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Non appena varcò la porta del bar, molti sguardi si girarono verso di lui notando fin da subito il sangue che, in parte, gli ricopriva il volto.

Ignorandoli apertamente, si avvicinò al bancone, guardando di sott’occhio alcuni clienti che, prendendo la loro ordinazione, si allontanarono velocemente dalla sua figura leggermente chinata in vanti e col respiro affannato e le mani con ancora qualche residuo cremisi.

  «Dov’è Veronica...?» chiese Alessandro al barista che, impaurito, gli indicò il retro del bar.

Lo ringraziò con un cenno del capo, per poi alzarsi e avvicinarsi a passo felpato alla porta. Si voltò verso gli altri clienti, fulminandoli con lo sguardo, per poi esclamare un «Cosa volete?» a gran voce che li fece voltare per tornare a prestare attenzione a qualcos’altro.

Sospirò frustrato, bussando leggermente e, quando non ricevette alcuna risposta, aprì di poco la porta, facendo girare di scatto la bruna.

  «S-Signor Ackerman» mormorò lei, affrettandosi a coprirsi il petto. «A cosa devo la sua visita?» chiese curiosa, on le guance leggermente velate di rosso.

   «Volevo vedervi» rispose soltanto, guardandosi attorno con fare curioso.

La stanza era piccola, con all’interno un semplice armadio con accanto uno specchio, munito di sedia mentre, nell’angolo, c’era un lavandino. Le pareti erano di legno, leggermente logoro proprio come la porta.

  «Sarei potuta passare più tardi, signor Ackerman» mormorò lei, voltandosi appena per sistemare il cambio nell’armadio.

Il corvino sorrise istintivamente, avvicinandosi alla sua esile figura, posizionandosi alle sue spalle.

  «Lo so...» le sussurrò all’orecchio, poggiando le grandi mani sui suoi fianchi, stringendo leggermente.

Veronica trattenne il fiato, poggiano le sue su quelle del corvino, sussultando non appena la sua pelle fredda incontrò le dita calde della ragazza.

  «S-Signor Ackerman» sospirò, non appena le labbra del corvino si posarono sul suo collo pallido.

Il suo tocco, bruciava al contatto con la delicata pelle della bruna, portandole brividi di piacere in tutto il corpo.

Le sfiorò una guancia, per poi eliminare dolcemente quei centimetri che dividevano le loro labbra in un bacio bisognoso di affetto e amore.
La sua mano scivola lentamente dalla sua guancia alla nuca.

Veronica, prendendo l'iniziativa, allungò le braccia attorno al suo collo, chiedendogli con la punta della lingua di amplificare il bacio.

Socchiudendo goffamente le labbra, gli diede la possibilità di approfondire.

Le sue mani scivolano sui suoi fianchi, che accarezza con dolcezza e possessione allo stesso tempo.

  «Signor Ackerman-» disse lei, spingendolo leggermente via, guardandolo con gli occhi sgranati.

Non notò quella sua scintilla maliziosa che lo caratterizzava, ma nel suo sguardo trovò solo l'oscurità.

Gli occhi parevano più scuri, quasi da diventar un azzurro come gli altri.

  «Cos’è successo...?» chiese in un flebile sussurro, notando come i suoi occhi parevano più scuri del solito.

  «Sono giorni che non so cosa dire...o fare...o pensare, eppure quello di cui sono certo» iniziò Alessandro.

Mentre proferiva parola, si avvicinava maggiormente a lei, guardandola negli occhi.

La bruna, senza distogliere lo sguardo, indietreggiava, con la bocca leggermente dischiusa, fino a toccare il muro con la schiena.

  «...è che, in questo preciso momento, ho una voglia matta di strapparti i vestiti di dosso...metterti su quel tavolo e baciare ogni singolo centimetro del tuo corpo. E vorrei che quelli che ci sentissero...che fossero invidiosi che il bastardo fortunato di stare in questa stanza assieme a te, sia io...ho una voglia matta di far capire loro che sei mia» nel mentre, poggiò il braccio accanto al suo volto, bloccandola con il proprio corpo. «Probabilmente è una pessima idea...» sussurrò contro le sue labbra, da dove non distolse lo sguardo.

La bruna aprì la bocca per parlare ma da essa uscirono solo sospiri sommessi mentre, anche lei, fissava con desiderio le labbra del corvino.

  «Esatto» ribatté in un sussurro, alzando lentamente lo sguardo in quelle iridi azzurre, leggermente appannate dal desiderio di farla sua in quel momento.

La bruna puntò di nuovo l’attenzione sulle labbra di Alessandro non appena quest’ultimo, quasi come a provocarla, si leccò il labbro inferiore, ghignando appena.

Ancora persa tra i suoi pensieri sull’uomo dinnanzi a sé, emise un leggero grido di sorpresa non appena, Alessandro, la prese in braccio.

Allacciò le gambe alla sua vita, tenendosi in equilibrio poggiando le mani sulle sue grandi spalle.

Il signor Ackerman ridacchiò appena, poggiandola sul tavolo di fronte allo specchio per poi allontanarsi appena per poterla osservare meglio.

Ghignò vedendo le sue labbra rosse e gonfie dato il bacio passionale di pochi istanti prima e i capelli in disordine. fisso il suo sguardo in quello della ragazza, notandolo leggermente appannato e con una luce di desiderio dentro di esso.

La bloccò di nuovo, poggiando le mani ai lati dei suoi fianchi, sfiorando le loro labbra.

  «Se non mi fermi adesso...non credo di riuscirci più tardi» mormorò lui, poggiando la fronte contro quella della bruna, chiudendo gli occhi mentre, con il respiro affannato, si leccò il labbro inferiore come a voler ricordare il sapore e la morbidezza di quelle di Veronica.

  «S-Si...credo che sia meglio fermarci qui» rispose lei ridacchiando appena.

Il corvino annuì per poi allontanarsi leggermente da lei, puntando lo sguardo in quello della bruna che, intanto, cercava di riprendersi da quello scambio acceso di baci che di casto non ne avevano neanche l’ombra.

Rivolse un piccolo sorriso imbarazzato all’uomo dinnanzi a sé, scostandosi una ciocca dietro l’orecchio.

  «Signorina Rossi...adesso dovrei andare» mormorò, avvicinandosi a lei per prenderle il volto tra le mani, alzandolo leggermente. «Ho bisogno di voi al...funerale» disse a fatica, lasciando intravedere un lampo di dolore negli occhi alla consapevolezza dell’evento spiacevole a cui avrebbe dovuto presentare.

Veronica annuì, prendendogli le mani tra le sue e stringerle leggermente.

  «Certo...ci sarò» rispose, sorridendo quando notò lo sguardo sollevato del signor Ackerman.

La mia Ossessione Where stories live. Discover now