13. Sights

124 12 0
                                    

What you're feeling

It's what I'm feeling too

What you're made of

It's what I'm made of too

What are you afraid of?

I know that you are

[London Grammar]

***

A trenta mesi di distanza dalla tragica dipartita della moglie (per la quale Taylor si dannava giorno e notte), Michael arrangiò una zattera sgangherata con cui trarsi in salvo dalla disfatta alcolica in cui annegava, con tre pargoli a carico e una balia, Penelope, già troppo anziana per potersi prendere cura di loro in autonomia. Così, un radioso giorno della primavera del millenovecentosessantanove, in cui Flora aveva deciso di sfoggiare il meglio di sé, si avventurò in paese, scandendo ogni passo al ritmo di «Chi non muore si rivede», udendo l'eco roboante delle bottiglie di vetro che aveva distrutto contro l'uscio del retro, preda della disperazione. Al bar riallacciò i rapporti che l'abito nero della vedovanza aveva bruscamente troncato, in un ripiegamento sul dolore più crudo. Fu un virtù di essi, e per mercede di un certo Tonino, un amico di vecchia data, se trovò moglie per la seconda volta.

Convolò a nozze sabato cinque luglio millenovecentosessantanove, precedendo di quindici giorni la celeberrima missione Apollo 11.

***

Era il giorno cui pensava anche Lauren, intensamente, nonostante davanti ai suoi occhi il tramonto sanguinasse, copioso, trasudando sfumature di pesca e cinabro nel tentativo di catturare realmente la sua attenzione. Certo, il tetto del fienile non era affatto il luogo più indicato per abbandonarsi a un pianto disperato, ma le lacrime stavano già bussando con prepotenza alle soglie dei suoi ricordi infantili.

Alcuni fotogrammi offuscati con Taylor protagonista, in veste di damigella d'onore, ritornarono alla sua memoria. Talvolta, più che la perdita della madre, reputava la burrascosa intrusione di Ottilia la vera ferita insanabile. Ma come poteva mettere alla gogna suo padre, che l'aveva presa in moglie perché fosse una buona madre quando invece altro non era che una perfida arpia?

- Non mi stai ascoltando, vero? - eruppe Camila, riscotendola.

Ella sedeva accanto, con le braccia serrate attorno alle ginocchia. Non avrebbe proprio saputo dire di cosa stesse discorrendo, con quella passione fiammeggiante negli occhi.

- Come? -.

- Vero -. Un sospiro deluso. - Non hai seguito nemmeno mezza parola? -.

Lauren si allarmò. Perché mai era inciampata nel pensiero di quella megera che si ritrovava per matrigna, quando a un ossequioso metro di distanza godeva della presenza in carne e ossa del proprio, diletto amore? Svegliati, si rimproverò. Ma era evidente che se non riusciva a dedicarsi a Camila come avrebbe voluto, era perché il loro rapporto lentamente assumeva la piega sbagliata, quella dell'amicizia, ed ella doveva presto meditare una buona idea per invertire la tendenza.

- Mi scuso, è che... non importa - ritrattò, aprendosi prima in un'espressione sofferente (che a dir la verità fu quasi impercettibile) e poi in un sorriso cordiale. Si approssimò di una spanna circa. - Dicevi? - proseguì, sprizzando sincerità e tribolazione da ogni poro.

La minore parve empatizzare l'aura cupa che scaturiva da lei, dai suoi occhi velati da un insolito lucore. Questi occhi così accoglienti ed espressivi.

- Leggi? - domandò, sollevandosi dall'imbarazzo di un pensiero terribilmente ambiguo.

- Non ho nemmeno finito la scuola - ammise mestamente Lauren, grattandosi la nuca. Clara non ne sarebbe stata per nulla contenta; non di lei e Christopher, perlomeno. Ah, se fosse stata ancora in vita!

FieldsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora