2 Friends

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Ogni volta che lo guardo, non riesco mai ad individuare il millesimo di secondo in cui il mio pensiero riguardante Bred è cambiato da "Sei uno che a breve non rivedrò mai più in vita mia (grazie a Dio!)" a "Ti odio, ma sei il mio migliore amico".
Più ci penso, più credo che non avrò mai una risposta a questo grande punto di domanda.
I concerti con i Queen, io e Bred li abbiamo sempre trovati divertenti, ma quelli degli Smile erano... diversi.
Potevi sentire i nervi risalirti invadendo l'eccitazione e mescolandosi nel tuo corpo modificandolo in un budino.
Non importava il volume della musica che stavamo suonando, nessuno di noi era capace di sentire nient'altro che i battiti del proprio cuore e l'adrenalina che ci univa come se fossimo collegati da un unico filo elettrico che dava scosse più del dovuto.
Portavamo noi l'attrezzatura e la sistemavamo con quelle mani tremanti che solo prima di un concerto possono presentarsi.
Cucinavamo noi il popcorn da servire prima di iniziare. Faceva parte della preparazione. E poi invitavano i manager e i dirigenti delle case discografiche ai concerti.
Puntualmente non venivano mai.
Con Friederike era tutta un'altra cosa.
Eccitante ugualmente.
Ma diverso.
L'autostima non mancava: avevamo una fiducia in noi stessi quasi folle ed una fede incontrollabile nelle nostre capacità tecniche personali.
I critici più snob trattavano i gruppi hard rock come merde.
Quando eravamo negli Smile, ogni volta che Jim passava con un nuovo giornale, ci facevamo quattro risate su come gli altri giudicassero il lavoro di mesi in un battito di ciglia senza sapere cosa ci fosse stato dietro.
Nei Queen tutto ciò non poteva accadere.
C'erano un sacco di giornalisti musicali per i quali eravamo solo spazzatura. E la cosa iniziò a ferirci.
Non prendeva me, Jeff o Bred direttamente, ma vedere gli occhi azzurro elettrico di Freddie spegnersi e fingere che andasse tutto bene ci faceva infuriare. Soprattutto Jeff.
Ciò che ci fece resistere fu il legame tra noi.
Eravamo capaci di essere molto più cattivi, crudeli e perfidi l'uno verso l'altro di quanto potesse fare la stampa. E così reggemmo i colpi sostenendoci a vicenda, diventammo... una famiglia.
Il punto è che è talmente facile ignorare ciò che nemmeno ti sfiora.
Negli Smile, le critiche non si meritavano neanche un briciolo della nostra serietà perché non pensavamo che qualcuno di noi ne avesse un po' da dargli.
Ma, quando vedi su un giornale che gira per Londra un grande commento omofobo su una persona che ha dato notti per fare un lavoro stupefacente, la voglia di scherzare ti passa.
Ed era interessante.
Non si pensava che Freddie avesse a che fare con quel mondo tanto criticato. Noi non lo pensavamo. E, all'inizio, credevo che neanche Freddie la pensasse così.
Ma era vero e, col senno di poi, divenne ovvio.
Penso che negli Smile le cose fossero più semplici, ma non altrettanto belle.
Quando io e Bred entravamo in una stanza, avevamo sempre l'idea che nessuno sapesse chi fossimo e la necessità di dimostrare il nostro valore era di conseguenza.
Sono pensieri che non ci hanno mai abbandonato del tutto; mi sveglio la mattina e penso: "Mio Dio, ma è successo tutto davvero?"
Poi sfoglio un po' di ricordi di tutto quello che abbiamo passato, rivedo nelle nostre discussioni le scemenze che ho fatto al posto suo, riconosco in lui la mia coscienza e potrò stare certa di una cosa nella mia vita.

È tutto accaduto per davvero.

Mi chiamavano "Regina"Where stories live. Discover now