𝕚𝕝 𝕧𝕦𝕠𝕥𝕠

908 43 29
                                    

Childe pov:

Vuoto. Semplice vuoto. E non sto parlando del vuoto che può essere visto come il tutto. Io parlo del nulla. Assolutamente niente. Immaginatevi un campo, vasto e in pianura, voi potreste scommettere che è perfetto per poter essere coltivato vero? Bè no non è così. Questo campo è arido, freddo e incoltivabile. Non un anima viva lo può raggiungere. È assolutamente, in ogni modo incoltivabile. A meno che non usi i pesticidi. Quelli fanno sembrare il campo più bello e carino, ma è solo una finta.

Ecco. Io sono Ajax, ho 16 anni e frequento la 3° superiore, e mi sono appena descritto.

Una persona con un minimo di intuito ha capito che io sono vuoto, apatico. Ma sul serio io ci provo. È solo che non è così facile. E la cosa peggiore è che io le emozioni le provavo. Potevo ridere, piangere lacrime vere, festeggiare una vittoria, arrabbiarmi e perfino provare terrore.
È solo che non sono fatto per provarle tutte. E quel giorno le ho soltanto rinnegate. Il giorno dell' 𝗶𝗻𝗰𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲.
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L'aria ispida della foresta mi riempiva i polmoni. Correvo. Correvo per sopravvivere. Ormai mi ero abituato a questa sensazione, il sangue che ti scorre sulle mani, i brividi, il dolore, il freddo. Ma io dovevo vivere. La mia famiglia e i miei fratelli mi aspettavano. Magari mamma e papà erano un po' cattivi ma non li odiavo. Potevo sopportare.

Una luce. Un vento proveniente dall' alto mi travolse. Gli alberi si muovevano come mandrie di bufali imbestialiti. E poi buio.

Mi risvegliai in un ospedale, in un letto bianco e tantomeno la stanza pure. Sentivo delle voci familiari. E mi risvegliai. Ma ero troppo debole per aprire gli occhi così continuai a sentire.

"Quella disgrazia è riuscita a sopravvivere, te l'avevo detto che era meglio farlo fuori subito"

"Tesoro mio non è colpa mia se lo sgorbio è più resistente di quanto pensavamo, ma comunque, dobbiamo fare entrare i bambini oppure si insospettiranno"

"Mamma Ajax sta bene?"



"Tesoro mio... non ce l'ha fatta"
















Quelle parole sembravano una spada, curata, bella, ma letale. Che con un colpo ben assestato avevano lacerato la mia anima.

Un filo, che era stato teso a lungo, si era spezzato.

Ed è così che a 10 anni i miei genitori si erano accordati di fingere la mia morte dopo aver tentato di uccidermi mandandomi in una foresta.

Successivamente si trasferirono e io fui affidato ai servizi sociali che mi affidarono ad una nuova famiglia.

Dopodiché non provai più nulla. Non riuscivo più a farlo. Lo psicologo diceva che ero un caso perso, e che non sarei più riuscito a riacquistare le emozioni che provavo.
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Mi ricordo poco di quello che era successo, e preferirei cambiare discorso.
Quindi parlerò del fatto che domani è il mio primo giorno in una scuola nuova...

𝚗𝚘𝚝𝚊 𝚜𝚌𝚛𝚒𝚝𝚝𝚛𝚒𝚌𝚎:

È STATO UN SUICIDIO MA CE L'HO FATTA! 515 parole.

Mi congratulo con me stessa. Apparte questo, se ci sono errori grammaticali o opinioni sulla storia scriveteli pure nei commenti.

Vado a farmi un panino al Philadelphia addio


𝑪𝒊𝒐' 𝒄𝒉𝒆 𝒍'𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒓𝒆𝒈𝒂𝒍𝒂Where stories live. Discover now