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"Dirigete il getto a est del palazzo, muovetevi c'è gente la dentro!"
Era da più di un ora che cercavano di controllare l'incendio, le fiamme erano ancora alte e incandescenti.
Heavenly aveva già fasciato alcune escoriazioni leggere e mandato parecchi in ospedale.
Aveva allertato altre ambulanze, i ragazzi erano ancora bloccati al secondo piano e non riuscivano ad avanzare.
Di sicuro c'era qualcuno di più grave e questo la mandava un po' in panico.
Alle cinque del mattino erano ancora sul luogo dell'incendio, i morti erano saliti a cinque e i feriti erano triplicati.
"Dolly ne sta arrivando uno che non so neanche di che sesso sia. Respira ancora!"
La voce di Jack risuonò nel ricevitore e a Heavenly si gelò il sangue nelle vene.
Aveva dovuto constatare tre decessi di persone ustionate al cinquanta per cento, sperava solo che riuscisse a trattenere il tramezzino ingoiato in fretta e furia a pranzo dato che si era dovuta precipitare sulla Nelson Court perché il capitano le aveva detto che era necessaria la sua presenza.
Il corpo arrivò a lei trasportato in un telo da K2 e da Rambo, entrambi avevano il viso annerito dal fumo.
"Poggiatelo a terra ragazzi non ho più barelle, ho chiamato un altra ambulanza sta per arrivare."
Rambo le rivolse uno sguardo di compassione.
Quando si inginocchiò vicino al corpo un conato di vomito le salì in gola.
Carne viva, una pozza di sangue e grasso corporeo colavano sull'asfalto, niente più capelli ne naso, ne labbra.
Del viso restava poco, tutto era bruciato, scorticato.
Gli occhi di quel poveretto chiedevano aiuto, cercò con l'ultimo alito di aria di dirle qualcosa ma spirò prima che potesse aiutarlo in qualche modo.
"Uomo, e.. età iindefinita, ora del de decesso cinque e ventitré del dodici nov novembre dell'anno cor."
Non poté finire perché corse via dal quel corpo per vomitare anche l'anima.

"Ok ragazzi ottimo lavoro. Torniamo in caserma."
Logan lanciò un occhiata a Heavenly che restava a guardare l'edificio che fumava.
La sua reazione davanti al corpo di quell'uomo non gli era sfuggita, doveva parlarle.
Heavenly si rifugiò nella sua jeep e prese delle salviette e dell'alcool per ripulirsi la faccia.
"Calma Heavy, non è successo nulla respira e stai calma."
Quelle erano le parole che si era ripetuta nel corso degli anni quando si era sentita sopraffare dagli eventi.
Era la prima volta che partecipava a un emergenza e il suo stomaco non aveva retto.
Doveva essere più forte la prossima volta e resistere, doveva avere sangue freddo.
Fece ritorno in caserma e riportò la sua borsa in infermeria dove la rifornì di nuovo.
"Davidson."
La voce del capitano alle sue spalle la fece bloccare mentre contava le garze.
Mollò tutto e si girò a guardarlo.
"Qualche problema con sangue o bruciature Davidson?"
Ecco, ora cosa gli poteva dire?
"No capitano, non mi era mai successo durante le lezioni a scuola. È la prima volta, sicuramente è stata la tensione della prima uscita. Non si ripeterà più."
Logan la fissò negli occhi, erano così azzurri che sembrava di fissare il cielo.
Gli sembrava di affogare in quegli occhi.
"Bene."
Si voltò e uscì dall'infermeria lasciandola sola.
"È stato un piacere capitano, sempre di molte parole lei."
Sospirò stanca e si lasciò cadere sulla sedia.
"Datti una regolata Heavy. Non puoi reagire così cazzo!"
Negli anni aveva imparato ad essere molto critica con sé stessa.
Quando finì il turno corse in ospedale, aveva promesso ad Hanna che sarebbe andata a trovarla ma non ne aveva avuto il tempo.
Sperava solo che le condizioni della madre fossero migliorate.

"Salve, mi chiamo Heavenly Davidson, sono un paramedico della TFRD. Sarebbe così gentile da dirmi dove posso trovare la donna che hanno portato ieri? Era intossicata da fumo."
La donna al centralino controllò il monitor del computer.
"Secondo piano, stanza trentacinque ."
"La ringrazio."
Si avviò su per le scale, quando arrivò al secondo piano cercò la stanza trentacinque e bussò piano alla porta.
La piccola Hanna aprì timida e le fece ciao con la mano.
"Ehi Hanna, visto? Ho mantenuto la mia promessa. "
La bambina annuì e si fece da parte per farla entrare.
