11. Nagisa, Parte 1

56 11 133
                                    

Shoko si svegliò di soprassalto, con il cuore che batteva a mille e il fiatone.

"Uoh, uoh! Calma, amico! Non c'è nessun pericolo." la voce rauca e un po' squillante che aveva parlato fu riconosciuta da Shoko come quella di Mike, il detective di polizia con cui aveva collaborato la giornata precedente.

"Che posto è questo?" chiese, mentre si asciugava il sudore freddo dalla fronte.

Si trovava su un lungo divano dal telaio verde bottiglia, su cui era stata poggiata una coperta un po' rattoppata e decisamente piccola. Intorno a Shoko si estendeva un ampio salone rivestito di pareti composte da piastrelle grigie e bianche a zig zag.

A qualche metro dallo schienale del suo giaciglio, c'era un impianto da cucina in cui non sembrava mancare nessun tipo di utensile, di fronte al quale era posto un grazioso quanto spartano tavolino rotondo. Sulla sinistra del ricco appartamento invece dominava una grande e ben curata zona bar, con tanto di vetrina per i cocktail appoggiata alla parete e minifrigo, probabilmente pieno zeppo di birre.

"This is home!" annunciò Mike, seduto su uno sgabello davanti a lui, tutto fiero della sua tana personale. "Ammetterai che è un vero paradiso, ho ragione o no?" continuò a vantarsi con un ghigno, come a voler intendere che comprendeva l'ovvia invidia che Shoko doveva provare.

E che naturalmente non provava.

"Meh... come ci sarei finito qua dentro?" liquidò la cosa l'uomo.

"Qua dentro lo dici parlando del tuo tugurio abbandonato, infame. Bel ringraziamento per aver fatto dieci piani a piedi, dopo averne già percorso lo stesso numero in precedenza, solo per venirti a cercare. Ringrazia Sana-chan, perché fosse stato per me ti avrei lasciato in quella stanza vuota a marcire!" si lamentò Mike con fare sprezzante.

"Giusto, Akiko..." l'ultimo ricordo che Shoko possedeva erano gli occhi profondi di quella complicata donna a un passo dai suoi.

Akiko si era rivelata un personaggio più inquietante di quanto si fosse mai aspettato, e nonostante avesse capito che le sue intenzioni fossero ambigue e certamente non amichevoli nei suoi confronti, per Shoko la sua immagine rimaneva ancora avvolta nel mistero.

Inoltre, lui continuava a sentirsi attratto da lei come un'ape con il miele; in sua presenza non era mai in grado di pensare e agire con lucidità. Si sentiva inglobato in un senso d'infatuazione che non riusciva a sopprimere in nessun modo, ogni sforzo per cercare di reagire era vano.

"L'hai vista di persona?" Mike lo riportò alla realtà.

"Sì, ma il ricordo mi è poco chiaro. È come se mi fossi immaginato tutto." rispose Shoko.

"Dunque, anche tu hai questa sensazione..." mormorò Mike, come se si fosse liberato di un peso.

"In che senso?"

"L'esperienza di ieri, quel luogo, erano pervasi da una sorta di... aura particolare, non saprei spiegarlo bene. Perfino le guardie al suo interno erano strane: sembrava quasi che fossero controllate da qualcuno anziché agire secondo il proprio arbitrio. E poi..." Mike valutò se convenisse riferire a Shoko l'evento più spaventoso che gli era capitato la sera prima.

Ovvero il momento in cui, alla guida dell'auto con Shoko e Saori privi di sensi e Sana in uno stato di shock emotivo, aveva rivolto per un secondo i suoi occhi verso lo specchietto retrovisore sul davanti, e lì dove ci sarebbe dovuto essere l'edificio da cui erano fuggiti, aveva visto solo erba.
Mike non si era più voltato, e con il cuore in gola aveva accelerato, allontanandosi rapido da quella zona.

"E poi? Parla." domandò Shoko, incerto.

"N-Nient'altro... l'edificio metteva soggezione, tutto qui." Mike decise di evitare il rischio di essere considerato pazzo.

Light Souls CityOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz