Il principe perduto

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La pioggia cadeva fitta, rendendo il mantello che portava addosso pesante e umido. Il freddo le stava entrando nelle ossa, infondendole un senso di sconforto; forse aveva davvero sbagliato a intraprendere quel viaggio da sola, forse avrebbe dovuto dare retta a suo padre e rimanere al castello, lasciando fare alle guardie, com'era sempre successo. Eppure il pensiero che le stesse guardie, di entrambi i regni, in ben sette anni, non erano riusciti nel loro intento, le faceva capire che era inutile affidarsi a loro.

Si era allontanata dalla scorta, mentre questa riposava ignara, con l'obbiettivo di riuscire a trovarlo prima che si svegliassero e non la trovassero nel suo giaciglio, ma quella pioggia fitta le stava impedendo di vedere perfettamente nella notte già scura.

Il ciondolo della sua collana, che si intravedeva tra i vestiti, baluginò un'attimo e lei ebbe la conferma di essere sulla strada giusta. Poi sentì un rumore diverso dalla pioggia battente e dai tuoni in lontananza; un fruscio che la mise in guardia, facendole subito portare la mano all'elsa della spada. Non seppe esattamente come fece, ma voltandosi di scatto ed estraendo la lama in un solo velocissimo gesto, parò il colpo che le arrivò alle spalle. Il suo avversario, chiunque egli fosse, era stato velocissimo e soprattutto molto silenzioso.

«Che cosa ci fa una fata nella foresta oscura?» domandò la voce del suo avversario.

«Sto cercando una persona. – disse lei mettendo forza nelle braccia e spingendolo via, in modo da disincrociare le lame – E non me ne andrò finché non l'avrò trovata.» aggiunse con tono duro.

La figura sorrise, la sua bocca era l'unica cosa che si riusciva a intravedere del viso, tutto il resto era coperto dal cappuccio nero del mantello che portava.

Un'altro tuono scosse il cielo, il temporale si stava avvicinando, a quel suono dirompente il suo avversario si avventò nuovamente contro di lei con una furia sorprendente.

Lei si difese immediatamente, parando ogni suo colpo che pian piano diventarono sempre più serrati. Nonostante tutto però, la giovane fata non era affatto una principiante e più di una volta fu sul punto di mettere a segno alcuni affondi che avrebbero potuto ferire l'avversario, eppure lui si muoveva in modo innaturale, evitando i colpi all'ultimo.

Il temporale li raggiunse e, più di una volta, sobbalzò nel sentire il boato del cielo, senza però distrarsi dal combattimento. Un movimento più veloce e impetuoso del suo avversario gli fece mettere a segno un affondo che le prese di striscio la spalla, facendole lanciare un grido di dolore.

Proprio in quel momento un lampo illuminò l'area e, per la prima volta, riuscì a vedere perfettamente il volto del nemico contro cui stava combattendo, a cui era scivolato il cappuccio per via del duello.

«Non ci credo...» sussurrò, fermandosi sconvolta, mentre il ciondolo al suo petto cominciò a risplendere di una luce intensa. Il dolore era completamente sparito, lo percepiva appena, troppo presa dal vortice di emozioni che la pervase.

«Perché hai abbassato l'arma, fata? Vuoi forse morire?» la provocò con voce gelida, per poi puntarle subito la spada alla base del collo.

«Fermati... Adrien, fermati...» disse, lasciando andare la lama a terra e sollevando le mani, sentendo la spalla ferita tirare leggermente.

«Adrien? – domandò lui – Chi è Adrien? Credo che tu abbia sbagliato persona.» ma lei scosse la testa, decisa.

«So che sei tu. Oppure questo non risplenderebbe.» fece lei, indicando con l'indice la collana, per poi sollevare nuovamente la mano, eppure lui sembrava non reagire.

Un altro lampo illuminò entrambi e la fata rivide nuovamente quegli occhi smeraldini, impossibili da dimenticare pure dopo anni. Improvvisamente sentì le lacrime rigarle il viso e la commozione invadere ogni fibra del suo corpo.

«Tu non sai da quanto ti ho cercato...» disse tra le lacrime.

«Fata, tu deliri. Io sono Noir, non so chi sia questo Adrien.» disse lui, questa volta il suo tono sembrava leggermente irritato.

Lei però sembrò non ascoltare e con gesti lenti si tolse il ciondolo dal collo, per poi porgiglielo.

«Tu sei Adrien, principe degli elfi, mio promesso sposo da quando eravamo bambini... E questo ti appartiene.»

Solo in quel momento il ragazzo con le orecchie a punta, vide bene la forma del ciondolo. Era una piccola ampolla allungata, dentro cui risplendeva quella luce intensa. Abbassò la spada, confuso, allungando le dita tremanti verso la collana. Non appena la sfiorò una furiosa folata di vento colpì l'intera zona, ululando tra gli alberi e spazzando via in un paio di secondi tutte le nubi che fino a qualche momento prima stavano sputando pioggia sul terreno.

«Marinette...» sussurrò l'elfo, riconoscendo finalmente la fata che aveva davanti che gli sorrideva commossa.

«Ben tornato, Adrien.»

Angolo dell'autrice: "Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter

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Angolo dell'autrice:
"Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it"
Prompt: Fantasy AU
N° parole: 762

Essendo appassionata di fantasy questa è attualmente la mia shot preferita di questa raccolta. Mi sono divertita un mondo a scriverla, ma soprattutto ho adorato immaginarmi la scena e descriverla; anzi spero che voi che l'avete letta abbiate provato le stesse sensazioni che ho provato io nel buttarla giù.
Ci tengo molto a questa shot, più di molte altre, principalmente perché il mio sogno più grande rimane sempre quello di scrivere bei fantasy.

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