16. 𝐿𝑢𝑝𝑢𝑠 𝑖𝑛 𝑓𝑎𝑏𝑢𝑙𝑎

308 30 18
                                    

NICO

«Giuro che lo sapevo che quello era un pesce pagliaccio!» La voce di Jackson mi arriva alle orecchie e la riconosco anche senza girarmi.

«Certo Testa d'Alghe. Adesso ordiniamo, però.» Ovviamente accompagnato dalla sua bionda.

Lupus in fabula, "il lupo nel racconto", antica espressione romana, conosciuta soprattutto la sua attribuzione a Cicerone.
Molto semplicemente: persona oggetto di discorso che arriva improvvisamente. Un detto moderno, però in versione lingua morta. Fa più figura.

Chiudo gli occhi esasperato e uno spostamento d'aria alla mia destra mi fa capire che la barista ci ha portato i nostri ordini.
«Nico?»

Apro le palpebre per ritrovarmi davanti Talia con due cioccolate calde in mano.
«Ehi.»

«Alla fine non ti ho visto al concerto. Sei venuto?» mi chiede lei, poggiando le bevande sul tavolo.

«Si... ero al bancone. Bella musica.»
Mi sorride di gratitudine e poi sposta lo sguardo verso l'altra persona del tavolo.

«Guarda un po' chi c'è. Will, sei sparito l'altra sera!» Talia abbraccia Solace e gli scombina i capelli, lui le dà un pugno sul braccio.

«C'è stato un imprevisto» confessa lui.

«E voi? Come vi conoscete?» ci chiede lei, mettendosi le mani sui fianchi.

Io e Solace ci guardiamo e mi ritrovo di nuovo davanti le sue iridi azzurre. Totalmente diverse da quelle blu della persona che ora si è seduta al tavolo dietro il nostro.
Secondi. Lunghi secondi, passano senza che nessuno dei due sposti lo sguardo. Non capisco perché, vengo come calamitato da quel colore a me così estraneo, incomprensibile.
Piego un po' la testa di lato per studiarlo meglio, forse per riflesso involontario, o forse no, e lui fa la stessa cosa, strizzando leggermente gli occhi.

«Terra chiama idioti imbambolati. Ci siete? O il fissarvi vi impegna troppo?» Talia ci schiocca le dita davanti al viso.
Scuoto la testa e riprendo il controllo di me stesso. Cosa stavo facendo?

«È una lunga storia» dico io.
«In aeroporto» ribatte Will, squadrandomi subito dopo.

Talia sposta lo sguardo da me al biondino e viceversa per qualche secondo. «Vaaa beeene» esterna allungando le vocali e appoggiandosi con il fianco al tavolo. «Quindi avete visto il concerto insieme?»

«No» rispondo prontamente.
«Si» mi contraddice Solace.

«Chiamatemi appena vi sarete messi d'accordo, okay?» dice Talia sventolando una mano, andando poi a prendere l'ordinazione di Jackson e Annabeth.

«Devi sempre contraddirmi?» sbotto io, nervoso.

«Ehi calma. Stavo solo dicendo la verità. Talia è mia amica, non mi piace mentirle.» Quanto è melodrammatico.

«Non stavo mentendo, stavo omettendo la verità.»

«È così che fai quando menti? Ti auto convinci di star semplicemente tralasciando dettagli? Non credo sia produttivo.» Mi fa una ramanzina che non gli ha chiesto nessuno e mi ritrovo a sbuffare.

«Non giudicarmi. Ci sono già abbastanza persone al mondo che lo fanno.» Mi rinchiudo nel mio silenzio, in attesa di tornare a casa per ascoltare musica sotto le coperte, al buio.

«Annie!!» L'urlo di Talia farebbe risalire i morti dall'oltretomba senza bisogno di chissà quale sacrificio.
«È passato così tanto tempo! Che fine avevi fatto? Will! Devo farti conoscere la mia migliore amica d'infanzia!»

Parla così velocemente che mi accorgo troppo tardi che lo sguardo di Annabeth e Jackson adesso è puntato sul nostro tavolo e, più che guardare il biondino, stanno guardando me.
I tavoli sono abbastanza vicini e il posto non è troppo pieno, quindi la nostra conversazione non è seguita da orecchie indiscrete.

