chapter 11

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Jungkook era rimasto tutta la notte a casa di Taehyung. Il pittore non si era allontanato minimamente da lui anzi, più le ore passavano, più si stringeva a Jungkook.

L'angelo era rimasto a riflettere per tutte quelle ore notturne mentre il respiro caldo del ragazzo lo rilassava. Stava succedendo di nuovo, e l'angelo ne era consapevole. Sapeva di star sbagliando, ma non riusciva a staccarsi da Taehyung. Quel fragile e timido ragazzo aveva qualcosa di speciale per lui, e il poterlo toccare era la sua condanna.

Quando, tempo prima, si era infatuato di un'umana, della sua umana, loro non potevano avere un contatto fisico. Era come uno spettro e lei non lo aveva mai visto, percepito probabilmente sì, ma Jungkook non era mai sceso sulla terra come in quel momento, era stato solo il suo angelo custode e aveva fatto lo sbaglio di essersi innamorato di lei a tal punto da salvarla da un incidente mortale.

Il suo superiore lo aveva avvisato mesi fa. Quando sarebbe sceso sulla terra per aiutare Taehyung, sarebbe stato più difficile controllare le emozioni, e Jungkook, in quel momento, con il pittore tra le braccia, sentiva e capiva  cosa davvero Namjoon intendesse. Pensava, anzi sperava, che i sentimenti che lo stavano sovrastando in quell'istante fossero emozioni umane: emozioni date dal cielo per far sì che la sua missione fosse portata a termine, emozioni che gli erano state donate per aiutarlo, ma l'angelo sentiva dentro di sé, dentro al petto, una forza troppo potente rispetto a ciò che aveva provato per quella ragazza, sentiva un sentimento vero e puro.

Si massaggiò le tempie e sentì Taehyung mugugnare qualcosa prima di aprire gli occhi gonfi.

"Buongiorno" Gli sorrise teneramente e il pittore si guardò intorno prima di staccarsi di colpo da lui. "Dormito bene?" 

Il ragazzo si morse il labbro e le guance gli si colorarono di un rosa pesca. "Ehm, s-scusa io-"

Jungkook si alzò e si mise di fronte a lui; gli accarezzò una guancia e la sentì bollente. "È tutto okay Taehyung, non scusarti di nulla" Taehyung a volte pensava come quel ragazzo spuntato dal nulla potesse comprenderlo così velocemente, nessuno ci era mai riuscito, ma in realtà nessuno ci aveva mai veramente provato, l'etichetta di 'autistico' spesso era sufficiente a fermare le persone in superficie, senza mai provare a capire. 

"V-vuoi qualcosa da m-mangiare?" Spezzò quella strana tensione che sentiva nelle viscere e si incamminò verso la cucina. Aprì il frigo e tirò fuori del latte. 

"Certo" Jungkook si sedette sullo sgabello e guardò il ragazzo prendere dei biscotti e del caffè già fatto il giorno precedente. Mise il tutto sul tavolo e si sedette anche lui.

Iniziarono a fare colazione, ma Jungkook continuava a guardare il viso ancora addormentato del pittore. Era di una bellezza disarmante. "Taehyung?" Lo chiamò piano, come se avesse paura di disturbare la quiete che riempiva la cucina. Taehyung alzò lo sguardo verso Jungkook. "Stai bene? Cioè, stai meglio?" 

Il pittore sorrise debolmente. "S-si sto m-meglio grazie." L'angelo sorrise dolcemente e riprese a mangiare tranquillo sentendo un peso in meno sul petto, ma il pittore dopo aver ricevuto quel luminoso sorriso, sentì lo stomaco dolente e il battito del cuore impazzito.

Jungkook se n'era andato subito dopo la colazione. Aveva iniziato a comportarsi in modo strano e aveva salutato Taehyung quasi correndo. Il pittore era l'ultima persona al mondo che poteva giudicare i comportamenti altrui, ma in quel momento sentiva che il ragazzo gli stesse nascondendo qualcosa e che la scusa di dover tornare a casa fosse appunto solamente una banale scusa.

