13º

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Era stata chiara con Jack quando gli aveva detto devi alzarti che dobbiamo uscire di qui.
Ma lui non aveva collaborato.
Si che era riuscita a sollevare appena la trave per liberarlo, ma sollevare lui era tutta un altra cosa.
Ora lei si trovava con le gambe sotto il sedere di Jack e lui continuava a ridere.
"La pianti deficiente? Pesi quanto un cazzo di Mammut, dio santo non mi sento più le gambe."
"Tu hai detto che mi sollevavi."
"Ma sei scemo? Peso appena sessanta chili come vuoi che riesca a sollevare te? Ti ho detto chiaramente che ti dovevi aiutare con l'altra gamba. Ma il tuo cervello è in pappa!"
Jack schioccò la lingua e sorrise.
"Io potrei anche restare così, sto comodo. E per la cronaca forse pesavi sessanta chili quando sei arrivata in caserma. Ora sei quasi trasparente. Tra te e Logan non so chi è più stupido."
Il sentire nominare Logan infastidì Heavenly.
Con un moto di stizza riuscì a liberarsi facendogli sbattere il sedere a terra.
"Ora stupido Mammut riproverò ad aiutarti, vedi di collaborare che non ho tutto il giorno!"
"Te lo ha detto nessuno che sei delicata e sensibile come un Caterpillar?"
Si guardarono male e poi scoppiarono a ridere.
"Ok. Adesso cerchiamo di fare sul serio Jack. Ti aiuto a sollevarti, fa leva sulla gamba intera e aiutami."
Chips guaì nella giacca di Jack.
"Sta buono patatina, qui abbiamo da lavorare."
Heavenly infilò le sue esili braccia sotto le ascelle di Jack e lo strinse forte iniziando a sollevare.
Jack puntò le mani a terra e piano piano riuscì a mettersi in piedi.
"Bene ce l'abbiamo fatta. Riesci a fare qualche passo?"
Jack le si appoggiò e provò a camminare, le fitte arrivavano fino al cervello.
"Merda!"
"Jack lo so che fa male, ma devi aiutarmi. Hai la radio con te?"
"Negativo. Avevo già lasciato tutto."
"Fa niente non importa. Dai andiamo."
Ci misero qualche minuto, che a Jack sembrarono ore, a raggiungere le scale.
Dopo i primi gradini però dovettero fermarsi.
"Cazzo e adesso?"
Heavenly strinse le spalle.
"Mi sembrava di avertelo detto che il bello doveva ancora venire."
Jack si passò una mano sugli occhi.
"Pensavo ti riferissi alla gamba. Io non posso scendere da qui. Come faccio?"
"Smettila di starnazzare come una vecchia gallina e sta zitto che devo pensare!"
Le serviva qualcosa, qualcosa con cui coprire il tratto di scala mancante.
Tornò negli appartamenti, i tavoli erano tondi, quindi inservibili, un materasso non avrebbe retto il peso di Jack.
Alla fine optò per una porta.
Ne tolse una dai cardini e anche se le sembrava di cartone per quanto era leggera sperò che funzionasse.
"Giusto una porta. Avrei dovuto pensarci io."
"Senti adesso la metto in contrasto fino a raggiungere i gradini più giù. Cerca di tenerti su questa parte e di poggiare sulla porta meno peso possibile. Io scendo giù a tenerla ferma. Hai capito?"
Jack annuì.
"Jack devi essere svelto. Qui sta crollando tutto. E tu devi uscire. Sono stata chiara?"
Jack annuì nuovamente.
"Dobbiamo uscire entrambi."
"Questo ha poca importanza. Sta attento quando scendi e ricordati quello che ti ho detto."
Jack aprì la giacca e le passò la palla di pelo che tremava come una foglia.
"Tienilo tu, mi sarebbe di intralcio."
Heavenly prese il cagnolino e se lo infilò in tasca.
"Ok Mammut, terrò ferma la porta da laggiù vedi di fare più in fretta possibile."
Jack fece una smorfia.
"Se vuoi posso saltare direttamente all'ultimo gradino. Che cosa credi che mi stia divertendo? Il dolore è impossibile da sopportare."
Heavenly fece un gesto stizzito con la mano.
"Questo, genio, succede quando si contravviene al regolamento. Non saresti dovuto entrare da solo. E ora muoviti!"
Scese giù e sedette alle basi della porta mettendo i piedi a contrasto contro la balaustra che restava.
"Ti ho già detto che sei come un Caterpillar? E comunque anche tu hai contravvenuto alle regole."
Ci mise parecchio ad arrivare giù e Heavenly dovette digrignare i denti perché la porta spingeva sulla sua schiena.
"Eccomi ci sono cazzo, ci sono!"
"Beh era anche ora, stavo per fare la muffa. Appoggiati sulle mie spalle e vediamo se riusciamo ad uscire da qui."
"Pff le donne, tutte con la predisposizione al comando!"
Heavenly lo guardò male.
"Che ne dici se ti rompo anche l'altra gamba?"
