Chapter twentysix: awakening

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Nota prima di iniziare: questo Jungkook's pov avviene temporalmente dopo la battaglia, nel punto in cui Kook si sveglia... se ricordate l'inizio inizio della storia, la parte in media res era proprio questa ^^ anche se ovviamente il capitolo è più lungo.
So che dal capitolo precedente è passato del tempo, ma voi non fateci caso.
Grazie mille~
Ely❤

Jungkook's pov

Jungkook si svegliò, sudato e spaventato, su quel letto bianco e inamidato, a differenza delle sue ferite.
Dov'era Jimin-hyung?
Aveva pochi ricordi di quanto era accaduto nella Zona Rossa, o meglio, nel quartiere Kang.
"Signorino Jeon, di anni 17. Coinvolto nello scontro tenutosi al palazzo principale del quartiere Kang, zona ovest di Busan..." sentì dire, e subito la sua attenzione si focalizzò su quella voce.
"Dottore, il ragazzo si è svegliato."
Il giovane osservò il medico e l'infermiere davanti a lui, sentiva dolore alla ferita, strinse i denti per non mostrarlo. Al braccio aveva un bracciale bianco con i suoi dati personali, ed una flebo: sembrava una sacca di sangue, probabilmente era dovuto a ciò che era accaduto.
"Come si sente?" Chiese il medico, avvicinandosi piano a lui, forse non voleva spaventarlo.
"Come dovrei sentirmi?" Ribattè Jungkook, ancora frastornato.
"Stia tranquillo, e si riposi. Le porteremo presto da mangiare, si rimetterà in breve tempo in forze. Ah, a proposito... il signorino Kim Taehyung desidera vederla. Posso dirgli che ha accettato?"
Il castano sorrise e annuì. "Lo faccia entrare."
Taehyung entrò, era vestito con un maglione blu extra-large, dei pantaloni di un improbabile grigio piccione e un paio di ciabatte Gucci dall'aspetto alquanto discutibile.

"Hey, Jungkook. Dormito bene?" Sorrise, scompigliandogli i capelli.
"Quanto ho dormito? Oh gesù, spero di non puzzare..."
Taehyung scoppiò in una fragorosa risata. "Circa un giorno, coniglio. A me hanno dimesso ieri sera, mi sono guadagnato solo qualche cicatrice e un paio di lividi, hai vinto tu."
Il più piccolo annuì, abbassando lo sguardo.
"Hyung, e gli altri?"
Il maggiore alzò gli occhi verso il soffitto. "È stato un duro scontro, Jungkookie. Mangia, poi ne parleremo."
Nonostante l'ansia, il budino al cioccolato offertogli dal suo amico criminologo era lì che lo aspettava, e lo mangiò in silenzio sotto lo sguardo severo del più grande.
"Ho così paura di sapere, hyung..."
"Me lo dicevi sempre quando analizzavamo cadaveri insieme." Ricordò il grigio.
"Lo so. Ma da come hai detto la frase, sembra che tu lo stia reputando quasi divertente..."
"Lo è! Dai, ammettilo, fare i cavoli altrui anche se sono persone morte aveva un certo fascino, Jungkook."
Jungkook annuì, con un sorrisetto. "Ammetto che è stato divertente. Posso andare a trovare Jimin, vero?"

