Regalo di compleanno

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Adrien non si era mai ritenuto un bel ragazzo, o meglio non era nei suoi diritti vantarsi del proprio aspetto, perciò non l'aveva mai fatto. Era stato venduto a un Alpha quando aveva appena dieci anni e questi aveva cominciato a sfruttare il suo aspetto per sponsorizzare la sua casa di moda per bambini. In un mondo normale sarebbe stato come un'adozione, visto che Adrien aveva assunto il cognome del nuovo "padre", Agreste, ma in quel mondo non era così. Se un Alpha comprava un Omega, quest'ultimo veniva trattato come uno schiavo e il padrone su di lui aveva ogni diritto, anche di vita.

Era talmente abituato a quella vita frenetica, in cui fuori di casa interpretava la parte del figlio e modello perfetto, mentre all'oscuro di tutti gli altri si sentiva una specie di Cenerentola maschile, che nemmeno si lamentava più.

Proprio per quel motivo non si era mai ritenuto un bel ragazzo, ma tutto cambiò radicalmente quando, ritrovandosi un finto figlio troppo grande, Gabriel Agreste decise di rivenderlo al miglior acquirente.

«Buongiorno. Io sono Adrien e sono al vostro servizio.» disse il ragazzo con un profondo inchino, nel momento in cui si presentò nella sua nuova abitazione. Senza nessun preavviso, un paio di dita gli risollevarono il volto, prendendolo da sotto il mento.

Incrociò due occhi verde acqua che lo scrutavano attenti, come se cercassero di vedergli fin dentro l'anima e subito si sentì in imbarazzo. Nonostante tutto, però, non si mosse.

«Oh è arrivato!» esclamò una voce eccitata e il ragazzo quasi si sentì sollevato dal poter spostare lo sguardo da quello della persona che l'aveva accolto.

I suoi occhi verdi si posarono su una donna dall'aria eccentrica, che portava tra le braccia uno scatolone.

«Buongiorno signora.» fece Adrien con un'altro inchino.

«Buongiorno a te ragazzo. Potresti venire a darmi una mano?» domandò immediatamente.

«Oh sì... Subito. – fece il biondo confuso raggiungendola – Dove lascio i miei...»

«Oh lasciali pure lì sul ponte, poi li potrai recuperare.» lo rassicurò la donna.

Il ragazzo lasciò perciò la sacca coi suoi abiti e i suoi averi in un angolo e andò subito ad aiutare la donna, che sembrava avesse deciso di cambiare tutto l'arredamento di quella casa galleggiante.

«Ah, giusto perché tu lo sappia... – gli disse la signora, all'ennesimo scatolone spostato – Tu sei il regalo di compleanno di mio figlio Luka.»

Adrien deglutì, non ci voleva molto a capire che il Luka di cui parlava la donna era il ragazzo che lo aveva accolto sulla nave e, il solo pensiero che non appena avrebbe finito con gli scatoloni sarebbe dovuto tornare da lui lo rendeva nervoso.

Nonostante l'imbarazzo iniziale, Adrien si abituò alla compagnia di quel ragazzo. Non lavorava più come un forsennato, come faceva per il signor Agreste; anzi Luka a malapena gli chiedeva favori e per la maggior parte delle volte aiutava Anarka, la madre, ad assecondare i suoi momenti di arredamento zen, oppure aiutava la sorella minore Juleka a svolgere i suoi compiti scolastici, visto che avevano la stessa età.

Un giorno però si ritrovò in camera di quello che era a tutti gli effetti il suo padrone, senza avere assolutamente nulla da fare. Luka, da un po' di tempo stava suonando la chitarra e lui lo stava ascoltando con trasporto. Amava come quel ragazzo sapesse giocare con le corde dello strumento, avrebbe potuto ascoltarlo a vita e non annoiarsi mai; la sua musica rispecchiava il suo animo calmo e tranquillo, ma soprattutto gentile.

«Tu sai suonare?» domandò all'improvviso il ragazzo, prendendolo alla sprovvista e facendolo rinsavire da quel suo mondo di note e melodie.

«Cosa? Oh, no... Non sono capace...» si giustificò lui scuotendo le mani imbarazzato.

«Vieni. – disse, allungando la mano verso di lui – Avanti.» lo incitò, quando vide la sua incertezza.

Adrien emise un grosso respiro e si alzò dalla sedia in cui era rimasto seduto, avvicinandosi al ragazzo dai capelli turchesi. Non appena gli afferrò la mano, percepì un brivido lungo tutto il corpo, ma non si scostò, non tanto perché non fosse nei suoi diritti farlo, ma più che altro perché non voleva farlo.

Luka lo fece sedere di fronte a lui, mettendolo tra sé e la chitarra. Gli prese entrambe le mani e gli posizionò le dita sulle corde, muovendole a seconda delle note che gli sussurrava all'orecchio con leggeri soffi.

Quando dopo parecchi minuti, imparò ogni posizione delle dita, l'Alpha gli disse di continuare da solo. Adrien eseguì l'ordine, provando una leggera soddisfazione nel sentire che quei suoni armoniosi, seppur fossero una semplice scala musicale, dipendessero da lui.

In poco tempo però la sua concentrazione fu messa a dura prova, quando le labbra del ragazzo dietro di lui si poggiarono sul suo collo per poi cominciare a succhiargli la carne con una passione incredibile. Improvvisamente Adrien percepì una scossa elettrica partire dal quel punto esatto e diradarsi in tutto il corpo, costringendolo a lasciar andare la chitarra, trattenendo un gemito di piacere, che gli sfuggi appena tra i denti.

«Ti ho detto forse di smettere?» gli domandò con tono duro Luka e il biondo fu costretto a riportare le tremanti dita sulle corde, per ricominciare a suonare. Non ebbe il tempo nemmeno di completare un'altra scala che l'altro ricominciò a dedicarsi al suo collo, poco più in basso rispetto a prima, ricominciando a mordere e a succhiare con ancora più passione.

Avvertì di nuovo quel fremito e in qualche modo riuscì a bloccare l'ennesimo gemito in gola, controllando che le dita continuassero a muoversi e pizzicare la chitarra. Una sensazione mai provata prima prese possesso di lui scendendogli lungo tutto il corpo e finendo per dolergli in mezzo alle gambe.

Lanciò un'occhiata sui suoi pantaloni, notando subito la protuberanza che si era creata.

«Rilassati...» gli sussurrò nuovamente la voce di Luka, questa volta con un tono più delicato e decisamente malizioso.

» gli sussurrò nuovamente la voce di Luka, questa volta con un tono più delicato e decisamente malizioso

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Angolo dell'autrice:
"Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it"
Prompt: Omegaverse
N° parole: 971

E niente, nonostante questa crack paring mi sia sempre piaciuta da impazzire, è stata davvero dura scrivere questa one-shot piccante. Spero comunque che vi sia piaciuta perchè ci ho messo molto impegno ;) Soprattutto perché non avevo mai scritto un'omegaverse.

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