45. 𝑇𝑒́𝑡𝑙𝑎𝑡ℎ𝑖 𝑑𝑒́, 𝑘𝑟𝑎𝑑𝑖́𝑒

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|🎼Mockingbird - Eminem🎼|

NICO

«Hai perso, Solace!» esulto, risparmiandomi il mio solito contegno

Dopo esserci defilati dal negozio di tatuaggi, assicurandoci di non ficcare il naso negli affari altrui —nonostante questi affari stessero esponendo i loro problemi a voce non esattamente bassa— abbiamo ripreso a camminare per le stradine della città. Quattro volte su tre il biondino rischiava di andare a sbattere contro qualche passante a causa delle sue palpebre che si chiudevano da sole. A quel punto gli ho detto di andare a casa, così non avrebbe rischiato di crollare sulla strada e farmi apparire come un'omicida a cielo aperto che ha ucciso qualcuno di giorno, in mezzo alla gente. Ma nonostante i miei tentativi di persuasione, non sono riuscito a scollarmi di dosso la sua presenza ansiogena e stranamente confortante.

Abbiamo passato il pomeriggio all'Olympus, dove abbiamo mangiato tutti gli stuzzichini che la barista, che ho scoperto chiamarsi Juniper, ci ha portato a intermittenza. Lì ho provato a concentrarmi sulla musica che proveniva dalla radio, ma ogni volta che spostavo lo sguardo sul biondino, lui riprendeva uno dei tanti discorsi che avevamo lasciato in sospeso, come se dai miei occhi avesse ricevuto il suggerimento di parlare finché non sarebbe arrivata una mia risposta. Inutile dire che, poco fa, una volta usciti dal bar, Will ha dovuto bere un'intera bottiglietta d'acqua tutta d'un fiato per cercare di rimediare alla secchezza della gola.

Rallenta il passo quando mi cammina accanto, mi inserisce nelle conversazioni, scherza quando lo prendo in giro o lo minaccio... Da quando faccio questo effetto alle persone? Ero sicurissimo di essere il migliore tra gli umani a svanire nell'ombra, farmi giudicare alle spalle e allontanare il prossimo. E invece devo sopportare quel sorriso sbilenco che è quasi sempre rivolto verso di me.

Adesso si è fatto buio, Rosa mi aspetta a casa e mi ha anche detto di avvertire Rey e Jas, che sono chissà dove a fare qualcosa che non mi interessa. Il biondino sta facendo con me strada per casa mia, dicendo che non gli fa male camminare un po' di più al ritorno; mi concedo un'occhiata al suo fisico, meditando su cosa commentare in modo tagliente, ma mi rendo conto abbastanza presto di quello che sto facendo e rivolgo l'attenzione di nuovo al marciapiede. Anche se fosse, la camicia a quadretti che indossa oggi sopra la maglietta lascia molto all'immaginazione.

«Va bene! Però voglio la rivincita! Con le gambe più corte, non fai passi troppo grandi e ti riesce più semplice...» si lamenta lui, seguendo il movimento dei miei piedi.

«È una penosa giustificazione, Solace, e stai attento che non ti faccio inciampare, perché queste gambe corte riescono a fare degli sgambetti piuttosto efficaci. Puoi chiedere a tutte le persone che mi sono state antipatiche negli anni» lo avverto io. Non devo essere sottovalutato solo perché sono alto un metro e una Coca-cola del McDonald's.

«Allora credo che dovremo stilare una lista lunga quanto lo Stige, per ricordare tutte le persone che hanno osato mettersi contro sua maestà Death boy.» Saltella in modo buffo, illuminato dalle luci accese delle case. «Le tue minacce non mi spaventano più, lo sai. Dovrebbe venire qui Ade stesso a dirmelo, che sei un suo messaggero della morte...» Non so se riesco davvero a trovare divertente questa immagine.

«Sbrigati, sono praticamente arrivato» cambio discorso in modo repentino. «E comunque, per riuscire a camminare senza calpestare le linee del marciapiede ci vuole pratica —cosa che io ho fatto durante i miei pomeriggi del passato— e un buon occhio.» Siamo nel vicolo che precede la mia via. «E visto che tu non hai nessuno dei due, perché ricordati che non mi hai ancora dimostrato di avere una buona mira, non pensare di poter superare il mio record.»

Luce nell'Ombra || SolangeloWhere stories live. Discover now