𝗾𝘂𝗶𝗻𝗱𝗶𝗰𝗶

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10 giugno 2016

❝ Caro Iwa-chan,
purtroppo siamo arrivati all'ultima lettera. Costretto sul letto della mia stanza vuota, sto osservando l'alba sfiorare l'orizzonte; il vento è gelido, la mia vita ormai pure.
Oggi sarebbe stato il tuo compleanno, Hajime, avevamo così tanti progetti, progetti che la vita ci ha trascinato via, che il fato ha negato la possibilità di esaudire.

Rammento di quando venni messo in lista. Caro Iwa, ricevere un nuovo cuore non era mai stata una mia volontà, nonostante ciò, sapevo di averne bisogno: il mio era ormai stato privato del suo ruolo, non riusciva più a portare a termine quello che era il suo compito.
Sai, quando ti ritrovi destinato ad un trapianto di cuore, non sai mai se ciò che stai per affrontare riuscirà a salvarti la vita.
Per prima cosa, ti ritrovi privato di ogni preavviso: venire a conoscenza di quando un donatore compatibile sarà trovato è pressoché impossibile.
Per di più, ovviamente, chiunque sia in ancor più gravi condizioni avrà la priorità; le liste di un anno e mezzo; il trapianto; il successo di esso; un probabile rigetto; infezione.
Per dir la verità, Hajime, ti confido che non ero pronto a tutto ciò. Il mio corpo era debole, la mia mente pure, questo ma non tanto da accettare un cambiamento del genere.
Avrei dovuto far mio ciò che non mi apparteneva e, questo, era capace di spaventarmi tanto quanto la morte.
Ad aggiungersi a ciò, c'era il terrore di lasciarti da solo: un intervento fallito, tu in lacrime tra le mura candide dell'ospedale. Mi immaginavo questo scenario tutti i giorni, ogni secondo queste immagini non facevano che straziarmi l'anima.
E se l'intervento non l'avessi fatto, prima o poi ciò sarebbe accaduto lo stesso.

Le mie condizioni erano sempre più terribili, ricordo quelle giornate di ricovero.
Rammento di quando, tu, seppur stanco a causa degli allenamenti, rincasavi nella mia stanza di ospedale, ormai divenuta tua dimora.
Un film, due, tre carezze e il mondo dei sogni era nostro: non potevamo certo fare di più.
Il dolore agli arti cresceva, mio caro Hajime, il mio cuore poco a poco cedeva. Questo tu lo sapevi.
Le tue iridi esprimevano la tua sofferenza, potevo ben notare la tua disperazione. E così, come nella leggenda delle eclissi, la Luna aveva visto il suo Sole affievolirsi.
Quel periodo avrebbe raggiunto la sua fine, la Luna presto avrebbe detto addio al suo Sole. Ma tra quanto sarebbe stata la prossima? Ci sarebbe mai stata un'altra eclissi solare, dove il Sole si sarebbe mostrato al massimo delle sue forze?

No Hajime, no che non ci sarebbe stata.
Questo lo sapevamo entrambi, solo che nessuno dei due si sarebbe immaginato che, la prima a cedere, sarebbe stata la Luna.

Oscurata dai suoi pensieri, avrebbe detto addio per prima.
Lo avrebbe fatto lasciando all'amore della sua vita un ricordo, una misera lettera che non avrebbe fatto altro che spezzare ancor più il suo nuovo cuore.
Ricordo ancora quella giornata; non che siano passati mesi, comunque.

E oh, non sai che vortice di angoscia si crei nel mio stomaco ogni qualvolta le scene di quel giorno mi oltrepassino la mente: il solo pensare al tuo calore, al fatto che, a malapena qualche settimana fa, potevo ancora sentire la forza dei tuoi abbracci.
È bastata una crisi per far crollare tutto, per far crollare tutto ciò che la vita ci aveva riservato.

Nonostante sembrasse una giornata più che tranquilla, sentimmo presto il peso del mondo caderci addosso.
Avevamo dei programmi per quel pomeriggio: privato dalle forze, con una misera carrozzina mi avresti portato a fare un giro del giardino.
Ciò nonostante, forse il fato aveva altri piani. Mentre ci preparavamo per quella giornata di maggio, il mio cuore decise di entrare in crisi: pensavamo che una giacca ci avrebbe riparato da quel venticello primaverile, ma mai sarebbe stato l'ombrello adeguato per fermare la tempesta che, quel giorno, si sarebbe riversata su di noi.

Caddi a terra, il cuore debole e malmesso, in arresto, le luci della sala operatoria: sarei morto quel giorno, il trapianto di cuore serviva ed in modo immediato.
Tuttavia, l'ultima cosa che ero riuscito a scorgere era stata il tuo volto, e questo mi bastava: mi bastava per riuscire a dire addio alla vita che, negli ultimi mesi, non aveva fatto altro che sovrastarmi.
Tu avresti amato di nuovo, saresti stato finalmente libero da quel periodo di sofferenza; io, invece, avrei vegliato su di te. Mi stava bene.

