Capitolo 14 Stella cadente

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«E' stata la serata più bella della mia vita» in groppa a Quicksilver, dietro a Clint, l'abito viola tirato in alto sopra la sottana, Rafflesia lo vezzeggiò. La testa era posata sulla sua spalla, il corpo seguiva l'andamento del trotto, particolarmente lento.

Lei e lo sceriffo erano stati gli ultimi a lasciare la sala della festa, insieme alla famiglia Maximoff. Avevano salutato tutti i partecipanti e chiuso le porte della struttura, dove un gruppo di volontari si sarebbe recato più avanti nel corso della giornata per mettere a posto e pulire.

Poiché avevano ancora delle ore a disposizione prima che albeggiasse e il sonno era passato, si erano dilettati in una lunga camminata.

Trovato un tronco di una sequoia, gigantesco e tipico albero della California, Clint, con un piccolo coltello a serramanico dall'impugnatura in osso, vi aveva intagliato le loro iniziali, all'interno di un cuore trafitto da una freccia. La corteccia era stata deposito di una promessa d'amore ancora non scambiata ufficialmente e solennemente, e testimone di innumerevoli baci appassionati.
Quando lui terminava, lei ricominciava imperterrita a cibarsi delle sue labbra, consumate fino alla sfinimento e al momento di tornare a casa.

«E' tutto bello da quando siamo assieme, anche per me, lo sai. Si sono presentati tanti pretendenti alla porta della casa di mio padre ma sono dovuta andare a cercare personalmente l'unico di cui mi sia innamorata. Sembra più moderno di Wanda che va al ballo con Steve e Bucky assieme, non trovi?» lo imboccò.

«No, ti sbagli: io ti ho seguito come un cagnolino perché mi avevi conquistato fin dall'inizio, nonostante mi fossi mostrato burbero e riluttante, signorina» il pistolero si voltò per darle un bacio, come avrebbe fatto per l'intero tragitto fino al suo ranch.

«Sei stato molto antipatico, sulle prime sì, e poi buffo quando tentavi di prendere al lazo la povera White Star» lo sfottè ancora, aggiungendo «Era tanto triste poverina, senza Quicksilver; in questi giorni la sto coccolando, con qualche leccornia in più, carote o insalata, e pare gradire, continuerò per tutta la gravidanza, non può che farle bene».

«Rimedieremo con una visita mattutina. Sto pensando di venire a stare da te; mi avevi accennato che la stanza attigua alla tua fosse libera, i nostri due mustang trascorrerebbero tanto tempo assieme» le propose con una risatina trattenuta.

«Solo questo?».

«No, sarebbe la scusa formale perché passi più tempo possibile con te, amore» affermò, in previsione della vita di coppia su cui avevano fantasticato mentre danzavano.

«Non hai bisogno di scuse, il posto c'è e mi farebbe tanto piacere» si strinse a lui ancora di più, sull'ingresso del vialetto che conduceva a casa sua. Albeggiava, e la palla di fuoco che si alzava alle spalle della magione rappresentava un suggestivo paesaggio, romantico come le sfumature fra il rosso, arancio e il rosa che si erano mischiate in uno spettacolo indimenticabile.

Mizar e Altair corsero loro incontro, festosi, scortandoli nella fine del tragitto.

Rafflesia osservò un piccolo gruppo sotto il porticato. Phil Coulson, seduto, con un panno insanguinato sulla nuca, sua moglie Maria accanto, in camicia da notte e vestaglia. E sua sorella Erika con Loki, ancora con gli abiti della festa.

Bruce, che metteva i finimenti al cavallo montato abitualmente, si precipitò all'esterno, non appena scorse la coppia dalla porta aperta della stalla. Aveva indosso il vestito elegante di suo padre, notò la donna: nessuno era andato a dormire o si era spogliato dopo il ballo, apparve evidente, tranne la famiglia Coulson che non vi aveva partecipato.

«E' successo qualcosa...» la mora lo intuì, dal viso stravolto dell'ex prete. Scese per prima da Quicksilver, seguita da Barton.

«Rafflesia» Erika le si fece incontro, cercando di usare la stessa delicatezza che Laufeyson aveva utilizzato con lei proprio in occasione dell'incidente occorsole «White Star è sparita. Quando io, Loki e Bruce siamo tornati dal ballo abbiamo trovato Phil a terra; era stato colpito alla testa, presumiamo col calcio di una pistola, e...».

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