'I-in che senso non vuole più vedermi?"
Namjoon si avvicinò a lui, accarezzando con delicatezza i suoi capelli rossi. Gli avevano impedito di entrare nella stanza dove era ricoverato il suo ragazzo, ma non ne capiva il motivo.
Per quale ragione il suo Jimin non voleva nemmeno vederlo?
"Jungkook, Jimin è rimasto traumatizzato da quella battaglia, alcuni suoi ricordi sono alterati e ciò che ricorda di te è che sei figlio di un mafioso, che stavi dall'altra parte e che eri in combutta con loro per ucciderci."
Il rosso spalancò gli occhi. "Come...?"
"I traumi psicologici spesso causano al cervello danni che non ci immagineremo mai, ma ti assicuro che presto Jimin starà bene. Ora non se la sta passando affatto in un buon modo, è nel reparto di psichiatria." Spiegò l'hacker, e Jungkook chiese il permesso di vederlo.
Lo accompagnò fino al piano superiore, dove attraverso un vetro dal quale si vedeva solo dall'esterno riuscì a osservare la sua condizione: stava parlando con un dottore, sembrava star soffrendo, urlava e si dimenava, ma venne subito sedato. Jimin stava soffrendo, ed era tutta colpa sua. Se Jungkook si fosse arreso davanti al capobanda, forse al suo ragazzo non sarebbe successo tutto ciò.
"Perchè questo ragazzo è qui, signor Kim?"
"Park Jimin è il suo fidanzato. Sa che non sta bene, mi ha solo chiesto di vederlo, anche da lontano in questo modo."
L'infermiera annuì, sospirando. "Non farlo entrare. I ricordi del signorino Park sono alterati... vuole uccidere Jeon Jungkook, pensa sia questo ragazzo innocente il colpevole."
Jungkook rimase in silenzio, portando una mano sulla bocca per non urlare, e cominciò a piangere senza far rumore, subito abbracciato da Namjoon.
"Andrà tutto bene." Mormorò l'hacker, neanche troppo convinto. "Tutto bene, vedrai."
"H-hyung perchè... a me? Proprio io?"
Namjoon gli accarezzò I capelli rossi. "Sono sicuro che presto ricorderà, Jungkookie. Dagli del tempo, okay?"
E Jungkook gli avrebbe lasciato tutto il tempo del mondo, lo aveva promesso a sè stesso per essere forte.

In realtà, forte non lo era mai stato.
Si era sempre sentito un debole, la vita si divertiva a mettergli i bastoni tra le ruote e colpirlo nel vivo con le cose che amava di più: il suo ragazzo, la sua famiglia, i suoi sogni e desideri.
Anche se... dopo quel momento con Namjoon, qualcosa nella sua vita cambiò.
Taehyung era arrivato lì davanti a lui, assieme a due persone di sua conoscenza.
"Appa? Eomma?" Jungkook osservò per un paio di minuti le due figure davanti a lui, con il cuore a mille.
"Jungkook, sei davvero tu?" La donna si coprì la bocca con la mano. "Sei cresciuto così tanto, KooKoo..." sorrise, utilizzando il soprannome di quando il castano era piccolo.
"Mamma!" Jungkook corse verso di lei, tra le braccia di colei che lo aveva cresciuto, colei che aveva creduto morta. "s-siete vivi..." singhiozzò, non riusciva a smettere di piangere, così come il signore e la signora Jeon.
"Avevamo perso le speranze, eravamo in mezzo ai prigionieri del clan mafioso." Sua madre gli accarezzava i capelli, con dolcezza.
Parlarono un po', e Jungkook raccontò loro di come se l'era cavata da solo.
"E mio fratello?"
"Tuo fratello..." sua madre abbassò lo sguardo. "Ti voleva molto bene, Kookie. Lo portarono via da noi una settimana prima di rapirci, una specie di avvertimento. Ti nascondemmo ancora addormentato dentro il ripostiglio, salvandoti-momentaneamente-la vita. Lo uccisero davanti ai nostri occhi quando arrivammo là, e ci promisero che avrebbero trovato e ucciso anche te, se non avessimo obbedito loro. Ci fecero credere morti, così ci hanno detto i poliziotti."
Jungkook sfilò dalla tasca del pigiama dell'ospedale una fotografia. "È il nostro ultimo ricordo insieme." Mormorò, triste.
"Cucciolo, ci dispiace tanto."
"E devo dirvi un'altra cosa, anche se non credo vi piacerà."
"Dicci, noi saremo sempre qui, ora che ti abbiamo ritrovato..."
Il ragazzo si sforzò di non piangere, guardando negli occhi i genitori. "Mamma, papà... io..." prese un respiro profondo. "Sono innamorato di un ragazzo, e se volete ora potete andare via e insultarmi."
Suo padre sorrise dolcemente. "Vuoi dirci come lo hai conosciuto?"
Jungkook annuì, raccontando con voce mesta la storia dal principio, aggiungendo anche il dettaglio della memoria del maggiore.
"Ricorderà, vedrai, non può dimenticarsi di qualcuno come te." Lo rassicurò sua madre.
"Grazie, Eomma."
"E sarà un bravo fidanzato, ne sono certo."
"Lo è, papà. Tornerà ad esserlo."

𝐍𝐮𝐦𝐛𝐞𝐫 112-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora