𝗼𝘁𝘁𝗼

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3 giugno 2016

❝ Caro Iwa-chan,
il chiarore di giugno filtra dalle persiane; illuminando il mio volto a tratti, lascia che la luce dell'alba possa cominciare ad insediarsi tra le quattro mura.
Hajime, ho già superato la metà: ho superato il limite, il mio tempo, sono quasi arrivato alla fine del mio blocco.
Mi rimangono solo e soltanto sette fogli, poco inchiostro e una misera penna.
Mi rimangono sette miseri giorni.

Come ormai saprai bene, sono già trascorse settimane dal giorno in cui il mio sonno tranquillo si è interrotto; sono giorni in cui mi sveglio di soprassalto, in cui ancora e ancora i mostri perseguitano la mia mente persino in quello stato di pace.
Non riesco ad ignorarli, Hajime, mi chiamano, non fanno altro che portare il mio cuore a cedere sempre di più a questo mio stato pietoso.
Ciò nonostante, i miei sogni questa notte sono stati piuttosto tranquilli rispetto a quelli che nel corso di questo terribile periodo mi sono ritrovato a vivere.
In essi ho visto il tuo volto, il tuo bel volto che tanto ha rinfrescato la mia memoria; oh, era tutto così vivido, a volte mi chiedo come sia possibile che dei miseri sogni possano apparire così reali, così veri.

Ho ricordato i miei pianti, le mie urla, le mie grida arrivate fino all'interno della palestra; tutti gli allenamenti sprecati, tutte le speranze gettate in fumo. Iwa-chan, ancora una volta eravamo stati sconfitti.
Ancora una volta la nostra squadra non era stata all'altezza, la nostra forza non era stata suffuciente per sovrastare il maestoso talento della Karasuno.
I passi flebili, il sottile suono del vento che invadeva il nostro udito: rammento di come tu, nel nostro tragitto palestra-casa, ti fermasti nel bel mezzo del grande viale.
Il chiarore dei lampioni sul nostro corpo, lo illuminava in attesa che il tuo volto corrucciato permettesse alle tue parole di esordire.
Ricordo il mio cuore battere all'impazzata, il mio volto spaventato, quasi terrorizzato davanti a ciò che stavolta avresti potuto dirmi; mi preparai a qualsiasi insulto, a quasiasi ramanzina che mi avresti riservato.
Serrasti le labbra, incontrasti il mio sguardo.
"Sei stato un buon capitano Oikawa, ce l'abbiamo messa tutta... Tu lo comprendi più che bene, più di chiunque altro; è questo ciò che davvero conta, alla fine." esordisti.
Oh Hajime, non hai idea di quanto queste tue parole siano rimaste impresse, stampate e tatuate nella mia mente, quanto esse mi abbiano fatto sentire bene.

Mi limitai a sorridere, tentando disperatamente di non far sgorgare le lacrime.
Ricordo le tue carezze, la tua stanchezza dovuta al torneo: non ci volle molto affinché ti facesse crollare sul mio letto, lasciando che il tuo volto corrucciato potesse rilassarsi un po'.
Nonostante tutto, sapevo che persino tu avessi sofferto la sconfitta: le tue lacrime, i tuoi occhi piangenti, oh non credo che potrò mai dimenticarli.
Un colpo al cuore.

Fatto sta che non riuscii mai a perdonarmi;
Caro Iwa-chan, come avrei potuto? Avevo portato la nostra squadra alla sconfitta, l'avevo trascinata nel fallimento, nel mio fallimento.
Come capitano avrei dovuto arrivare al nostro obbiettivo, battere, spazzare via ogni avversario con la squadra stabile che avevamo creato.
Rimpiansi e rimpiansi quei tempi, mi allenai, cominciai a pensare al mio futuro pur rimanendo incatenato al passato. Essi furono i momenti in cui probabilmente avrei potuto definire la nostra amicizia come più salda, come più consolidata rispetto al passato; in quei terribili attimi di sconforto, c'eravamo sempre l'un per l'altro.
C'eri sempre per me, Iwa-chan.
Le nostre dita si intrecciavano, il mio amore cresceva, si coltivava a vista d'occhio.
Era forse pronto a mostrarsi?

O forse avrebbe dovuto attendere, attendere soltanto che le nostre strade si separassero irrimediabilmente?

In attesa delle altre, riporró questa lettera qua, petalo di carta in questo mare di fiori. ❞ 

tuo, Tooru

❝𝗶𝗻𝗰𝗵𝗶𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼❞ 𝗂𝗐𝖺𝗈𝗂Donde viven las historias. Descúbrelo ahora