Capitolo 48

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"Gli amici si definiscono sinceri. Ma solo i nemici lo sono."
-Arthur Schopenhauer

<<Nick connettiti ai loro server e mostrami cosa riprendono le telecamere.>>

Non serve specificargli che i messicani non devono accorgersi di nulla.

Lui annuisce e si dà da fare.

Mi concentro sui soldati, parlando anche alla trasmittente sul nostro canale.

<<Se anche voi come Johnson -dico a denti stretti per non chiamarlo coglione- pensate che stia facendo una mossa avventata, allora siete coglioni come lui.>>

Niente non ce l'ho fatta.

La freddezza divampa nelle mie iridi.

<<Ho un piano ovviamente, che avevo organizzato con Alex se fosse capitato qualcosa del genere. Ora concentratevi e memorizzate quello che sto per dirvi, perché non lo ripeterò due volte.>>

Per tutto il viaggio rimango lucida e illustro alle due squadre come e quando agire.

Dalle telecamere non si vede un cazzo da mezz'ora, abbiamo visto le riprese fino a quel momento.

Si vedono loro che entrano e piazzano le bombe, quando se ne stanno per andare però, le telecamere si spengono, non per mano nostra.

Siamo quasi arrivati quando mi vibra la pancia.

Sono tentata di non rispondere.

Prendo il telefono dalla tasca sull'addome della divisa.

Sento che è qualcosa di importante.

Riconosco il numero di Victor che non ho ancora memorizzato.

Rispondo.

<<Pronto?>>

<<Tuo fratello e la squadra stanno bene, sono fortunati che sono arrivato io.>>

<<Che cazzo dici?>>

<<Sappi che è tutto ok, vieni al posto dove mi hai portato l'altra volta, siamo tutti qui.>>

<<Che è successo? Victor se mi stai prendendo per il culo sei morto.>>
Inveisco contro di lui.

<<Furia non scherzerei mai su questo, e poi lo sai che dico sempre la verità. Ti spiegheremo appena arrivi>> attacca.

Impreco tra i denti e faccio cambiare direzione al guidatore.

Dieci minuti dopo siamo lì ed io durante il viaggio, non ho fatto altro che pensare a come può averla presa mio fratello trovandosi Victor davanti.

Cosa gli ha detto, cosa è successo?

Troppe domande farneticano nella mia testa.

Ora Alex mi vorrà ammazzare per non averglielo detto.

Conto ogni secondo finché il veicolo non si ferma.

Spalanco le porte e scendo trovandomi davanti sparsi per la prateria i nostri uomini, e non solo. Mi faccio largo tra di loro, alla ricerca dei due.

Non ci vuole molto a trovarli, dato che le urla di Alex si sentono da metri di distanza.

<<Cosa cazzo vuol dire che sei in combutta con mia sorella? Giuro che metto fine a tutto questo ora!>>
Fa per tirare fuori la pistola ma lo fermo in tempo.

<<Sta buono cazzo!>> Impreco parandomi davanti a lui.

Il suo sguardo si sposta su di me e diventa ancora più cupo di quello che riservava a Victor.

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