Prologo; La quiete dopo la tempesta.

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Le storie più errate sono quelle  che pensiamo di conoscere meglio- e quindi non indaghiamo o poniamo in discussione

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Le storie più errate sono quelle  che pensiamo di
conoscere meglio- e quindi non indaghiamo
o poniamo in discussione.

Stephen Jay Gould.

Seoul, quindici settembre.

La giornata non era delle migliori, vi era più freddo del solito.
Il ragazzo fu costretto a stringersi nel suo misero cappotto, che in verità non lo riscaldava affatto.
Correva per le strade della città, nella speranza di iniziare a sudare e sentire caldo.

Quello non era un giorno qualunque; quello era il giorno del suo compleanno.
Non era suo solito organizzare feste di grande portata, e in verità, non sarebbe stato così nemmeno quell'anno.
Aveva preferito festeggiare dentro casa, con la sua famiglia e i suoi amici più stretti. Ma la piccola festa iniziava soltanto il pomeriggio, questo stava a significare che prima di poter festeggiare serenamente il suo sedicesimo compleanno doveva sopportare quelle cinque maledette ore di scuola.
Così alle sette e venti del mattino, si ritrovò a girovagare come suo solito, con la macchina fotografica in una mano, un ombrello nell'altra e lo zaino nero opaco sulle spalle.

Il vento scompigliava la sua pettinatura costantemente sistemata: i ciuffi di un biondo ormai slavato gli coprivano la visuale. Il pensiero di fare un taglio drastico e togliere definitivamente quei dannati ciuffi ribelli gli era passato per la testa più volte, ma ognuna di queste si era poi subito contraddetto; amava i suoi capelli quasi quanto le sue foto, insomma, erano così morbidi.

Fece un lungo sospiro quando sfortunatamente si rese conto di essere arrivato alla simulazione dell'inferno -o più precisamente- a scuola.
La scuola non distava affatto da casa sua, e questo significava che doveva andare a piedi e ci metteva anche poco.
A scuola era risaputo che lui fosse tra i più bravi, però nonostante tutto, chi potrebbe mai amare quella struttura colma di persone e aggeggi maledetti?
I suoi amici fortunatamente frequentavano la stessa scuola, e con uno di loro condivideva addirittura la classe. Soltanto uno di loro era più grande di un anno, gli altri frequentavano il terzo anno proprio come lui.

Il ragazzo camminava tra i corridoi ancora praticamente vuoti, approfittando del suo arrivo leggermente anticipato per recarsi in terrazza e scattare qualche foto a quel cielo grigiastro e macchiato di bianco che tanto lo attirava.
Ma non arrivò nemmeno a toccare il poggia mano rosso della scala che qualcuno lo chiamò:
-Hey Lixie, buon compleanno!- Quest'ultimo si voltò, con il volto rosso dall'imbarazzo, aveva immediatamente capito a chi appartenesse quella voce così pimpante già di prima mattina.

-Mi hai già fatto gli auguri stamani appena sveglio, ma ti ringrazio una seconda volta; fratellone-.
Per quanto in imbarazzo, Felix gli donò uno dei suoi più calorosi sorrisi, avvicinandosi alla figura che era rispettivamente suo fratello maggiore.
Il nome del ragazzo era Yeosang, ormai frequentante il quinto e ultimo anno scolastico.
Aveva i capelli neri, naturali -a differenza del fratello minore che li aveva tinti di biondo-, un paio di occhi grandi, castani e ricolmi di allegria, un sorriso smagliante ed un volto a cui pochi sarebbero potuti resistere.
Si somigliavano parecchio a detta di molti, ma Felix invidiava comunque la bellezza di suo fratello.

-Ah, perdonami, sai sto invecchiando anch'io e ormai inizio a scordare certe cose- rise alla sua stessa battuta, contagiando anche il biondo.
-Quindi manca poco e poi inizierò a scordare le cose?- gli chiese Felix facendo una faccia preoccupata chiaramente ironica.
I due fratelli amavano scherzare tra loro, ed era questo che gli permetteva di mantenere un'aria allegra all'interno della loro dimora.
-Spero di no, caro lix, ma inizia a trascrivere o fotografare tutto quello che non vuoi scordare, non si sa mai- Yeosang ridacchiò e gli fece l'occhiolino, per poi allontanarsi e raggiungere i suoi compagni di classe che erano arrivati da lì a poco; finendo così la loro breve conversazione.

Felix continuò a sorridere fino a quando suo fratello maggiore non sparì dalla sua visuale.
Socchiuse gli occhi che poi si stropicciò, rendendosi conto che ormai sarebbe stato inutile salire su in terrazza, le lezioni sarebbero iniziate a breve.
Decise ad avviarsi verso il cortile scolastico, dove solitamente trascorreva le ricreazioni con i suoi migliori amici, e talvolta, anche con Yeosang.

Appena messo piede fuori fu travolto dal vento gelido che dentro la struttura non si percepiva affatto.
Infilò le mani dentro le tasche dei pantaloni e scosse la testa sperando di potersi riscaldare in qualche modo.
Vide i suoi amici posizionati al solito posto, intenti a parlare di qualcosa che da lì non riusciva a comprendere. Curioso di ciò si avvicinò senza farsi notare, ma ovviamente invano, i suoi amici l'avevano immediatamente raggiunto, troncando il loro discorso precedente.

-Buon compleanno mio piccolo raggio di sole!- ricevette un bacio dritto sulla testa, dall'amico che -sotto sotto- preferiva.
-Grazie tante, caro Chris, ma evita di chiamarmi così in publico- il ragazzo si scostò lievemente dalla stretta dell'altro; Christopher era il più grande del gruppo, e di conseguenza si comportava da tale.
Felix pensava sempre di essere fortunato ad averlo come migliore amico, insomma, Christopher Bang Chan era il ragazzo più bello e simpatico di tutto l'istituto.

O almeno, aveva sentito dire così.
Non metteva di certo in dubbio la sua bellezza, i capelli di un castano molto scuro gli ricadevano dritti sugli occhi, aveva vari piercing che in teoria avrebbero dovuto renderlo di aspetto più intimidatorio. Aveva un bel sorriso, e delle fossette da urlo; mentre preferiva non parlare del fisico di quest'ultimo, anche solo pensarci lo metteva in uno strano stato di disagio.

Ricevette gli auguri anche dal resto del suo piccolo gruppetto e poi, la campanella, con una precisione quasi inquietante, iniziò a suonare; richiamando gli studenti e avvertendoli dell'inizio delle ore infernali-scolastiche.

Ricevette gli auguri anche dal resto del suo piccolo gruppetto e poi, la campanella, con una precisione quasi inquietante, iniziò a suonare; richiamando gli studenti e avvertendoli dell'inizio delle ore infernali-scolastiche

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EBBENE SÌ, SONO TORNATA.
In grande stile, oserei dire.
È la prima volta che scrivo seriamente quindi vi prego di non essere troppo crudeli con la sottoscritta (che per la cronaca, si annoia a rileggere e correggere.)
Fatemi comunque sapere come vi sembra questo primo "capitolo".
Alla prossima, cari lettori <3.

Photograph - Changlix.Where stories live. Discover now