24 • I TASSELLI MANCANTI

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«Dov'è Doms?» Sibilò Lauro a denti stretti, avvicinandosi in fretta a Cristian e Filippo, che sotto al gazebo stavano facendo colazione con cappuccino e bomboloni.

Si fermò a pochi passi da loro, che lo guardarono con espressione interrogativa.

«Sta ancora dormendo. Perché?» Rispose Cristian.

Lauro non perse tempo. Corse in direzione della villa ed entrò spalancando la porta con un calcio.

Doms si svegliò di soprassalto, balzando seduto e voltandosi di scatto in sua direzione, spaventato.

«Li mortacci...» sospirò dopo qualche secondo, abbassando le palpebre e iniziando a rilassarsi.

«Tu sapevi tutto, non è così?!» Ringhiò l'amico, furioso.

«'A Laurè, ma che stai a ddì?!»

«Lo sai.»

Domenico deglutì, visibilmente agitato. Aveva capito benissimo cosa stesse succedendo, ma volle provare a giocare la carta dell'innocenza e dell'ignoranza, sperando di salvarsi.

«So' confuso, nun sto a ccapì.»

«Non provare a fingere perché con me non funziona!» Proseguì Lauro, con le braccia tese lungo i fianchi e le mani strette in pugno. «Dal primo momento hai cercato di allontanarla da me perché tu sapevi tutto!»

Il compagno si alzò dal letto, recuperò una maglietta e un paio di pantaloncini appoggiati sopra una sedia, e si vestì, con un magone al centro del petto. Non poteva più continuare a mentire.

«Nun te arrabbià. L'ho fatto pe' te.» Si arrese infine. Continuava a dagli la schiena, incapace di guardarlo negli occhi dopo l'enorme sbaglio che aveva fatto.

«Ah sì? L'hai fatto per me? Per colpa tua ho buttato due settimane al vento. Ho rischiato di perderla di nuovo per la tua stupidità!»

«Ho fatto 'na cazzata.» Sussurrò, passandosi una mano sul volto e stropicciandosi gli occhi.

Lauro Imprecò, tirando un forte calcio alla prima valigia che gli capitò a tiro. La rabbia era incontrollabile.

«Sei solo un imbecille! Solo capace di fare casini e cazzate!»

Doms rimase immobile in quella posizione, come pietrificato, tant'era sconvolto da tutto ciò che stava succedendo. La situazione si era complicata più di quanto potesse immaginare.

Nel mentre l'amico aveva ripreso a imprecare, a urlare, continuando a tirare calci a quella valigia, che poi si era accorto essere la propria.

Solo dopo qualche minuto la rabbia concesse spazio all'amarezza. Lasciandosi andare in un pianto disperato, crollò a terra, coprendosi il volto con le mani.

Domenico si sedette di fronte a lui, sopra al proprio letto. «Me fai male ar core quanno piagni.» Farfugliò, con voce spezzata, stropicciandosi nuovamente gli occhi umidi e arrossati.

Ma come aveva potuto pensare di ingannarlo?
I sensi di colpa erano una morsa che stringeva lo stomaco.

«Ma me 'o merito. Ho sbajato e me 'o merito.» Aggiunse dopo un po'.

«Vattene! Non voglio più vedere la faccia del traditore sei!» Gridò l'altro in risposta, guardandolo con occhi iniettati di sangue. «L'ho odiata inutilmente per quattro lunghi anni, e se ti avessi dato retta avrei continuato a farlo. Vattene!»

Doms corse via, distrutto da quelle parole.

*****

Quel giorno Lauro pranzò in camera, in solitudine. Durante il pomeriggio non volle vedere nessuno, preferendo passeggiare per i sentieri del Luxury park, con la sola compagnia di una natura incontaminata.

I quadri di Sin Island || Achille LauroWhere stories live. Discover now