31. The archer

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Combat, I'm ready for combat

I say I don't want that, but what if I do?

'cause cruelty wins in the movies

I've got a hundred thrown-out speeches I almost said to you

[...] I've been the archer, I've been the prey

Who could ever leave me, darling,

But who could stay?

[Taylor Swift]

***

Con lo sguardo più impenetrabile e grave che le avesse mai rivolto, Alejandro sedette di fronte a Camila in silenzio. L'aveva convocata d'urgenza in sede privata per discutere di una questione familiare che ancora taceva del tutto. Inutile sottolineare quanto ella fosse tesa a riguardo, specie dopo la nottata quasi insonne trascorsa, l'ultima di una lunga serie, che la presentava in uno stato impietoso, condito di occhi rossi e poco ricettivi, un viso stropicciato, una chioma più scarmigliata che mai.

Pur senza accettarlo (e anzi, promettendo a se stessa che avrebbe perseverato nella lotta, una volta riconquistate le forze), gradualmente realizzava la conversazione avuta con Lauren, all'inizio del mese, e la separazione definitiva che ne era seguita; da allora, non un gesto, non una parola. La sofferenza angosciosa in cui si arrotolava, in luogo del sonno più profondo, era pari a un letto di spilli acuminati. Per quanto non fosse una tortura tollerabile, era preferibile a quella che le stava infliggendo inconsapevolmente Alejandro, prolungando la sua attesa.

- Papà, ditemi – incalzò, alquanto spazientita.

In verità pareva avere l'argento vivo addosso; la gamba destra oscillava su e giù compulsivamente, facendo perno sull'avampiede, le mani si torcevano l'un l'altra, coprendosi di un sudore nervoso; lo sguardo poi, rimbalzava dal pavimento al padre, dal padre alla scrivania, dalla scrivania alla finestra, in un moto frenetico che viveva di un perpetuo senso di disagio.

Alejandro sospirò gravemente e prese a giocare con l'anello d'oro massiccio che adornava il mignolo destro, roteandolo attorno alla falange più sottile. L'unico motivo per cui tentennava era da ricondursi alla promessa che stava per infrangere.

- Mija, ascolta: come penso tu ti sia più volte resa conto, questa faida è spossante e impedisce sia a noi che a loro di progredire economicamente. Da questo punto di vista, Don Jauregui si è mostrato molto disponibile a riparare alle sofferenze passate. Mi capisci, sì? -.

Camila si corrucciò. Un presentimento sinistro soffiò un buffo d'aria gelida sulla sua nuca, facendole rizzare la peluria della cervice. Ignorandolo, fece spallucce.

- Che vuol dire? – interrogò, incerta su cosa avesse a che spartire con la questione.

- Tu e Christopher Jauregui vi sposerete il primo marzo dell'anno che viene -.

Alejandro lasciò andare quelle parole come fossero zavorre da una tonnellata ciascuna. Difatti si alzò in scioltezza, come ringiovanito di dieci anni. Circumnavigò la scrivania, e strinse fugacemente la spalla sinistra della figlia, che ora pareva una statua di sale. Uscendo, non si accorse della lacrima che scappò alla presa delle sue palpebre.

Ella attese che la porta si chiudesse perfettamente, prima di ravvolgere le mani nei capelli e lanciare un urlo di dolore, stavolta senza trattenerlo e senza preoccuparsi di come l'aria violenta le graffiò la gola, erompendo.

Persino Ecuba, che stendeva il bucato all'aria aperta, la udì oltre le spesse pareti di cemento con cui era costruita l'abitazione. S'arrestò, riconoscendo il tono di voce, e strinse in un pugno il fazzoletto a pois che stava per appendere ad asciugare. Si portò una mano alla bocca, affondando i denti nella carne di un dolore comune.

FieldsWhere stories live. Discover now