COLPEVOLE

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TOKYO
Pochi minuti dopo l'attentato al palazzo governativo

Gli elicotteri sorvolavano i grattacieli seguendo la colonna di fumo nero partita dal vertice della Torre 1 dell'Edificio Metropolitano dove era in corso la riunione politica del G7.
Gli idranti spegnevano le fiamme e i soccorsi si erano attivati
tempestivamente.
I lampeggianti blu e gialli delle pattuglie e dei mezzi di scavo si alternavano ai flash dei giornalisti che illuminavano l'area circondata dalle transenne e dalle persone.
Parecchie autoambulanze, mezzi dell'esercito e forze dell'ordine si erano già messi all'opera.
I morti erano stati a decine, i feriti ancor di più e i danni alla struttura notevoli.

Dall'Istituto di Ricerche Fotoatomiche, Koji Kabuto apprese la terribile notizia.
Senza perdere un attimo di tempo salì a bordo del Jet Pilder e in pochi minuti raggiunse l'area dell'attentato.

Il pilota dello Z arrivò sul posto, atterrò bruscamente nei pressi del piazzale e una volta fermo davanti all'edificio spense i motori del Pilder. Balzato fuori dal velivolo si sfilò il casco e dopo aver evitato il via vai di giornalisti con il cuore in gola si diresse verso il personale medico per avere informazioni riguardanti le condizioni di salute del dottor Yumi e della figlia Sayaka.

In quel momento i soccorritori intenti a coprire i cadaveri venivano fermati da Koji.

" ...aspettate"

Passando di letto in letto Kabuto osservò le salme, pregando di non trovare nè Sayaka nè Yumi.

"Saranno riusciti ad uscire..."
Pensò tra sè e sè Koji.

Il ragazzo si avvicinò al corpo esamine di una giovane donna simile nei lineamenti al viso della sua fidanzata.

"Sayaka? No... non è lei! ...povera ragazza..."

Poi Koji passò successivamente a una seconda branda e a un altro corpo da guardare.

"Non sono loro... neppure questa volta" Riflettè Koji, inorridito alla vista di altri cadaveri.

Una terza, una quarta...

Che strazio.

"Ma si... ce l'avranno fatta... siamo usciti da situazioni peggiori..."

Commentò Koji cercando di autoconvincersi anche se quella sensazione di disagio e di frenesia non lo abbandonava.

Un'altra branda... l'ultima.

"No!"

Koji questa volta si bloccò impietrito e scioccato.

"No!"

L'angoscia e la speranza lasciarono spazio alla cruda realtà.

"No!"

È lui.

Un uomo sulla sessantina, giacca e cravatta, moro con spruzzi di colore grigio sui lati dei capelli, con le lenti degli occhiali rettangolari frantumati e gli occhi socchiusi giaceva immobile.
Un rivolo di sangue partito probabilmente dalla nuca o dalla parte frontale del capo gli disegnava una ipsilon sul volto.

Koji riconobbe nel professor Yumi il corpo della persona deceduta.

"No... no... non è possibile... dottor Yumi!"

Con il volto celato dalle lacrime e dalla commozione un segno della croce e un bacio d'addio furono gli ultimi gesti indirizzati da Koji Kabuto al padre della sua ragazza prima che il viso di quest'ultimo venisse velato dal lenzuolo bianco e portato via per sempre dai soccorritori.

"Gennosuke, ti prometto che troveremo chi ti ha fatto questo..."

Esclamò il pilota dello Z mentre un infermiere cercava di tranquillizzarlo.
"Coraggio ragazzo..."

L' ERA DEI MAZINGA Where stories live. Discover now