CAPITOLO 51 | Sarah

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13 FEBBRAIO
-40 giorni

«È questa casa tua?» Chiese entusiasta quando Josh parcheggiò l'auto di fronte una villetta dipinta di bianco, che affacciava direttamente sulla spiaggia.

«Te l'avevo detto, no?»

«Non mi avevi detto che era a Santa Monica! E non mi avevi detto che era praticamente sulla spiaggia!» Sorrise, scendendo dalla Camaro blu che Josh aveva noleggiato per la settimana e corse nel vialetto, mentre lui spegneva il motore e rideva divertito dalla sua espressione esterrefatta. «Andiamo dentro, voglio vedere!» Saltellò eccitata.

«Aspetta, devo prendere le valigie.»

«Le prendiamo dopo, andiamo!» Corse su per i gradini, fermandosi di fronte la porta color betulla finemente intagliata sugli angoli e vide poi Josh alzare la visiera del cappellino Jordan sulla fronte e chiudere l'auto con lentezza esasperante: la prendeva in giro?

Recuperò le chiavi nelle tasche laterali dei pantaloni e salì due a due i gradini di fronte all'entrata.

«Sbrigati, dai!» Lo incitò, prendendogli il braccio tatuato e lui buttò la testa all'indietro e rise ancora più forte.

Aprì la porta con la lentezza di una lumaca e Sarah si buttò subito all'interno quando la serratura scattò, notando il parquet luminoso e le pareti dipinte di bianco: tutto profumava di menta e gelsomino. Era un paradiso.

Superò l'ingresso -lungo solo qualche passo-, e si trovò in una stanza enorme circondata da vetrate: a destra, c'era un corridoio -da cui si arrivava forse alla camera da letto- e un grande divano bianco, abbellito con cuscini azzurri e gialli.

Sulla sinistra, vide la cucina grigia, divisa dal resto della stanza da un lungo bancone di marmo. Avrebbero potuto mangiare tranquillamente cinque persone sedute lì e Sarah pensò subito sarebbe stato fantastico fare colazione guardando l'oceano.

Si avvicinò alla vetrata, per aprire la porta scorrevole che affacciava sul portico e il profumo di salsedine le diede ancor più il buon umore. Era davvero un altro mondo.

«Ti piace?» Josh le avvolse le spalle con le braccia.

«L'adoro!» Sorrise contenta come una bambina e appoggiò la schiena al suo torace fasciato solo da una t-shirt leggera.

«Per fortuna fa caldo anche se è febbraio. È strano.»

«Per una volta, il riscaldamento globale non sembra così male!» Scherzò e lui sorrise e le baciò la testa.

«Vieni, ti faccio vedere una cosa.» La portò di nuovo dentro, verso il corridoio adiacente all'ingresso ed entrarono insieme in una camera da letto grande quasi quanto il soggiorno e Sarah restò senza fiato.

Coprì le labbra piegate di meraviglia e fissò gli occhi sulle vetrate altissime che illuminavano l'ambiente.

Ogni cosa sembrava brillare lì dentro: le tende bianche, le lenzuola di lino, il vaso di margherite colorate posto su un comodino.

C'era persino un bagno privato con una doccia gigante e due lavandini; la cabina armadio poi era davvero enorme.

«Dormiamo qui, vero?» Domandò, avvicinandosi al letto. Sfiorò le tende che cadevano morbide dal baldacchino e sorrise ancora come una sciocca: le facevano male gli zigomi ormai.

«Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto.»
Josh appoggiò la spalla alla cornice della porta e sorrise compiaciuto quando Sarah sfilò dal vaso una margherita gialla, sedendo poi sul materasso.

«Mi piace tutto di questa casa. È stupenda.» Annusò il fiore stretto tra due dita.

«Se avessi saputo che ti avrebbe fatto così felice, ti ci avrei portato prima.» Avanzò verso la porta scorrevole e l'aprì. Una brezza fresca invase la stanza e Sarah chiuse gli occhi, lasciando che la cullasse.

E le sembrò davvero di essere in paradiso: era tutto caldo, profumato e il rumore dell'oceano riempì i suoi pensieri, oscurando i sentimenti spiacevoli che avevano avvelenato gli ultimi giorni.

Guardò Josh in piedi, vicino alla finestra e si sentì così fortunata che non riuscì a trattenere l'impulso di abbracciarlo.

Lasciò la margherita sul letto e lo raggiunse in pochi passi: «Grazie di avermi portato qui.» Appoggiò il mento al suo torace e Josh sorrise tranquillo e soddisfatto.

«Ti senti meglio?»

Sarah annuì, infilando le mani sotto la sua t-shirt, accarezzandogli la schiena fresca e muscolosa di cui disegnò ogni forma con le dita.

«Vado a prendere le valigie.» Le baciò la fronte, accennando un passo, ma lei lo bloccò: allungò le mani verso il suo viso e gli sfiorò le guance, salendo poi verso l'arco delle sopracciglia per realizzare che anche Josh era più rilassato.

E si sentì in colpa per averlo fatto preoccupare tanto.

Si sporse su di lui e gli baciò il mento e poi le labbra.
Da tempo non stava così bene e, sentendo il suo sapore sulla bocca, Sarah avvertì quel brivido piacevole lungo la schiena che conosceva bene, ma che era rimasto sepolto dall'ansia di quei giorni passati a preoccuparsi di tutto.

E fu felice che fosse riemerso e per questo l'assecondò, spingendosi sul corpo di Josh che se a New York era sempre caldo e confortevole, in quel momento le parve fresco e dissetante.

Gli posò le mani sulla nuca e sentì la lingua sulla sua, lenta, delicata, ma piena di desiderio, necessità. E più lui la baciava, più quel brivido si faceva forte, prepotente in ogni angolo del suo corpo.

Si avvinghiò alle sue spalle, tirandolo all'indietro verso il letto e iniziò a spogliarlo nel tragitto senza nemmeno accorgersene: lasciò cadere a terra il cappello e gli sfilò la maglietta nera con un gesto così veloce da farle girare la testa, mentre lui la schiacciava al suo addome come se avesse aspettato quel momento per mesi.

«Non sai quanto ti voglio...», le confessò, staccandosi dalla sua bocca e, la sua voce sommessa, la fece eccitare così tanto, che gli sbottonò i pantaloni e cominciò a massaggiarlo insistente attraverso i boxer attillati.

«Invece lo so. Anche io ti voglio.» Rispose esaltata dal fuoco che gli illuminava lo sguardo, mentre realizzava che erano passati davvero troppi giorni da quando l'avevano fatto l'ultima volta.

Dovevano assolutamente recuperare ogni secondo, pensò, baciandolo ancora una volta e Josh l'afferrò per le cosce e la stese impaziente sul letto.

Le fece alzare le braccia sopra la testa, per sfilarle la maglietta e si fiondò affamato sul suo seno, leccando, baciando, succhiando.

La sua bocca era calda, ma le diede i brividi, eppure stava andando a fuoco, pensò, mentre le toglieva i leggings e gli slip con un solo movimento.

Impaziente, la toccò tra le gambe e sorrise compiaciuto nel trovarla bagnata, pronta ad accoglierlo senza bisogno di aspettare oltre.

E così, in un attimo, si stese su di lei per diventare una cosa sola e fu consolante, eccitante e Sarah sentì di essere di nuovo se stessa tra le sue braccia, mentre Josh la toccava dappertutto, spazzando via qualunque cosa non riguardasse quel momento.

Loro due e basta.

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