Capitolo XVII

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Capitolo XVII
O si altera la tenebra

Quella notte il piccolo Will aveva dormito meno del solito, ma ne era decisamente valsa la pena. Lui e Marylin si erano visti al laghetto artificiale e lei aveva voluto aspettare la mezzanotte, finendo quasi per addormentarsi sulla sua spalla. A Will era venuto da ridere e l'aveva svegliata delicatamente, proponendole di andare a dormire, ma la bambina aveva insistito e ancora una volta lui non aveva fatto domande. Era rimasto, anche se fare le ore piccole quando devi alzarti prima dell'alba per lavorare non è il massimo.

A mezzanotte lei gli aveva gettato le braccia al collo, così, senza un apparente motivo; poi gli aveva augurato la buonanotte ed era andata via.

Il pomeriggio successivo era stanco morto, ma continuava a pensare che ne fosse valsa la pena. Marylin lo aveva ricompensato con un sorriso bellissimo, senza contare che avrebbe volentieri sacrificato delle ore di sonno per prolungare i pochi momenti che riuscivano a trascorrere insieme. In poche settimane quella bambina gli aveva rubato il cuore, buttando giù tutte le fortificazioni che Will ci aveva costruito intorno. Non ricordava neanche più quand'era stata l'ultima volta in cui era riuscito ad aprirsi davvero con qualcuno, il ricordo di sua madre era sempre più sbiadito e per anni lui aveva dovuto mordersi la lingua e scappare, nascondersi rinunciando a ogni contatto umano.

Aveva dimenticato cosa significasse potersi fidare di qualcuno.

Avere una persona accanto sembra una cosa banale, ce l'hanno tutti, ma per Will era un dono prezioso. Non era abituato e aveva costantemente paura di sbagliare qualcosa, ma Marylin lo faceva stare bene e sembrava curare tutte le sue insicurezze. Anche solo pensare a lei lo faceva sorridere, come stava facendo in quel momento, mentre rientrava nella serra per prendere altri semi di girasole da piantare.

-Tu.- si sentì chiamare, ma non riconobbe la voce.

Un giardiniere che conosceva di vista gli si era piazzato davanti, attirando la sua attenzione. Era alto, abbastanza da sovrastare senza troppi problemi un bambino di nove anni, e piuttosto robusto.

-Oggi è il compleanno della principessa.- il timbro della sua voce era forte e deciso, praticamente gli stava impartendo un ordine -Il re le ha regalato una pianta.

Will rabbrividì, mentre il giardiniere gli indicava un grosso arbusto fiorito alla loro destra. Aveva l'aria elegante, anche se stranamente, poiché conosceva tutti i tipi di fiori e foglie il ragazzino non sapeva come si chiamasse. Era piuttosto grande, un piccolo alberello trapiantato in un vaso di terracotta attorno al quale era avvolto un fiocco verde.

-Portala nelle sue stanze.

Il ragazzino sbatté le palpebre, ridestandosi di colpo. Non poteva farlo. Non ci sarebbe riuscito, non sarebbe rimasto nella stessa stanza del re e non lo avrebbe guardato negli occhi. Era un assassino. Un conto era lavorare per lui senza doverlo mai incontrare, facendo il giardiniere in uno degli orti del palazzo, un altro sarebbe stato presentarsi al suo cospetto e tenere a freno la lingua. Fissò l'uomo che gli stava davanti e cercò di defilarsi.

-Io stavo... devo piantare sei semi di girasole.- tenne la voce ferma e non distolse lo sguardo -Non posso.

Senza rendersene conto si ritrovò il viso rugoso del giardiniere a pochi centimetri dal proprio, le sue mani grandi pericolosamente vicine al collo, ancorate al colletto della camicia svasata che indossava.

-Non te lo stavo chiedendo, ragazzino.-gli sibilò -Porta quella dannata pianta nelle stanze della principessa.- poi lo lasciò andare con uno strattone, spintonandolo verso la pianta e uscendo dalla serra.

DisordersWhere stories live. Discover now