Ciò nonostante, rimasi sorpreso all'ulteriore vista di quella stanza d'ospedale: il mio respiro corto; l'intervento, almeno sino a quel momento, aveva avuto successo.
Portai una mano al mio petto, sensibilità zero, non percepivo niente; pensai che mi avessero semplicemente imbottito di antidolorifici, ma oh, non hai idea di cosa provai quando cominciai a percepire qualcosa di strano, in quel mio battito cardiaco.
E sai, Hajime, quand'è che la mia paura prese ad aumentare? Quando compresi che in quella stanza c'ero solo io, che tu non eri là con me, come il resto dei giorni.
Per la prima volta nella mia vita, ero stato privato della tua mano, della sensazione del tuo conforto sempre pronto ad aiutarmi.
Ebbi paura, quando notai una piccola lettera poggiata sul mio comodino.
Ebbi paura quando la lessi.
Ebbi paura quando la compresi.
Ebbi paura quando la finii.
Ho paura ancora adesso.

Non c'era mai stato un cuore che il mio corpo avrebbe potuto sopportare, caro Iwa, come non c'era mai stato nel momento del bisogno, in quella sala operatoria.
Il mio cuore era tuo, il tuo cuore era mio: pensavo fosse solo una metafora, ma adesso il tuo era mio per davvero. Lo avevamo sempre saputo, in ogni momento sin da quando mi ebbero messo in lista per quel trapianto.
Tu saresti stato il donatore più compatibile, un donatore a cui avevo severamente vietato di proporsi.
Soltanto il tuo cuore avrebbe potuto sostituire il mio, e tu lo sapevi.
Non sai quanto dannai la tua testardaggine, quanto avrei voluto dannare i dottori che ti avevano permesso di donarmi ciò che non mi apparteneva.
In quel mio corpo, custodivo il tuo cuore, sì, ma non lo sentivo mio: desideravo che battesse assieme a me, non che esso riuscisse a salvarmi la vita, privandoti della tua.

Forse è per questo che il mio organismo impazzí, che si ritrovó ad affrontare infezioni su infezioni, da quel giorno, a causa del nuovo cuore.
Era certo compatibile a me, ma il nostro amore era troppo forte per permetterci di vivere l'uno senza l'altro e, questo, persino il tuo cuore lo comprendeva.
Interventi su interventi, alla fine sono riusciti a stabilizzarmi un po': è per questo che sono a casa adesso, caro Hajime.
Sono a casa assieme a te, al tuo cuore e la tua anima, perché la sento, lo sento che vegli su di me tutt'ora.
Ciò nonostante, non reggeró ancora per molto: il dottore stesso mi ha affermato che un'altra infezione potrebbe giungere da un momento all'altro, il mio corpo rifiuta il tuo cuore. L'ho pregato di mandarmi a casa, tutto soltanto per scrivere queste quindici lettere e darti l'addio a te dovuto.
Caro Hajime, non hai idea di come io mi sia sentito: in questi giorni, grazie a questi piccoli pezzi di carta, ho potuto rivivere tutti i nostri momenti, forze, debolezze. Il nostro amore, la nostra dedizione l'uno per l'altro, andata avanti anche contro i confini del fato.
Io ti amo, Hajime, ti amerò sempre e questo è un sentimento che va ben oltre la vita terrena.
Polvere di stelle, ricordi? Forse ci rincontreremo là, chi lo sa.

Obbligato a farmi accompagnare, sono qua, in carrozzina, di fronte alla tua tomba. Non hai idea di quanto io abbia dovuto pregare mia madre, i medici e chi più ne ha più ne metta pur di farmi portare qua.
D'altronde sono i voleri di un morto che cammina, se così possiamo dire, presto sarò sotto terra a farti compagnia, caro Hajime.
Siamo morti entrambi in una vita che non ci vuole protagonisti del nostro amore; ha cercato di cancellarci, di eliminare quella forza assai potente che era il nostro sentimento; tuttavia l'inchiostro è indelebile.
Narratore del nostro sangue, il nostro amore non finirà schiavo di una qualsiasi gomma.

I fiori sulla tua tomba sono tanti, i petali caduti medesimamente; mi vedo costretto a dirti addio, mio caro Hajime, spero davvero che le stelle saranno capaci di ricongiungerci.
E ancora una volta;

Narrando la storia del nostro amore, con questa e le altre, ripongo l'ultima lettera qua, petalo di carta in questo mare di fiori. ❞

tuo, Tooru

❝𝗶𝗻𝗰𝗵𝗶𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼❞ 𝗂𝗐𝖺𝗈𝗂Where stories live. Discover now