Capitolo 1

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"I mostri sono reali e anche i fantasmi lo sono. Vivono dentro di noi e, a volte, vincono."
       
      - Stephen King


Oggi

La voce di quella megera rimbomba dal megafono, nascondo la testa sotto il cuscino.

<<Sveglia! Tra cinque minuti vi voglio in mensa per la colazione!>>

<<Vaffanculo! Stronza...>> mugugno rigirandomi sulla branda, la odio dal primo giorno.

Dopo qualche secondo mi tiro su con il busto, socchiudendo gli occhi per il mal di testa.

Un altra notte passata insonne...

Le fredde pareti grigie mi circondano. Mi alzo appena in tempo, che la porta viene aperta.

Una guardia mi prende per il braccio e mi trascina in corridoio dove ci sono già alcune mie compagne che però a differenza di me sono libere, mentre a me questo bastardo del cazzo non da neanche il tempo per fare la pipì e mi strattona verso la mensa.

Mi devo contenere per non dargli un gancio.

Ha già un'occhio nero, provocato da me. La causa per cui sono stata una settimana in isolamento insieme al tentativo di togliermi i braccialetti incollati ai miei polsi, che ormai hanno preso confidenza con la mia pelle, così come le scosse elettriche a cui ormai sono abituata.

Mi da uno spintone sulla soglia facendomi quasi sbattere all'angolo della tavolata dove le cuoche distribuiscono il cibo, avanzo spedita sorpassando tutte le pietanze vomitevoli cucinate da loro e prendo della frutta a caso, l'unico cibo commestibile in questo posto per poi sedermi al mio solito tavolo da sola, come faccio da ormai due anni per costrizione.

Non vedo l'ora di uscire da questo posto... Devo resistere solo altri quattro giorni e poi sarò libera.

Dopo mezz'ora ritorno nella mia stanza, non che sia tanto diversa dall'isolamento, ma faccio un sospiro di sollievo correndo al piccolo bagno privato che lì non c'era, per lavarmi e fare finalmente i miei bisogni in santa pace, l'unica cosa positiva di questo posto.

Gli altri non hanno un bagno nelle loro stanze, ma uno in comune.

Perché io invece lo ho? Vi starete chiedendo...

Mi ritengono troppo pericolosa per avere anche un minimo di interazione con le altre persone presenti in questo istituto.

Anche per questo la mia camera si trova tra le prime all'inizio del corridoio, sono le camere più controllate e minute di videocamere, per i soggetti più pericolosi.
E hanno ragione...
Fanno bene a stare in allerta.

Torno nella stanza più triste che abbia mai visto dalle pareti grigie e con solo un materasso per terra, anche per colpa mia... perché all'inizio questa camera era decente.

Ora è vuota, dati i miei numerosi tentativi di fuga in cui mi sono servita di qualsiasi cosa era presente, per creare oggetti di difesa o attacco da usare contro le guardie o per provare ad evadere.
Faccio fatica a ricordare la ragazza di prima, ma dentro di me so di essere cambiata in questi anni.
Non sono più quella di prima.

Qui dentro ho capito come vanno le cose, se due anni fa sono stata incastrata per qualcosa che non ho fatto, in questi anni ho fatto in modo da farglielo credere, facendomi rispettare da tutti.

Sono realmente diventata quello che credevano a forza di iniettarmi cattiveria e ingiustizia ogni giorno...
Con il tempo mi sono arresa alle sofferenze subite qui dentro, perché le prove per incastrarmi erano talmente certe e inconfutabili che neanche la mia famiglia con la sua valanga di soldi e contatti è riuscita a scagionarmi... il male minore invece del carcere per i successivi venti anni all'accaduto erano due anni di riformatorio, che però hanno contribuito comunque alla mia rovina.

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