La madre era stesa nel letto aveva una flebo attaccata al braccio e il respiratore.
Era sveglia e aveva uno sguardo disperato.
"Salve, sono Heavenly e ho riposto io alla chiamata di Hanna. Se la sente di parlare con me?"
Alla donna si riempirono gli occhi di lacrime.
"Hanna sei capace di prendere un caffè alle macchinette?"
Al consenso della bambina seguito da gesti confusi che lei non capiva le diede degli spicci.
"Tieni, un caffè per me e scegli la merendina che più ti piace per te."
Quando Hanna fu uscita dalla stanza prese una sedia e si avvicinò al letto.
"Signora le farò solo qualche domanda, il capitano si aspetta delle risposte e io ho preso tempo perché voglio capire."
La donna tolse il respiratore e si asciugò le lacrime con le mani.
"La ringrazio signorina, senza il suo aiuto temo che la mia Hanna sarebbe morta con me."
Heavenly la fissò a lungo per scegliere le parole adatte da dirle.
"Il mio nome è Heavenly signora, mi dia pure del tu. Sono qui perché voglio capire. Quale era in realtà il suo intento? Perché il fornello non ha preso fuoco all'improvviso da solo vero?"
Alle sue parole la donna scoppiò a piangere e le venne una crisi respiratoria.
Heavenly scattò in piedi le rimise il respiratore e cercò di calmarla.
"Respira, incamera aria, piano e con calma. Non sono qui per giudicare."
Quando la donna si fu calmata annuì e sollevò di nuovo la mascherina del respiratore.
"Mi chiamo Dorothy e Hanna è mia figlia. Sono laureata in economia aziendale e fino a sei anni fa lavoravo in una delle più importanti aziende di Miami come segretaria amministrativa. "
Heavenly annuì.
"Ok. Poi cosa è successo?"
"Sono rimasta incinta di Hanna."
Heavenly non capiva.
"E con questo? Non avevi un contratto che comprendeva una maternità? E tuo marito o il tuo compagno dov'è?"
Alla donna si riempirono di nuovo gli occhi di lacrime.
"Dorothy tra poco Hanna ritornerà e non voglio che ascolti quello che diciamo, quindi anche se le sembrerò acida e stronza la prego di tenere le lacrime per dopo."
Dorothy tirò su con il naso e annuì.
"Dammi del tu, non sono tanto più grande di te. Ho solo trentadue anni. Non sono sposata e non ho un compagno. I miei genitori si rifiutano di aiutarmi perché ho avuto una figlia senza essere sposata."
Si fermò per riprendere fiato.
"Che stronzata."
Al commento di Heavenly la donna abbozzò un piccolo sorriso.
"I miei sono molto cattolici e quindi era una vergogna per loro una figlia ragazza madre. Quando Hanna è nata sembrava andasse tutto per il meglio, però a un anno ancora non emetteva alcun suono. Così ho usato tutto il denaro che avevo per portarla dai migliori specialisti, ma il responso era sempre lo stesso, sordomutismo."
Heavenly si mosse a disagio sulla sedia.
"Ma Hanna ci sente, non è sorda."
Dorothy annuì.
"A poco a poco con gli anni ha dimostrato di essere in grado di sentire i suoni più alti, persone che parlano vicino a lei, radio, TV, sirene. Ma se le dici qualcosa sottovoce Hanna non ti sente. Ho provato anche con un apparecchio ma non lo vuole, si sente derisa e a disagio."
Heavenly la capiva bene, lei non aveva avuto nessun tipo di problema ma l'essere una miracolata ti portava a essere soggetto di sguardi.
"Ok. In tutto questo non ho capito il motivo dell'incendio e soprattutto il padre di Hanna dov'è. Perché non mi sembra che tu sia parente della Vergine."
Dorothy scosse la testa.
"Il padre di Hanna non vuole saperne nulla di sua figlia. Mi ha cacciato dalla sua azienda quando ha saputo che io ero incinta e mi ha fatto terra bruciata intorno. Non sono riuscita a trovare lavoro da nessuna parte. Ovunque io sia andata ho trovato solo porte chiuse da lui. Ho cercato di andare avanti come potevo, non mi affittavano un appartamento perché non avevo uno straccio di contratto. Perciò mi sono arrangiata in quella roulotte, era abbandonata. L'ho ripulita da topi e scarafaggi, l'ho sistemata come potevo e da tre anni e mezzo era diventata la nostra casa. Ma qualche giorno fa un paio di uomini sono venuti a reclamarla. Non sapevo più che fare e..."
Scoppiò a piangere e si coprì il viso con le mani.