Da quel momento Jack non disse più una parola e piano piano uscirono dal palazzo.
Appena fuori Heavenly chiamò Rambo.
"Porta una barella presto!"
Logan si accorse che Jack era in difficoltà e corse ad aiutarlo .
"Che diavolo ci facevate voi due la dentro? Erano tutti fuori!"
Heavenly aiutò Jack a distendersi e chiamò un ambulanza.
"Allora? Mi spiegate perché tu hai una gamba rotta e perché eravate la dentro nonostante fosse chiaro che nessuno ci poteva entrare?"
Jack era al limite delle forze e toccò a lei spiegare.
"C'era ancora qualcuno da salvare e non potevamo non rispondere alla richiesta di aiuto."
Detto questo tirò fuori dalla tasca il cagnolino che guaì richiamando la sua padroncina.
Alyssa corse a prenderlo e rise felice.
"Grazie, grazie mille signorina. Il mio Chips è davvero importante per me."
Heavenly si abbassò fino a raggiungere l'altezza della bambina e le diede un buffetto sulla guancia.
"È stato un dovere Alyssa. Cerca di non perderlo di nuovo il tuo Chips d'accordo?"
La bambina annuì e tornò dalla madre.
Intanto l'ambulanza era arrivata e Jack venne portato via.
"Davidson io e te dobbiamo parlare."
Heavenly si strinse nelle spalle.
"A disposizione capitano."
Ma purtroppo non ci fu modo di riuscire a parlare. Con uno di loro fuori combattimento i turni erano di più e il lavoro da fare era aumentato.
Due incendi scoppiati per dei corti avevano fatto il resto.
"Ehi Mammut come te la passi?"
Aveva preso una scatola di cioccolatini ed era andata a trovare Jack in ospedale.
"Ehi c'è la mia salvatrice. Ciao Caterpillar."
Heavenly storse il naso.
Non era propriamente femminile il soprannome che le aveva affibbiato.
"Allora? Quante infermiere hai sedotto in questi otto giorni?"
Prese posto sul letto e fece penzolare le gambe.
"Due è sicuro, ho anche il loro numero. Una ancora mi tiene sulla corda ma lo so che è pazza di me."
In quel momento una donna di mezza età con un cipiglio piuttosto arrabbiato entrò in camera.
"Giovanotto quante volte ti ho detto che la gamba va tenuta sollevata? Su, avanti, tirala su!"
"Ma se la tengo alta mi fa più male."
Heavenly si mise a ridere.
"È normale genio. Deve fare male. Se la tieni stesa la placca che ti hanno messo farà rinsaldare male l'osso e dovranno operarti di nuovo."
A quelle parole Jack sollevò immediatamente la gamba.
"Bene! Vedo che ci intendiamo giovanotto!"
L' infermiera lasciò la stanza più arrabbiata di quando era arrivata e Jack sorrise sornione.
"Fa così ma in realtà è pazza di me."
"Si si, e chi lo mette in dubbio."
Erano passati da un sentimento di quasi odio ad essere quasi amici.
"È venuto un uomo a trovarmi l'altro ieri."
Heavenly alzò gli occhi al cielo.
"Non ci posso credere anche con gli uomini?"
Cercò di essere seria ma la faccia di Jack la fece scoppiare a ridere.
"Tranquillo scherzavo. Chi era?"
Jack la ammonì con lo sguardo.
"Un certo Peter Davidson. Dice che ti conosce, chi è?"
"Non è importante chi è ma quello che fa.  È uno psicoterapeuta e potrebbe tornarti utile nell'affrontare il percorso che ti tocca una volta fuori di qui."
Jack sembrava offeso.
"Ehi, io non ho bisogno di uno strizzacervelli."
"Non è uno strizzacervelli, scemo! Senti se non vuoi fare sedute con lui parlagli almeno, digli come ti senti."
Jack la guardò con sospetto.
"Non è che resterò zoppo?"
Heavenly alzò le mani in aria.
"Non lo so Jack. Questo dipende da te. I dottori hanno fatto quello che potevano."
Restarono in religioso silenzio finché la porta non si aprì lasciando entrare Rambo e Spock.
"Vi lascio il posto ragazzi. Io vado in caserma."
"Uhm si, il capitano ti cerca."
Spock come sempre era di poche parole.
Quando arrivò in caserma andò direttamente agli spogliatoi e si cambiò velocemente.
Poi andò ai monitor a dare il cambio a Crypto.
"Il capitano è qui?"
"No. Era qui fino a dieci minuti fa. Tornerà domani. K2 è in autorimessa se hai bisogno."
Heavenly annuì.
Voleva parlare con lei ma non si fermava più di tanto in caserma.
Scacciò il pensiero di Logan e si concentrò sui monitor, sarebbe stata una lunga nottata.

"Logan mi dici che ti prende? Sei strano da un po' di tempo. Fino ad ora ti ho lasciato stare ma adesso inizio a preoccuparmi. Si tratta della ragazza che lavora con te? Avete litigato?"
Logan lasciò la forchetta e spinse via il piatto.
"Non ho voglia di parlare di lei!"
Sua madre scosse la testa e si alzò per sparecchiare.
Lui si alzò per aiutarla e portò via i piatti.
"Ieri la signora Palmer mi ha detto che suo figlio l'ha invitata a passare un po' di tempo alle Barbados. Mi ha chiesto se volessi andare. Ma non so. Da quando tuo padre non c'è più non sono mai andata da nessuna parte. Poi comunque dovrei lasciarti da solo, chi ti preparerà il pranzo o la cena? Così mi sono detta-"
"Papà è morto per lei!"
Non aveva ascoltato una singola parola di quello che sua madre stava dicendo.
Ma l'aveva interrotta perché aveva bisogno di dirglielo.
Di dirle che il suo paramedico era la causa per cui loro due avevano perso tanto.
Sua madre mise i bicchieri nel lavello e lo prese per mano portandolo in salotto.
"Logan te lo ripeto da anni. Non ci sono colpevoli ma solo vittime."
Logan scosse la testa.
"Se non fosse stato per lei papà sarebbe ancora vivo."
Marion allacciò le mani in grembo e sospirò.
"Logan, perché hai scelto di fare il pompiere?"
"Per seguire le orme di papà."
"Solo per quello?"
Logan ci pensò su.
In realtà non era solo per quello, da piccolo aveva sempre visto suo padre come un eroe che salvava le persone.
Vedeva orgoglio negli occhi di sua madre quando lo guardava e aveva deciso che anche lui sarebbe diventato pompiere.
Per salvare le persone e per ricevere sguardi pieni di orgoglio dalla persona che sarebbe stata al suo fianco.
"Mamma dove vuoi arrivare?"
"Logan tuo padre era sempre l'ultimo ad uscire dai luoghi degli incendi. Perché diceva sempre che bisognava dare sempre un secondo sguardo. Se non fosse stata quella bambina, sarebbe stato uno dei suoi uomini o qualcun altro. Ora te la senti di raccontarmi tutto?"
Logan sospirò frustrato.
Sua madre sapeva sempre come farlo arrivare al punto.
"Mi piace, te l'ho già detto. Ma non avevo capito che fosse proprio lei quella bambina. Quando l'ho capito le ho detto che mio padre è morto per colpa sua. Da allora non riesco a guardarla negli occhi e non ci rivolgiamo la parola nonostante...bhe ecco noi...."
Marion portò una mano a coprire la bocca per lo stupore.
Quasi non riconosceva suo figlio, non si era mai comportato in modo così deplorevole.
"Logan!"
Logan si alzò e si passò una mano nei capelli.
"Cosa mamma? Ho sbagliato va bene? Non...non lo so. Avrei dovuto controllare il suo curriculum prima. Non avrei accettato neanche la sua candidatura! Vorrei tanto che si potesse tornare indietro nel tempo e costringere mio padre a uscire da quel palazzo!"
Lo schiaffo che lo colpì in viso non lo vide neanche arrivare.
"Smettila! Dovresti vergognarti di quello che stai dicendo. Tu hai perso tuo padre, va bene. Ma avevi quindici anni Logan e avevi sempre me. Lei ha perso tutto. Possibile che tu sia diventato così egoista e stupido? Tu non hai visto gli occhi di quella bambina. Erano vuoti, spenti e a sette anni appena, nessuno dovrebbe passare quello che ha passato lei."
Lo lasciò in piedi al centro del salotto per tornare dopo qualche minuto con una scatola.
"Ero al capezzale di tuo padre quando una ragazzina entrò nella stanza. Aveva i capelli neri legati a coda e due occhi bellissimi. Portava con sé un pupazzo, vecchio e malandato, a dir poco brutto. Si avvicinò a me e mi chiese se poteva salutare Stan, l'eroe che l'aveva salvata. Io le dissi che tuo padre in quel momento non poteva ascoltarla perché dormiva. Si avvicinò al letto e strinse la mano di tuo padre poi prese questo e lo mise accanto a lui sul materasso pregandolo di portarlo con sé ovunque andasse. Lei non ne aveva più bisogno. Dimmi Logan quale bambino si libera del suo gioco preferito per regalarlo a qualcuno? Mi disse che le dispiaceva tanto e mi accarezzò il viso. Tuo padre morì dopo qualche giorno."
Logan era immobile al centro della stanza a guardare l'orso malandato che era tra le mani di sua madre. Era bruciacchiato su un orecchio, gli mancava un occhio e presentava parecchie cuciture.
Per Heavenly quell'orso doveva aver rappresentato molto durante i suoi primi sette anni di vita.
Uscì stizzito da casa di sua madre.
Cosa poteva dirle?
Che era stato uno stronzo?
Che gli occhi di Heavenly erano ancora tristi?
Che quando l'aveva accusata della morte di suo padre l'aveva vista piegarsi ancora di più?
Lui non ci riusciva.
Per lui era impossibile non ricordare o passarci sopra.

Tienimi nel tuo cieloHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin