Capitolo XLIII

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Capitolo XLIII
Confonde gli sguardi con luci di gemme

La settimana di ghiaccio aveva congelato la Foresta. Gli alberi erano vestiti di bianco, con i tronchi freddi e screziati, le radici piantate in un terreno coperto da strati di neve. Di tanto in tanto il cielo si rannuvolava e tuonava minacciosamente, mandando giù delle tempeste che spezzavano i rami e abbattevano i tronchi meno resistenti. I sentieri erano stati cancellati, gli animali che prima popolavano, ruggivano e spaventavano quella zona sembravano essersi dileguati.

Era quello, la settimana di ghiaccio.

Sette giorni dell'anno in cui quattro pareti e un camino da tenere acceso sono i tuoi migliori amici. Sette giorni di gelo assoluto e pericoloso. Alton ricordava che gli abitanti del villaggio, quando arrivava quella settimana, venivano decimati come da un'epidemia. Le case erano sottili e malmesse, per chi ne possedesse una, e spesso non reggevano la tempesta o non riuscivano a scaldare tutti gli occupanti. Le coperte e i vestiti non erano mai abbastanza. Il cibo seccava, scarseggiava o andava a male. Molti si ammalavano. Era successo anche a lui, nel primo anno trascorso lontano dalla madre, e se non fosse stato per Will sarebbe probabilmente morto assiderato. Ricordava ancora quegli occhi verdi e preoccupati che vegliavano su di lui tutta la notte, le mani delicate che gli sfioravano la fronte bollente.

-Ti sei incantato?

Sussultò appena, voltandosi verso Harper. Era stato così silenzioso, dal loro battibecco del giorno prima, che Alton si era dimenticato che fosse lì. Aveva persino acconsentito alla sua proposta di uscire nel bel mezzo della settimana di ghiaccio, inoltrandosi nella Foresta alla ricerca dei Gurung. Il piano era di setacciare l'area vicina alla grotta di Taygeta, dove li avevano visti l'ultima volta, sperando di scovare uno dei loro accampamenti e riuscire a introdurvisi.

-Merda.- Harper imprecò -Ho i piedi congelati.

-Voi soldati siete abituati troppo bene.- Alton decise di punzecchiarlo un po', per distrarsi dalla preoccupazione che il pensiero di Will gli aveva destato -Al villaggio questo freddo lo patiamo ogni anno.

-Tanto di cappello se sei ancora vivo.- sbuffò l'altro -Vorrei starmene alla Cava al caldo, con quel coniglio di ieri ancora tra le mani... o nella pancia...-

Lo stomaco di entrambi brontolò.

-Muoio di fame.- si lamentò ancora il mercenario -Non possiamo nemmeno cacciare, gli animali sembrano completamente spariti!

-Si saranno ritirati nelle loro tane per via del freddo.- considerò Alton -E noi dobbiamo proseguire.

Harper sbuffò, ma si tirò su il cappuccio del mantello e continuò a camminare, gli stivali che affondavano nella neve che gli arrivava alle ginocchia. Dovevano risaltare parecchio, due macchie nere immerse nel bianco della foresta innevata. Per di più in pieno giorno. Mimetizzarsi era fondamentale per il piano. C'era da capire dove trovare il frammento perduto di Electra. E chi, se non i guardiano del Libro stesso, avrebbe potuto fornire loro qualche indizio? Senza contare che forse i Gurung, pur nel loro modo primitivo e selvaggio, possedevano tutte le informazioni di cui avevano bisogno. Compreso il modo per unire i frammenti e formare il Libro.

Se lo proteggevano, dovevano anche sapere come rimetterlo insieme.

Come ottenere quell'informazione senza Will, il solo in grado di comprendere qualcosa della loro lingua, era un problema secondario. Bisognava muovere un passo alla volta. Per il momento bastava trovarli e mettersi sulle loro tracce senza farsi scoprire, anche se la temperatura era bassa oltre ogni limite e persino gli animali avevano rinunciato a girare per la foresta.

Alton sospirò.

Si strinse nel mantello, le guance arrossate e le labbra congelate al punto da spaccarsi. Come un riflesso, sollevò lo sguardo fino a scrutare in lontananza, oltre le fitte chiome degli alberi, dove si intravedevano appena le cime innevate delle Montagne Aguzze. Era straziante non sapere niente. Non avere idea di dove fosse Will, cosa stesse rischiando e persino se fosse vivo. Alton non voleva neanche pensarci. Non si sarebbe mai perdonato per averlo lasciato andare, per aver accettato di restare con Harper mentre lui andava con la principessa. Aveva protestato, certo, ma non abbastanza.

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