Capitolo 38 (1)

2.4K 107 15
                                    

𝕊𝕥𝕚𝕝𝕝 𝕋𝕙𝕖 𝕊𝕒𝕞𝕖 𝔹𝕦𝕥 𝔻𝕚𝕗𝕗𝕖𝕣𝕖𝕟𝕥

Parte 1

𝒦𝒶𝓉𝒾𝑒

Incontro la debole luce del mattino, destandomi da un sonno abbastanza profondo da racchiudere nell'oblio della mia mente i frammenti del sogno, in cui vagavo nuovamente nell'ignoto.

Ho il corpo a pezzi all'accenno di un minimo movimento che faccio per cambiare posizione sotto le lenzuola calde, e quella estasiante presenza che sento alle spalle mi fa sorridere ancor prima di ogni altro pensiero, ancor prima di rendermi conto che oggi dovrò affrontare di nuovo il giudizio di Erik Graves.

Sento l'oscillazione della mia pelle vibrare, sento il brivido scorrermi nelle vene più veloce della foga che mi prolifica la mia magia. Muovendomi ancora più piano, con il braccio di Tristan steso sotto la mia testa e il fremito al basso ventre che mi scalda con un infuocato ricordo di stanotte, mi giro sotto le coperte per catturare quel viso virile che dorme beato. I capelli scuri arruffati, sopracciglia folte, due labbra sufficientemente piene e un'espressione dall'apparenza tenera quanto distinta dalle dure sembianze. Mi muovo più in alto, appoggio il mio mento sul suo forte torace e la pelle del mio corpo si fonde contro la sua liscia e rovente mentre sprofondo in quel momento tanto remissivo.

Un'ombra improvvisa avvolge la mia felicità, un buio passeggero mi percuote.

Anche se dovessi eliminare per sempre quella ragazzina che era in me qualche tempo fa, è impossibile non pensare ogni tanto al perché io mi meriti questa persona. È vero l'ignoto nel mio petto non è più ignoto, l'indomani quella ragazzina ha trovato la sua anima appesa al filo di un'altra e adesso si chiede cos'è la vera paura, non ricordando più cosa si è provato nell'attimo in cui l'ha vissuta.

Mi sento tanto diversa da allora quanto uguale a prima però, piena di incertezze, eppure ammaliata dalla frenesia con cui questa vita mi travolge, una vita che lui mi ha posto nelle mani.

Forse io la paura la provo ancora, ma non è più legata agli scheletri che cavavo nell'armadio. Questa paura è legata all'incertezza, è legata a momenti come quelli di ieri sera, a momenti in cui mi sento dubbiosa di porre la mia fiducia in qualcuno.

Mi ha detto che erano le solite cose, le faccende del branco, una cosa da nulla, prima di andarsene, ma poi è tornato tardi, e anche se ero mezza addormentata, ho provato la chiara sensazione che qualcosa lo tormentava. Qualcosa non da poco perché quella distrazione l'aveva estraniato al punto che non ha avvertito la ma presenza stanotte. Sono rimasta attimi a guardarlo mentre fissava il vuoto, sono rimasta lì nell'ombra ma lui non era lì con me, era altrove e mi sono ritrovata di nuovo in difficoltà a fare le mie scelte.

Affrontarlo o fidarmi della sua parola.

Perché ogni volta che affronto qualcuno, una reazione a catena arriva a toccare anche me, e mi trovo non solo ad affrontare gli altri, ma anche me stessa.

Uno strano formicolio alla mano sinistra mi distrae dal tumulto di quei pensieri, tolgo gli occhi dal suo volto e mi scruto il palmo.

Io devo saperlo. Devo sapere se qualcosa non va.

Porto i miei occhi di nuovo sul suo viso, lo osservo quasi a voler entrare nella sua testa, a vedere se sta sognando, se sta rimuginando qualcosa che io non saprò mai.

Il formicolio che attraversa il mio palmo si intensifica e senza dilungare il mio tormento, dirigo la mano verso il suo volto e la appoggio con il cuore sempre più martellante sulla sua guancia. La sua pelle morbida e arroventata mi fa provare il colmo dell'affetto che provo per lui. In quel momento con una vaga percezione, so di commettere uno sbaglio, di fare il suo stesso errore eppure mi divido in due parti e scelgo quella su cui l'istinto prevale.

Ashes -Il Grande Caos È Dentro Di Me-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora