I. Zucchero e fumo.

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Non c'è vitache almeno per un attimonon sia immortale

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Non c'è vita
che almeno per un attimo
non sia immortale.

Wislawa Szymborska.

La giornata scolastica era insolitamente passata con velocità, e così, Lee Felix, si ritrovò fuori scuola senza praticamente accorgersene.
Il meteo rispetto alla mattina non era decisamente migliorato, anzi, le nuvole che prima erano bianche tanto quanto lo zucchero filato -che personalmente amava-, adesso erano di un grigiastro tendente al nero; segno che fra probabilmente molto poco avrebbe iniziato a piovere.

-Prevedo una fantastica giornata di festeggiamenti e pioggia-
Il suo amico Jisung parlò quasi come se gli avesse appena letto nella mente.
-Sì, sì stavo pensando lo stesso- Ammise il biondino voltandosi verso l'altro.
Quest'ultimo poi, riprese a parlare, cambiando argomento.
-Lix, a proposito di feste e temporali, penso tu sappia quanto è lontana la mia casa, quindi...se dovesse esserci qualche imprevisto, ovviamente se non reco disturbo...-
-Jisung ne abbiamo già parlato, puoi rimanere senza nessun problema a casa mia- gli rispose, sapendo già cosa volesse chiedergli.
-Grazie tante Felix, sei un vero amico-
-Ma figurati, Jisung-
Jisung fece un breve inchino di ringraziamento per poi voltarsi verso il bus che si era appena appostato a quella che era la logora fermata della scuola.
Allora io adesso vado, ci vediamo stasera-
Raggiunse il bus e ci entrò, mentre l'altro lo salutava con un gesto della mano.

Felix voleva molto bene a Jisung.
Lui era sempre disponibile nei momenti di bisogno, ed era stato uno dei pochi punti di riferimento per Felix quando, anni prima, cadde in depressione.
Ospitare Jisung a casa sua, secondo il biondo era il minimo, ma l'altro, oltre ad essere un ottimo amico, era anche modesto e testardo.

Raggiunse casa sua dopo qualche interminabile minuto a camminare tra le strade infangate.
Yeosang non era ancora arrivato, da quel che sapeva, lui usciva da scuola dieci minuti dopo.
Infilò la chiave nella serratura per poi aprire la porta delicatamente e togliersi le scarpe, lasciandole all'ingresso.
-Sono tornato- disse ad alta voce, facendo rimbombare quest'ultima nella casa che apparentemente sembrava vuota.
Vuota tranne che per un leggero particolare.
Abbassò il capo, avvertendo la figura sotto di sè.
-Vieni qui, Kemuri- Il ragazzo si mise in ginocchio, richiamando a sè una palla di pelo grigia.
Il gatto non ci pensò due volte ad avvicinarsi ed iniziare a fare le fusa, in segno di apprezzamento per le coccole che il suo padrone gli stava riservando.
-Oggi ti vedo più amichevole, piccolo- Felix continuò a passare le dita sotto il mento del micio cinereo.
In risposta il gatto continuò a fare le fusa e a strofinare il muso sul gilet del biondo.

Passarono minuti dove Felix continuò a coccolare il suo gatto; avrebbe continuato volentieri fino al giorno dopo, ma a fermarlo ci fu una stretta allo stomaco, segno che stava letteralmente per morire dalla fame.

A pensarci, l'unico cibo che aveva toccato quel giorno era un misero panino con dentro la nutella, lo stomaco del ragazzo, però, era particolare, quindi del pane non bastava affatto.

La fortuna però sembrava essere dalla sua parte; il fratello era appena arrivato da scuola, questo stava a significare che avrebbe cucinato lui per entrambi.

Quando i due si scambiarono un'occhiata, il maggiore capì subito le intenzioni del più piccolo.
-Lo faccio solo perché oggi è un giorno speciale per te, sia chiaro- precisò Yeosang mentre si toglieva il cappotto e le scarpe.
-Va bene come vuoi, adesso vai a cucinare- L'altro lo prese un po' in giro mentre intanto saliva le scale che lo portavano dritto alla sua camera.

Kemuri -il cui nome significava letteralmente fumo- lo seguiva a ruota e di tanto in tanto si strusciava contro le sue gambe.

Felix aveva scelto quel nome per via del colore grigio del gatto, che in quel giorno gli ricordava tanto le nuvole che guardava soltanto un'ora prima.
Kemuri aveva il pelo lungo e morbido, due occhioni gialli ed il pelo, per l'appunto grigio.
Inizialmente il gatto doveva essere dato alla cara zia Weyang, ma per via di strani imprevisti, si erano trovati da un giorno all'altro con un membro della famiglia in più.

Mentre il fratello cucinava, Felix si era sistemato sul suo morbido letto.
Il gatto era ancora lì, non sembrava intenzionato ad andarsene.
-Allora ti ricordi che oggi è il mio compleanno- Sembrava strano vedere un ragazzo parlare con un gatto, aspettandosi addirittura una risposta.

Ma il micio, che era molto intelligente, effettivamente una risposta gliela diede.
Si mise sulle gambe del padrone e con la lingua quasi gli baciò una guancia.
Felix non smetteva di sorridere, amava il suo gatto e la cosa sembrava reciproca.

Alla fine, si decise a scattargli una foto: scelse di ritrarre il suo gatto in bianco e nero.
Intanto costui se ne stava sul suo letto, a mo' di sfinge.
Il flash della fotocamera fece sobbalzare la creatura che poi si ricompose per poi guardare il padrone in tono di rimprovero.

Felix guardò il suo gatto e gli sorrise imbarazzato, mentre le foto erano pronte per essere visionate: erano venute molto bene, Kemuri sembrava proprio un modello.

Le guardò attentamente mentre si sedeva ai piedi del letto.
Prese a selezionarle con cura e attenzione; il fratello però lo interruppe, annunciandogli che il pranzo era pronto.

Quasi a malavoglia -e scordatosi quasi del tutto che stesse morendo dalla fame-, Felix scese in sala da pranzo, dove lo aspettavano le prelibatezze che solo Yeosang sapeva cucinare.

-Ah fratello, tu sì che sei il migliore- affermò Felix mentre si sedeva a tavola senza un briciolo di grazia.
-Ne sono consapevole- rispose l'altro, mentre iniziava a consumare il pasto.
-Almeno se non riuscirò nei miei obbiettivi potrò sempre lavorare alla mensa insieme alla signora Ahn-.
Il minore sorrise portandosi una mano sulle labbra, che aveva leggermente macchiato.

Yeosang sgranò gli occhi guardando il fratello che si puliva la bocca con la manica della camicetta.
-Hai sedici anni e non hai ancora imparato le buone maniere- Sbottò poi, porgendogli un tovagliolo.
-Ieri ne avevo ancora quindici, dammi il tempo di metabolizzare- Gli rispose, facendo sospirare il fratello maggiore, che evidentemente non ne poteva più.

I due continuarono a battibeccare ed intanto mangiavano e mangiavano, fino a riempirsi completamente.
-Yeo, stavolta ti sei superato, per digerire tutto questo mi ci vorranno minimo due anni- Si accasciò sulla sedia, portandosi una mano al ventre.
-Oppure magari potresti semplicemente andare a fare una passeggiata e nel frattempo scattare qualche foto-
Rispose il moro sorridendogli, e ricevendo lo stesso dal diretto interessato.

Photograph - Changlix.Where stories live. Discover now