Capitolo 11 Regali d'Amore

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«Oh, ciao, Bruce, ero entrata dal retro e non ti avevo visto, prima» Rafflesia si era trovata a fianco di Banner, uscendo dalla stanza adibita a camerino per le donne, all'interno dell'emporio Maximoff.

Natasha, a pochi giorni dall'evento del ballo, aveva insistito che andasse almeno a provare un abito a suo dire disegnato per lei, adocchiato al momento dell'acquisto del proprio e su cui aveva mantenuto il massimo riserbo.

La bruna non aveva la possibilità di comprarlo, tant'è che lei e la sorella Erika avevano deciso di partecipare alla festa con vestiti già indossati in precedenza. Quando Romanoff aveva minacciato di interrogare Wanda per sapere se l'amica si fosse effettivamente recata al negozio, quest'ultima aveva acconsentito, suo malgrado.

Solitamente i vestiti erano realizzati a mano, perché poche famiglie potevano permettersi di acquistare capi d'abbigliamento direttamente in bottega.

L'abito decantato da Natasha era stato disegnato e prodotto da una famosa e decantata ditta del New England, specializzata in cerimonie ed eventi. Quando lo aveva infilato, Rafflesia aveva dovuto concordare sul giudizio di Vedova Nera. La linea e i colori erano di suo gusto, la gonna violetta a richiamo della stoffa della parte superiore del corpetto era ricoperta da rose bianche di seta tanto ben realizzate da sembrare vere; lo stesso materiale era stato utilizzato per il bustino mentre un fiocco lilla era attaccato all'altezza delle fossette di Venere.

Il ciondolo a goccia in ametista, che cadeva in un punto strategico della scollatura, e il nastro di Clint a fermare i capelli sciolti, sulla nuca, rappresentavano il completamento perfetto della sua mise. Stonava soltanto il piccolo bendaggio sulla fronte, a copertura dei punti di sutura che Stephen Strange avrebbe tolto nei giorni successivi.

«Che incanto sei, Rafflesia» Pietro, il fratello gemello di Wanda, un giovanotto dai capelli biondo chiaro e dagli occhi carichi d'azzurro, dinamico e con la lingua sciolta, si complimentò. E non era un ossequio per invitarla all'acquisto, poiché conosceva i suoi problemi finanziari, comuni agli abitanti del villaggio.

Si occupava, in parallelo, dei clienti maschi, in fila fuori dalla bottega per lo stesso motivo dell'ex prete: trovare un vestito per il ballo, degno di questo nome. Aveva incoraggiato Bruce su un completo tre pezzi col panciotto, in fresco lana grigio scuro, spiegandogli che il vicesceriffo Stark era passato, in tempi non sospetti, facendoglielo riporre proprio per lui.

I pistoleri avevano discusso in molteplici occasioni sull'opportunità che Banner partecipasse al ballo, a cui voleva soprassedere a seguito del rifiuto della signorina Tyler. Quando l'avevano convinto ad andare, la diatriba era passata alla necessità di comprare un vestito nuovo. Un obbligo, lo aveva definito Tony, scarpe di capretto scure e bombetta di taglio elegante comprese.

Così anche l'ex sacerdote si era messo in coda con gli altri avventori, per far contento Stark, non immaginando di incontrare proprio Rafflesia, con cui i rapporti erano comunque continuati sempre all'insegna dell'amicizia e della cordialità, senza alcun imbarazzo.

Si erano accostati, gomito a gomito, davanti al grande specchio del negozio a figura intera.

«Ha ragione Pietro, sei meravigliosa» Bruce si commosse; non era solamente meravigliosa, risplendeva di una luce particolare che illuminava a giorno l'interno della bottega, più di qualsiasi lampada a olio, di un chiarore connesso alla corporeità e allo sfavillio dell'anima.

«Nemmeno tu sei male, un figurino. Ho sentito che vi sia un certo fermento per il ballo anche fra voi maschietti» fermento era un eufemismo. Alla sua magione gli ospiti si erano scatenati, coinvolgendo pure Maria e Phil per suggerimenti e chiacchiere su inviti e abbigliamento, in una divertente distrazione dal recente lutto che li aveva colpiti.

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