PARTE 1 - PROLOGO

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Ines era furente. Il passo risoluto, pugni stretti e gli occhi ridotti a due piccole fessure! Un solo pensiero: "mio marito è un coglione!"
Niente di nuovo certo! Ma come si fa, nel duemilaventuno, a iscriversi nell'unica palestra in tutta la città che non è riportata su nessun caspita di navigatore?

Doveva essere per forza quella, anche se era un po' strana. Si era dimenticata anche gli occhiali in macchina e senza, si trasformava in ciò che avvicina di più l'essere umano a una talpa. Quella sera, lo sapeva lei dove gliela avrebbe infilata quella maledetta bottiglia di Aperol! Mai una volta che rispondesse al cellulare quel fedifrago!

Era saltata la corrente e non trovava la chiave per aprire il casotto dell'enel all'esterno. Come minimo l'aveva lui, assieme a tutte le altre centosessanta chiavi che si portava dietro.

Era un po' atipica la stanza degli allenamenti. Alzò lo sguardo e su una balconata rialzata vide tre tizi. Saranno gli istruttori, pensò. Quello al centro le ricordava qualcuno...

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«Che ci fa qui tua moglie?»
Lo sguardo terrorizzato dello stratega bertelli13 lasciava pochi dubbi su quanto la cosa fosse inaspettata. Si spostò in una zona più adombrata dietro agli altri due.

«Deve aver sbagliato indirizzo, zio orco! Se scopre che sono qui...»

«Ma non glielo hai detto?» Gli sguardi divertiti degli altri strateghi lo mettevano un po' a disagio.

«Sapete com'è fatta Ines...»
«No, non la conosciamo.»
«Giusto! Buon per voi! Mi passate lo spritz per favore?»

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Che strani attrezzi che hanno in questa palestra... ma poi cosa ci spiega un mattarello accanto ai coltelli. E soprattutto, che ci fanno qui? Poi le si illuminarono gli occhi: un arco.

Con un passato da professionista, ancora si dilettava nel tiro e, con un certo orgoglio, era consapevole che non aveva certo perso la mira.
Volse lo sguardo verso il brusio di voci proveniente dall'alto. Cosa stavano confabulando quei tre... il luccichio di un calice attirò la sua attenzione.

«Uhm...»

Strinse ancor di più gli occhi a fessure, fino a che un sorriso malefico si materializzò sul suo volto. Si legò i ribelli capelli castani in una coda, mentre una scintilla diabolica si accese nelle verdi iridi.

«Invece di essere a lavoro, quel coglione viene qui a rimirare i culi delle altre, quindi! Molto bene...»

Con movimenti leggeri e sinuosi, piroettò su sé stessa come una ballerina classica, tese la corda dell'arco e scoccò la freccia fendendo lo spazio circostante, implacabile e letale.

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Uno spostamento d'aria, rapido quanto inquietante, solleticò il suo orecchio.
Il calice gli cadde di mano. Lo osservò andare in mille frantumi, spargendosi sul pavimento.
"Meno male che era vuoto", pensò.

Spostò lo sguardo verso la moglie.
«Ma mi volevi colpire?»
«Ho mirato l'esatto punto del muro dove la freccia si è conficcata!»
Lo fronteggiava dal basso con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo inferocito.

«Qualificata al prossimo turno!» Esclamarono entusiasti gli altri due strateghi. Lei li ignorò, non spostò mai gli occhi da quelli del marito.
«Ci vediamo a casa...» uscì dalla stanza imboccando l'uscita da quel luogo di dubbia utilità.

A casa avrebbe sfoderato la lampada a fusione nucleare per fargli il terzo grado e gli avrebbe estorto la verità sulla sua presenza lì dentro.

«Coff!» Un colpo di tosse, tipico del terrore che inizia ad affacciarsi dalle viscere dello stomaco fino ad abbuiare ogni filo di speranza nel futuro. Una goccia fredda di sudore, si staccò dalla tempia dello stratega bertelli13.

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Nei pressi della macchina, il fastidioso gracchiare degli altoparlanti all'interno della pseudo-palestra attirò la sua attenzione.
"Hanno inizio i 74 giochi degli Hunger Games"

"Aha! Ottimo!"
Tornò sui suoi passi furente, un ghigno di vendetta sulle labbra.
"Quindi non è una palestra..." pensò "ci viene a fare i bunga bunga qui dentro, quel coglione! È come minimo non combina nulla perché è sempre briao, quindi non lo posso nemmeno accusare di tradimento!"

"Dov'è che si tiene il festino?" Chiese a un tizio appena uscito da lì e  che sembrava essere un buttafuori.

"Prenda l'ascensore, tributo!"
"L'ascensore? Ma prima sono passata da lì..." indicò la porta che aveva varcato pochi minuti prima.
"Adesso è chiuso! Prenda l'ascensore!"
Osservò lo scimmione confusa, ma era talmente incazzata che preferì non chiedere chiarimenti.
"Tributo? Ma qui hanno dei seri problemi" borbottò a bassa voce mentre l'ascensore la portava alla destinazione.

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Quando le porte si aprirono, un'espressione di incredulità si disegnò sul suo volto. Sgranò gli occhi dalla sorpresa poi, quando realizzò la situazione, lo sguardo divenne animalesco, mentre le mani si posarono sui fianchi.
"Altro che festini! Questo ci viene a fare i rave party qui!"

INES AGLI HUNGER GAMES Where stories live. Discover now