Capitolo 22

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Jafar si alzò dal comodo letto sul quale aveva dormito e si stiracchiò sbadigliando anche sonoramente. Una volta finito però si girò in direzione del letto per accertarsi di non aver svegliato il ragazzo moro che ci era ancora sdraiato dentro.

Accertatosi di non aver svegliato il ragazzo prese le sue cose ed uscì da quella casa, ormai ci aveva passato troppo tempo ed era anche ora di trovarsi un altro posto dove stare.

Quando Alì, ormai un anno prima, gli aveva detto di andarsene perché era pericoloso restare a Shamshara Jafar aveva seguito il consiglio del fratello e non se ne era andato solo dalla regione di Shamshara ma proprio dal regno di Dakar andando a finire in quello vicino del quale nemmeno si ricordava il nome. Aveva vagato per un po' da solo, fino a quando non gli erano finiti i soldi che si era potato dietro, era stato allora che aveva iniziato a fare avances a vari ragazzi per portarseli a letto e per poter scroccare da loro il vivere. Ogni ragazzo gli durava dalla settimana ad un mese massimo visto che alla fine gli si affezionavano sempre e volevano qualcosa di più di semplice e apatico sesso. Ma Jafar non aveva mai concesso loro di più visto che il suo cuore purtroppo per lui apparteneva a Raphael e niente e nessuno avrebbe cambiato ciò. Si era ritrovato anche a doversi scegliere ragazzi dai capelli scuri e abbastanza lunghi per immaginare che fossero Raphael altrimenti non sarebbe riuscito a fare niente.

Ora era arrivato il momento anche di lasciare da solo quel ragazzo che nel giro di una settimana era diventato una cozza e aveva anche iniziato a dire in giro che Jafar sarebbe diventato ufficialmente il suo ragazzo. Il rosso chiedeva sempre ai ragazzi con i quali usciva di non fare troppo cerimonie ma quest'ultimo non lo aveva ascoltato facendolo spazientire anche molto.

Jafar non sapeva dove andare, dove muoversi per continuare la sua fuga. In realtà era anche stanco di continuare a girare a vuoto. Voleva, dal profondo del suo cuore, tornare a casa e smetterla di scappare. Era un anno che andava avanti tutta quella storia e davvero non ne poteva più.

Si era deciso, sarebbe tornato a Shamshara per un po'. Giusto il tempo di vedere com'era cambiata la situazione in quell'anno che non c'era stato e capire quanto si fosse distrutta la sua famiglia perché era davvero certo che qualcun altro ci aveva rimesso le penne.

E soprattutto voleva sapere come stava Alì, anzi sarebbe passato prima da lui al tempio dei sacerdoti del sole per controllare bene com'era la situazione e poi nel caso sarebbe andato a palazzo. La sua testa però gli diceva anche di fare altro, di allungare la strada fino a Kultepe e vedere di persona come stava Raphael ma sapeva che poteva non essere per niente una buona idea.

In quel momento la prima e unica cosa che doveva fare era raggiungere Shamashara. E lo fece. Gli ci vollero cinque giorni di cammino per tornare a quella che per anni aveva definito casa. Respirare l'aria si Shamshara lo lasciò per un attimo intontito ma allo stesso tempo un sorriso andò a formarsi sulle labbra di Jafar. Forse solo la neve di Kultepe poteva farlo sorridere allo stesso modo, sotto sotto era davvero felice di essere tornato li.

Con il cappuccio del mantello rigorosamente in testa, visto che non voleva farsi riconoscere dai passanti, si diresse velocemente verso il tempio del sole. Solo una volta dentro si abbassò il cappuccio e si guardò intorno sperando di individuare immediatamente il fratello fra tutti quei sacerdoti che camminavano a passo svelto per la grande cella con il disco solare al centro.

-signorino Jafar- a sentirsi chiamare Jafar si girò verso uno dei sacerdoti che lo aveva riconosciuto nonostante fosse passato tanto tempo e che lo stava raggiungendo.

-salve, sapete dirmi dove posso trovare Alì? Sono sicuro che abbia finito i suoi studi e...-

-il signorino Alì non è più qui e non ha nemmeno completato gli studi, non lo sapevate?- chiese il sacerdote e vedendo la faccia sconvolta di Jafar, che stava già temendo il peggio, continuò -il signorino Alì è stato richiamato a corte dopo che come discendente al trono è rimasto solo Guel. Il problema è che il signor Guel in questo momento ha una salute cagionevole e potrebbe lasciarci in qualunque momento-

Jafar rimase completamente immobile iniziando a collegare tutti i pezzi: i suoi fratelli si erano ammazzati tra di loro come se non ci fosse un domani in quell'anno e l'unico rimasto era Guel, Guel che a quanto pareva era malato e quindi erano stati costretti a richiamare Alì a corte. Erano rimasti solo loro.

-grazie- sussurrò Jafar in direzione del sacerdote prima di rimettersi il cappuccio in testa ed uscire dal tempio diretto a palazzo. Voleva parlare con Alì, voleva sapere tutti i dettagli da lui, a qualunque costo.

Solo quando fu arrivato nei pressi della piccola cinta muraria che circondava il castello di Shamshara il rosso si abbassò il cappuccio per far si che le guardie lo facessero entrare. Guardie che quando lo riconobbero lo guardarono completamente sconvolte, come se avessero visto un fantasma. Probabilmente dopo la sua fuga lo avevano dato per morto.

Dopo l'iniziale perplessità le guardie lo lasciarono passare e con calma Jafar entrò nel castello gustandosi l'odore di incenso che era sempre stato caratteristico del loro castello. Arrivato più o meno a metà corridoio si fermò assaporando a pieni polmoni l'incenso sapendo che probabilmente non avrebbe più sentito quell'odore visto che dentro di se aveva già deciso di andarsene nuovamente da Shamshara dopo aver parlato con Alì.

-Jafar?- fu proprio la voce del fratello a ridestarlo e a fargli riaprire gli occhi per osservare il fratello maggiore che lo stava guardando tra il sorpreso e il sollevato.

-ehi- gli disse con un mezzo sorriso prima di essere travolto dall'abbraccio del fratello.

Punizione al NordWhere stories live. Discover now