Capitolo 10

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La gente non si ferma mai a pensare a quanto la luce ferisca. Dicono che la luce sia la salvezza dal buio, ma se il buio fosse il rifugio dalle ferite della luce? Dicono che la luce indichi la via, ma se la luce fosse solo un abbaglio?

Un caffè al tavolo cinque e due succhi d'arancia per la coppietta seduta di fronte alla vetrina puntellata dalla pioggia e poi correre alla cassa a battere lo scontrino per quel cappuccino. Cammino su e giù dal bancone sentendo i miei passi pesanti e i miei abiti ingombranti, ignoro con un sorriso di plastica l'edicolante che dice che questa mattina ho qualcosa di diverso. Il riflesso nella vetrina bagnata mostra una me diversa, mostra me, la me che non sapeva come parlare e come respirare, quella me che ora vorrebbe urlare al mondo: ma cosa urlare quando non sono rimaste più lacrime e non sono rimasti più sorrisi e c'è solo quel suo profumo indelebile sulla pelle, la pelle che avrebbe avuto il nostro bambino con i suoi occhi azzurri come l'oceano che l'ha vista crescere. Sei solo una lesbica a cui è stato spezzato il cuore, penso stringendo il vassoio fra le mani, le stesse mani che l'hanno abbracciata e baciata, le mani che osservano due adolescenti raccontarsi delle loro storie d'amore tra fotografie virtuali e messaggi e così mi accorgo di non aver nulla perché niente ho di lei. Non una foto, non un indirizzo e non un cognome: non ho tracce di lei. Che sia stata solo un sogno? Che sia stato solo un'illusione? Non so più distinguere sogno e realtà, non so più distinguere se le mie dita hanno solcato la sua pelle, non so più se lei è stata mia o tutto è un'illusione che si è infranta con la prima luce del mattino.

Vorrei che fossimo in un film, vorrei non aver abbandonato la stanza centocinque e vorrei non averci mai messo piede tre anni fa, vorrei correre all'aeroporto a fermare un aereo di cui non so destinazione con un bacio che si ingrandisce fino a durare in eterno, ma il mio anulare è spoglio e quella fede cartacea è rimasta morente accanto alla zuccheriera.

Vorrei cancellare i suoi lunghi capelli neri e i suoi occhi azzurri e il suo morsicarsi il labbro inferiore quand'è nervosa e la sua schiena sinuosa e le sue dita affusolate e il suo profumo di terra lontana dal mio sguardo lucido che, tra la prepotenza della luce, pare poterla dipingere entrare nel bar con indosso una ridicola salopette di jeans e una maglia nera, prendere due croissants dalla vetrinetta per porgermene uno dicendomi «Tieni, questo è quello al cioccolato.»  

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Foto di Ekrulila da Pexels

Sono solo paroleWhere stories live. Discover now