𝕊𝕠𝕗𝕥 𝕊𝕜𝕚𝕟
𝒯𝓇𝒾𝓈𝓉𝒶𝓃
«𝐒ei in ritardo.» dice mia sorella, Ingrid, appoggiata alla colonna del portico davanti alla porta d'ingresso dell'immenso cottage dove ho passato la maggior parte della mia vita.
I suoi occhi seguono i miei passi come un'aquila mentre, a malavoglia, mi avvicino ai gradini che mi separano da lei e come ogni maledetta volta ignoro le sue parole.
Odio dover mettere piede in questa casa, soprattutto quando il grande Alpha, mio padre, è al suo interno a dettare regole. È stato proprio lui a chiamarmi qualche ora fa, obbligandomi a presentarmi per una questione urgente riguardante il branco. Ho dovuto lasciare qualcun altro a sorvegliare la casa della mia piccola compagna umana. Piccola, fredda e testarda. Sarebbe più divertente rincorrerla se non fosse che quel freddo che la avvolge è qualcosa di veramente insolito.
«Non hai una bella cera.» mormora Ingrid scostandosi dalla colonna per squadrarmi meglio.
È una qualità impressionante la sua, quella di osservare ogni minimo dettaglio fuori luogo che ha davanti e non si scomoda di certo a farlo notare. Le rivolgo uno sguardo sfuggente e una mia solita smorfia mentre faccio i cinque gradini per arrivare alla porta.
«Neanche tu.» dico mentre la oltrepasso.
Lei mi afferra per il braccio e si mette davanti a me senza esitare.
«Non fare lo stronzo, dico sul serio.» dice accigliata studiandomi in volto con due occhi simili ai miei, come se non mi avesse visto da mesi.
Mi scollo nelle spalle impercettibilmente sentendo un leggero dolore alla spalla e alla ferita di quel graffio che sta guarendo troppo lentamente. Quel cacciatore mi aveva solo sfiorato ma a quanto pare ho sottovalutato la punta di quella freccia, anzi, da allora non ho minimamente pensato al graffio che mi ha causato. L'unico pensiero era rivolto sempre alla scena a cui ho dovuto assistere e l'ira che mi ha portato furibondo.
«Ho dormito male.» rispondo con disinvoltura davanti allo sguardo indagatore di mia sorella e non mi è difficile leggere il disappunto della mia menzogna sul suo volto ma non aggiunge altro mentre mi segue verso lo studio di nostro padre. Apro la porta in legno massiccio senza bussare, interrompendo la piccola riunione fra lui e la sua cerchia che non esista a rivolgermi uno sguardo pieno di giudizi silenziosi.
Il grande Alpha come sempre si mostra indisturbato dal mio atteggiamento e mi fa cenno verso uno dei due posti ancora vuoti in quella stanza. Una poltrona dall'aspetto ancora nuovo messa a destra della sua scrivania. «Siediti figliolo.» dice con tono pacato.
Lancio uno sguardo veloce a quel posto ma non lo faccio, preferendo restare in piedi vicino alla porta. Ingrid invece prende il suo posto sulla poltrona sinistra, sedendosi composta senza proferire parola.
«Dicono che ci sono dei cacciatori che si aggirano per le nostre terre.» spiega lui alzandosi in piedi da dietro la sua scrivania mostrandosi del tutto indifferente alla mia scelta.
«Che cosa vuoi che faccia?» chiedo subito sapendo che il lavoro sporco tocca sempre a me o meglio dire è già toccato e solo uno fra quei cacciatori è ancora libero e ho tanta voglia di sbranarlo.
Lui si mette dietro la poltrona su cui dovrei sedere e appoggia le mani su di essa, guardandola pensieroso.
«Prendi i tuoi beta e trovali, non voglio che attacchino dei civili o che mettano in pericolo qualcuno del branco.» risponde senza alzare gli occhi nemmeno per un secondo.
«Erik, se mi permetti non sarebbe meglio scoprire prima come mai si sono fatti vedere all'improvviso? Nessuno metteva piede su queste terre da anni.» chiede un anziano della cerchia, Gabriel. Il suo posto è poco lontano dalla mia poltrona.

STAI LEGGENDO
Ashes -Il Grande Caos È Dentro Di Me-
WerewolfPiccolo estratto: ||«Cosa c'è che non va con le mie labbra?» «Assolutamente niente, piccola ingenua...sei solo diventata un mio pensiero fisso.» «Ed è positivo?» «Non lo so...ma potrei dirtelo se ti avvicini.»|| Trama: La diciassettenne, Katie Brenn...