia sulle ninfee, pare quasi di sentirne il profumo. Mi volto e prendo le sue mani tra le mie «Sei bella come una sposa.»

«Perché sono la tua sposa.»

«Tutti parlano della mia arte e credono di capirla; come se fosse necessario capirla, quando invece basterebbe amarla. Claude Monet.» Indosso l'anello nel suo anulare senza mai allontanarmi dal suo sguardo «Io ti sposo.»

I suoi occhi sono lucidi mentre stringe più forte le mie mani «When all my hopes and dreams have been betrayed I stand before you, my hands are empty, I am yours if you are mine.* Tracy Chapman.» Infila l'anello sposandomi, bacia la mia mano e io mi sciolgo in un sorriso che sa di lacrime di gioia.

Si sporge verso di me per appoggiare le sue labbra alle mie, prendere la mia mano e farmi sdraiare sul letto accanto a lei: ci baciamo, coccoliamo, accarezziamo, abbracciamo e restiamo una addosso all'altra, spose che hanno l'Arte come testimone di qualcosa che assomiglia molto a quello per cui vale la pena rischiare di vivere davvero.

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*Quando tutte le mie speranze e sogni sono stati traditi, mi rivolgo a te, le mie mani sono vuote, io sono tua se tu sei mia.

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Foto di Olya Kobruseva da Pexels

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