Mise in ordine la casa e quando finì le varie pulizie si sedette sul divano. Aveva visto che Yoongi lo aveva chiamato un paio di volte, ma Taehyung non riusciva a perdonarlo, almeno non ancora. Si sentiva ferito dal ragazzo, ed era anche dispiaciuto perché sentiva una bella connessione e una forte chimica tra di loro; se il ragazzo tatuato non gli avesse mentito su un argomento così importante per Taehyung, forse il pittore si sarebbe lasciato davvero andare.

Trovare l'amore, che bella illusione che aveva creato la sua mente. Tante volte Taehyung si era chiesto se qualcuno avrebbe potuto davvero amarlo, ma poi gli ritornavano in mente i suoi problemi, il suo strano carattere e allora tutti i sogni che faceva svanivano come un castello di sabbia.

Taehyung non si era mai innamorato. Aveva provato, ai tempi del liceo, una piccola cotta per un suo compagno di classe, ma il tutto se n'era andato quando aveva scoperto che quel ragazzo era fidanzato con la ragazza più popolare della scuola. Il pittore dunque, aveva smesso di cercare l'amore e si era rinchiuso ancora di più in se stesso, l'unica cosa che si permetteva di amare era la sua arte, i suoi quadri.

Si alzò dal divano sospirando.

Si sentiva così solo quel giorno, così decise di uscire di casa per andare nel suo laboratorio a pitturare un po', doveva staccare da quei pensieri che gli frullavano per la testa dalla sera precedente.

Jungkook era letteralmente scappato via da casa di Taehyung. Mentre stava bevendo il suo latte e caffè, il suo superiore gli era entrato nella mente. Aveva sentito la sua voce seria e severa richiamarlo e Jungkook, anche se a malincuore, era tornato in quella piccola chiesa dove tempo prima aveva incontrato Namjoon.

Aprì il portone e si avviò verso l'altare in attesa. Aveva i capelli appiccicati alla fronte per la corsa che aveva fatto, il cuore batteva veloce e il codino che gli teneva legati i capelli era adesso al polso. Una luce gli offuscò la vista per qualche secondo, e quando riaprì gli occhi il Signore gli si presentò davanti. "Angelo Jungkook" Sembrava più impostato del solito e Jungkook deglutì in ansia. 

"Signore, come mai questa visita?" Era da un po' che Namjoon non si faceva vedere o sentire e questo accese un segnale di pericolo nella testa dell'angelo. 

"Jungkook cosa stai combinando?" Glielo disse così, senza tentennamenti, facendo diventare piccolo piccolo Jungkook. "Dannazione Jungkook ti avevo avvisato di fare attenzione, e tu cosa fai? Sussurri quella frase e fai andare in agitazione tutto il paradiso!" 

Jungkook alzò un sopracciglio. Era confuso, si era forse perso qualcosa? "Ascolta," Namjoon si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla "so che è difficile rimanere distaccati dal mondo terrestre e dalle persone che lo abitano, ma non puoi commettere lo stesso sbaglio. Io sto cercando di salvarti Jungkook, non rendermi le cose complicate." 

E Jungkook le sentì, sentì nella sua testa le parole che aveva sussurrato la sera precedente, non so se posso più farlo Signore. Si morse il labbro e abbassò la testa. "Mi dispiace, non accadrà più, mi sono fatto prendere dalla situazione ieri sera."

Namjoon gli strinse la spalla e gli fece alzare la testa. "Sai quanto ci tengo a te, sai quanto voglia che tu ti senta finalmente libero in paradiso, ma devi fare un ultimo sforzo." Jungkook annuì e si sentì così in colpa. 

Il suo superiore sparì come era arrivato e Jungkook rimase in quella chiesa per pregare. "Mi dispiace, non volevo farvi preoccupare," si riferì agli angeli che lo guardavano dal cielo "non accadrà più, lo prometto, non mi farò più prendere dalle emozioni umane e supererò la missione per tornare da voi." 

Chiuse gli occhi e strinse le mani tra loro, ma il suo cuore aveva già deciso per lui e Jungkook questo lo sapeva.

Bhe, che dire, Jungkook si è messo nei casini e da adesso in poi avremo alti e bassi...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere
A martedì!!!

-alla prossima @taekookitaly ♡





Revisione a cura di BlueMeri___


╰☆☆ Last Mission╰☆☆Where stories live. Discover now