CAPITOLO 48 | Josh

7.1K 221 99
                                    

3 FEBBRAIO
-50 giorni

Nonostante le proteste, Josh continuò a baciare Sarah senza tregua, facendole il solletico, leccandole la nuca, sollevando la maglietta fin sotto il seno, mentre lei cercava di mettere i piatti in lavastoviglie senza rompere qualcosa.

«La smetti? Sto facendo un casino!» Rise quando le pizzicò il sedere e le posate d'acciaio tintinnarono sul pavimento.

«Se non vuoi che ti tocchi il culo, non girare con questi addosso.» Infilò due dita nell'elastico degli shorts rosa e l'attirò a sé, baciandola con foga.

Allentò il laccio di quei pantaloncini irriverenti che lo avevano provocato per tutta la sera e glieli abbassò con impazienza, spingendola all'indietro verso il lavello della cucina.

La sollevò dal giro vita per farla sedere, ma Sarah ci cadde quasi dentro, scoppiando a ridere.

«Devo rispondere, aspetta.» Sarah sentì il telefono vibrare sul tavolino, in soggiorno, ma Josh le baciò il collo bloccando ogni via di fuga.

«Richiameranno.» Frugò sotto la maglietta di cotone, ma prima di poter concretizzare il desiderio di spogliarla e piegarla sul bancone della cucina -come aveva sognato fin dalla prima sera in cui aveva dormito lì-, qualcuno bussò alla porta e Josh alzò gli occhi al cielo, esasperato da quelle continue interruzioni. «E che palle!» Sbuffò, facendo un passo indietro e Sarah corse verso il divano per non perdere la chiamata.

Rialzò gli slip fucsia e recuperò lo smartphone dal tavolino. «È mia madre.»

«Ma non sono tipo le tre del mattino a Londra?»

«È un'animale notturno, come te.» Gli fece l'occhiolino. «Rispondo di là.»

«Ma riporta subito qui quel culo, dopo! Voglio scoparti qui sopra», batté la mano sul marmo del bancone e lei rise e si girò di spalle per mostrargli il fondoschiena.

Mimò una sculacciata, facendo l'occhiolino e corse in camera da letto, mentre Josh ridacchiava, pensando a quanto si sarebbe divertito, dopo, ad accontentarla.

Raccolse dal pavimento i pantaloni che le aveva tolto e li buttò sul bancone, tra i bicchieri lasciati lì per distrazione e una bottiglia di Heineken ancora mezza piena. Poi il campanello suonò un'altra volta.

Andò verso l'ingresso, guardando di sfuggita l'ora sul quadrante dell'Apple Watch e si chiese chi potesse essere così insistente alle dieci di sera e, quando finalmente aprì la porta, si trovò davanti un paio di ragazzi robusti, vestiti come dei rapper.

Uno sembrava ispanico, col pizzetto e una scritta tatuata sulla gola; l'altro aveva la testa rasata, un piercing ad anello sul labbro inferiore e un paio di catene dorate e appariscenti intorno al collo. Non li aveva mai visti.

«Che volete?» Chiese Josh dopo aver notato il ragazzo col piercing guardare con interesse all'interno dell'appartamento: sembrava cercasse qualcosa.

«Tu sei Josh, vero?»

«Chi vuole saperlo?» Rispose irritato e, chissà perché, si mise sulla difensiva.
Tenne la maniglia stretta in una mano e bloccò l'entrata con un braccio.

«Abbiamo una conoscenza in comune.»

E Josh titubò, perché non sapeva proprio di chi stessero parlando, ma prima che potesse mettere a fuoco la situazione e capirci qualcosa, il ragazzo rasato tirò fuori dalla tasca dei jeans un coltel*o a scatto e si sferrò contro di lui.

D'istinto, Josh fece un passo indietro e lo schivò, cercando di sbattergli la porta in faccia per rallentarlo ma, impegnato a evitare che quella lama di dieci centimetri si conficcasse nell'addome, non riuscì a impedire che entrasse in casa.

NIGHT SKYWhere stories live. Discover now