Heavenly le passò la scatola dei kleenex e le strinse una spalla per confortarla.
"E hai pensato di farla finita una volta per tutte. So come ci si sente. Ma hai pensato ad Hanna? O nel tuo progetto suicida era compresa anche lei?"
Dorothy si rimise il respiratore per riuscire a respirare e dopo un po' lo tolse per rispondere.
"Sai quante possibilità di riuscire a sopravvivere ha Hanna? Nessuna. Lei non parla, ci sente poco e oltre me non ha nessuno. Che futuro potrebbe avere?"
Heavenly ci pensò un po' su, Dorothy non aveva poi tutti i torti. Se lei non fosse stata adottata da Peter avrebbe fatto la stessa fine di Hanna.
In quel momento la piccola rientrò in camera con un bicchiere stracolmo di caffè.
Lo porse a Heavenly e le fece alcuni gesti che lei non capì.
"Dice che ha scelto quello decaffeinato perché ti vede un po' agitata."
Heavenly si stupì.
"Oh. Bhe grazie Hanna."
La bambina tornò a gesticolare in modo veloce e preciso e ancora una volta a Heavenly toccò rivolgere lo sguardo a Dorothy per farsi spiegare.
"Vuole sapere perché ti chiami Heavenly, dice che è insolito e strano."
Le venne il magone. Era sempre difficile per lei dover spiegare perché avesse quel nome.
Si sedette di nuovo e prese la bambina sulle ginocchia.
"Devi sapere piccolina che la mia mamma era molto innamorata del suo cielo, così quando sono nata mi ha chiamata con questo nome per ricordarsi e ricordarmi che ero la cosa più importante e preziosa che la vita le aveva regalato."
Hanna la guardò dubbiosa.
Poi gesticolò con le mani.
"Chiede se il cielo della tua mamma era diverso da quello che vediamo noi."
Heavenly sorrise.
"Si Hanna. Il cielo della mia mamma erano gli occhi di mio padre. Erano celesti, con delle sfumature blu intorno all'iride."
Hanna la guardò dritta negli occhi e sorrise contenta annuendo e facendo i suoi gesti che solo la madre capiva.
" Che dice?"
"Dice che i tuoi occhi sono più belli di quanto potevano esserlo quelli di tuo padre. Perché sono limpidi come il mare e azzurri come il cielo d'estate."
Questa volta le toccò arrossire.
Era insolito per lei avere complimenti e sentirli dalla bambina la fece emozionare.
"Ti ringrazio Hanna."
Dorothy la fissava con una muta richiesta negli occhi.
"Non dirò nulla al capitano. Diremo che degli stracci hanno preso fuoco vicino al fornello e che tu ti sei sentita male perché non vedevi Hanna. Per quanto riguarda il lavoro fammi parlare con una persona e vediamo cosa possiamo fare ok?"
Dorothy annuì ma era titubante.
"Non mi sembri molto convinta. Qual è il problema?"
"È che non credo riuscirai a fare questo miracolo . Ma nessuno ha mai fatto niente per me e il fatto che tu voglia aiutarmi significa molto."
"Perché credi che non troveremo nessun lavoro?"
Dorothy si strinse nelle spalle.
"Perché il mio ex capo ha fatto in modo che non succeda, almeno non in Florida."
Heavenly incrociò le braccia e la guardò pensierosa.
"Con chi cavolo lavoravi con Al Capone?"
Dorothy scoppiò a ridere.
"No. Ma è potente allo stesso modo. Te l'ho detto mi ha stravolto la vita, sedotta e alla fine messa alla porta. Non volevo nulla, neanche il suo cognome per Hanna. Ma quanto meno doveva darmi quello che mi spettava per avermi licenziata su due piedi."
"Facciamo così. Fammi fare un paio di chiamate e vediamo prima se riesco ad avere l'aiuto di una persona. Potresti stare a casa mia intanto. Non è grande ma in tre ci stiamo."
A Dorothy tornarono le lacrime.
"Su su Dorothy con le lacrime non risolviamo nulla. Scusa se potrò sembrarti cinica ma...."
E cosa poteva dirle che le ultime lacrime le aveva versate a nove anni?
Meglio evitare.
"Lo so ma sei la prima che mi aiuta senza volere nulla in cambio perché non ho nulla a parte Hanna."
"Tranquilla non tutte le persone sono marce come il tuo ex capo. Ora scappo, devo tornare in caserma e fare rapporto al capitano. Mi raccomando a quello che ho detto. Istruisci bene Hanna. Le nostre esposizioni devono coincidere."
Dorothy le assicurò che non avrebbero cambiato una virgola.

Tienimi nel tuo cieloWhere stories live. Discover now