Ci sono momenti in cui vorrei sparire nell'ombra. Nascondermi da tutti e tutti e fare come se non esistessi.
Oppure far si che le ombre mi trasportino da un posto all'altro, così quando ci sono queste situazioni potrei semplicemente avvicinarmi all'angolo ombroso più vicino e scomparire. Puff. In un attimo. E nessuno saprebbe dove mi trasporta la mia mente.

Talia sente il silenzio che si è propagato intorno a noi e decide di rompere il ghiaccio. «Tutto bene?»
Tengo gli occhi bassi, ma sento uno sguardo insistente addosso. Più insistente degli altri.

«Mmh... sono Will, il migliore amico di Talia» dice il biondino porgendo una mano.

Il corvino gliela stringe. «Percy. E lei è Annabeth, la mia ragazza.» Si ferma un secondo e poi riprende a parlare in modo più insicuro. «Ciao Nico.»

No, non alzerò lo sguardo. Lo lascieró crogiolarsi nei suoi sensi di colpa.

Solace mi dà un calcio alla gamba, sotto il tavolo, per attirare la mia attenzione.
Lo folgoro con lo sguardo che nemmeno Zeus e la folgore che gli hanno forgiato i ciclopi. Lui mi fissa in modo eloquente, come se volesse comunicarmi qualcosa. Io alzo le spalle e poi porto le mie iridi nere alle mani congiunte in grembo.

«Senti, Nico... volevo dirti di venire alla mia festa di compleanno, dopodomani. Così potremmo parlare di quello che è successo l'altra sera. Alle 22:00, al club Red.» Immagino stia facendo la sua espressione da cucciolo ferito che tempo fa me lo faceva trovare adorabile. Pff... Un povero illuso.
Sia io che lui.

«Vogliamo solo chiarire» rincara la dose Annabeth. Io non li sto ascoltando, sono di nuovo nella il nebbia.

Will mi posa una mano sulla spalla, allungandosi oltre il tavolo. «Verrà volentieri» risponde al mio posto.
Jackson esita quando vede che non mi scanso dal calore della mano del biondino ancora sul mio corpo.
Non mi scanso?

«Oh, be' ovviamente anche tu e Talia siete i benvenuti.» Riesce a formare una frase di senso compiuto.

«Grandioso, non vedo l'ora! Potrei chiedere se il locale ha bisogno di un gruppo che suoni» dice lei.

Will annuisce solamente ed è solo quando riporta la sua mano nel suo spazio vitale che alzo gli occhi. Le catene d'oro dei titani ritornano ad incatenarmi dall'interno, quando ritorno alla realtà. Lui mi fissa, forse stranito dal fatto che non l'ho allontanato, poi riporta il suo sguardo su Jackson, carico di un emozione che non riconosco sul suo viso.
Lo scruta come faccio io quando conosco una persona nuova e ho bisogno di capire cosa gli passa per la testa.

«Bene, allora noi finiamo di mangiare» si congeda Annabeth, prima di ritornare al loro tavolo. Talia l'abbraccia e la bionda le schiocca un bacio sulla guancia. Percy ci fa un cenno del capo mentre infila le mani nelle tasche della felpa.

Siamo di nuovo noi due al tavolo.
Noi due e una presenza dall'armatura dorata e una civetta sulla spalla che a quanto pare ha sussurrato all'orecchio di Solace, che ora sceglie con cura le parole da usare.
«Era lui, vero?» Faccio finta di non capire. «Il fantasma del tuo passato, intendo.»
Un lupo che si presenta troppo spesso nel racconto della mia vita.

«Non invocarlo, non vorrei sentisse il richiamo e si convincesse a ritornare... di nuovo.»

Salve gente :)
In questi giorni non ho pubblicato perché non ero motivata :( però ho intenzione di stabilire dei giorni per quando pubblicare, anche perché la scuola mi occupa la maggior parte del tempo.
Se vi è piaciuto il capitolo lasciate una stellina.
Alla prossima </3 :)

Luce nell'Ombra || SolangeloWhere stories live. Discover now