Capitolo XLV

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Capitolo XLV
Si segue la ridda

Quando Will riaprì gli occhi era di nuovo sera. Non che facesse molta differenza, visto che nella settimana di ghiaccio il cielo era costantemente coperto da nuvole grigie e pesanti, una notte sbiadita che vinceva in ogni istante il sole. Comunque era buio. Probabilmente il crepuscolo era passato da poco, indizio che gli fece comprendere di aver dormito per praticamente tutta la giornata.

Si mise a sedere con cautela, sentendosi più riposato e spaesato che mai.

Non era abituato a dormire. Il più delle volte rimediava qualche ora di sonno appena prima dell'alba, quando doveva farsi trovare alla bottega per iniziare a lavorare. E anche da quand'era nella foresta, la scomodità dei giacigli della Cava e la necessità dei turni di guardia lo turbavano abbastanza da guastargli il sonno. Inoltre da quando Harper si era unito a loro, Will aveva riposato quasi sempre con un occhio aperto, costantemente turbato. Sapere che Alton era solo con lui, in quel momento, lo preoccupava. Ma poi pensava all'abilità dell'amico, alla furbizia e la prudenza con cui spesso l'aveva tirato fuori dai guai, e si tranquillizzava leggermente.
Sospirò, lasciando a malincuore il materasso. Era rotto, probabilmente di pessima fattura e con decine di molle saltate e pronte a bucargli la schiena; ma era un materasso di un letto, con delle coperte. E Will neanche ricordava l'ultima volta in cui ne aveva visto uno. Forse però ne aveva approfittato troppo, cadendo in un letargo che non gli aveva permesso di rimanere vigile. Per questo si portò automaticamente la mano al fianco, alla ricerca della spada, prima di ricordare che non avevano più armi; e che probabilmente tutte le loro cose erano nelle mani dei Newar. Si tranquillizzò appena, constatando che sembrava tutto in ordine e che doveva essersi semplicemente appisolato. In fondo, addormentato o meno si sarebbe probabilmente svegliato se qualcuno fosse entrato nella stanza.

Se non era accaduto, voleva dire che nessuno lo aveva disturbato, neanche Aislin.

Sussultò. Aislin non era lì. Forse non era mai tornata. Eppure avrebbe dovuto lavorare solo per poche ore, impossibile che stesse continuando fino a notte fonda. Si precipitò alla finestra e, come previsto, lei non c'era. Ingoiò un'imprecazione, mentre il cuore gli si risvegliava di colpo, scacciando il torpore residuo del sonno. Con passi veloci raggiunse la porta e si affrettò per le scale, senza un'idea precisa di dove lei potesse trovarsi. Immediatamente lo investì una musica allegra, arricchita da un canto corale di festa. Mentre raggiungeva il piano terra della locanda, le voci si fecero sempre più forti. Due uomini su gambe traballanti lo investirono a un certo punto delle scale, borbottando in preda al vino prima di sghignazzare e riprendere a salire. Dopo averli oltrepassati, Will a destinazione, dove a quanto pare si stava tenendo una festa.
Dovevano essere una quarantina. Non troppe persone, a dire il vero, ma abbastanza da riempire quel piccolo ambiente, tanta era la gente che cantava, rideva e ballava persino sui tavoli.

Era il caos più totale.

In un altro momento, vedere tutte quelle persone festeggiare allegre in un periodo tanto buio gli avrebbe scaldato il cuore. Ma considerato che aveva perso Aislin, quella confusione e l'impossibilità, per il fumo e la folla, di vedere oltre la punta del proprio naso lo allarmava. Raggiunse a fatica il bancone, si fece strada a gomitate tra una massa scalpitante di vedersi riempire il bicchiere.

-Guarda chi si vede!- da dietro il bancone, Blair gli rivolse un sorriso allegro -Ti godi la festa?

-Blair.- lui attirò la sua attenzione, sporgendosi in avanti -Hai visto la ragazza che era con me? La ragazza bionda?

Lei fece una smorfia.

-Di' un po',- gli fece l'occhiolino -Ce l'ha un nome, quella principessina con la puzza sotto il naso? O anche questo è un mistero?

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